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DELLA MADRE - regia Mario Perrotta

"Della madre", regia Giorgio Gallione. Foto Luigi Burroni "Della madre", regia Giorgio Gallione. Foto Luigi Burroni

Uno spettacolo di Mario Perrotta
Consulenza alla drammaturgia: Massimo Recalcati
Interpreti: Mario Perrotta e Paola Roscioli e con Yasmin Karam
Scene: Mario Perrotta. Costumi: Sabrina Beretta
Video artist: Hermes Mangialardo. Effetti speciali: Laura Soprani, IMA Sfx Studios
Aiuto regia: Yasmin Karam. Realizzazione scene: Fabrizio Magara, Maria Isabel Anaya
Produzione: Teatro Stabile di Bolzano, La piccionaia Centro Produzione Teatrale
Prima nazionale 
Piccolo Teatro di Milano dal 7 al 12 gennaio 2020

www.Sipario.it, 12 gennaio 2020

Nello stesso spazio Melato del Piccolo Teatro di Milano, dove la scorsa stagione era andato in scena in modo incisivo In nome del Padre di e con Mario Perrotta con la consulenza alla drammaturgia di Massimo Recalcati, ha preso vita adesso Della madre, seconda tranche d’una trilogia sulla famiglia che si concluderà il prossimo anno con un blow-up sulla galassia Dei figli. Unici elementi della scena, dello stesso Perrotta, sono due enormi pancioni bianchi tenuti legati insieme da una sorta di sinapsi dello stesso tessuto, entro cui nuota a suo piacere in un’acqua simile ad un liquido amniotico una bimba di sei anni tenuta legata ancora al doppio cordone ombelicale della madre, raffigurata da Paola Roscioli, e della nonna di Mario Perrotta: marito e moglie nella vita, qui in rigorosi abiti bianchi settecenteschi dai regali colletti, posizionati sulla sommità di quelle strutture somiglianti a due grossi seni felliniani, a due monticelli beckettiani di Giorni felici, a due igloo artici o capanne della steppa e in ultimo a due piccole case. Della madre è uno spettacolo delicato che si snoda in modo intelligente in poco più di un’ora palpitando quasi fra le note chopiniane d’un pianoforte e le sole parole della canzone Non credere che cantava Mina. Uno spettacolo che ha come consulente alla drammaturgia Massimo Recalcati e che vive dei dialoghi delle due figure femminili, eternamente in competizione per accaparrarsi una virtuale palma d’oro, quella dell’amore verso la bimba. Non retrocedono d’un passo dal loro status di madri. Addirittura quella di Perrotta non vuole che la si chiami nonna, anche se la figlia le dice che è una mentecatta. La nonna è una madre e resta tale per sempre. Sua figlia invece è solo una madre svaporata che chatta su WhatsApp con le amiche del gruppo “Mamme per sempre”, indicate non per nome ma per anno di nascita, orientate a curare le malattie dei figli nei modi più disparati: con dosi massicce di tachipirina oppure calmarli con la curcuma o spalmare sui loro corpicini la polpa d’un avocado, per non dire dei vaccini che possono causare la meningite o l’autismo. Di tanto in tanto da uno di quei pancioni spunta fuori il braccio della bimba. La sua mano lambisce quella di sua madre, non quello della nonna che guarda quasi indispettita. Ancora la bimba non è matura per uscire fuori. Ed ecco allora che sarà la madre a tuffarsi in quel torbido liquido, fare capriole e giocare con lei nei modi più divertenti, magari pensando la bimba che in futuro sarà la nonna e non la madre ad esaudire i suoi desideri. Ben evidenti ai giorni nostri, con una disoccupazione giovanile inarrestabile, con i nonni diventati dei bancomat per i loro nipoti, in grado di elargire amore e affetto e pure far fronte ai loro bisogni economici. Ma c’è anche da dire, come osserva Recalcati, che “mentre nella madre patriarcale, la madre uccide la donna, nella madre ipermoderna e narcisistica è la donna che uccide la madre”. Evidentemente perché oltre che imbellettarsi e rendersi piacente cerca pure d’affermarsi in una società diventata una giungla maschilista. Certamente il problema è enorme e Perrotta ha cercato nello spazio d’uno spettacolo di esaltare i punti più rilevanti del rapporto madre-figlia. Un rapporto che per quanto possa essere difficile, competitivo, a volte dissonante, affonda certamente su sentimenti eterni per cui sarà difficile spostare il baricentro di un amore che li lega indissolubilmente per tutta la vita.

Gigi Giacobbe 

Ultima modifica il Martedì, 14 Gennaio 2020 16:05

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