di e con Matthias Martelli
con la consulenza storico-scientifica del professor Alessandro Barbero
regia Emiliano Bronzino
al violoncello Lucia Sacerdoni
scenografia Francesco Fassone
costumi Monica Di Pasqua
musiche originali Matteo Castellan
luci e fonica Loris Spanu
assistente alla regia Ornella Matranga
Un particolare ringraziamento al presidente dell'Accademia della Crusca, professor Claudio Marazzini
FONDAZIONE TEATRO RAGAZZI E GIOVANI ONLUS
TEATRO STABILE DI TORINO – TEATRO NAZIONALE
Torino, Casa del Teatro Ragazzi e Giovani dal 08 al 12 Aprile 2022
Affabulatore energico, tant’è che ha incarnato con efficacia Mistero Buffo dell’iconico Dario Fo, Matthias Martelli si è costruito uno spazio di riconoscibilità nel giovane teatro italiano nelle vesti di monologante acuto e spiritoso, spesso accompagnato da un musicante con cui interagire. Urbinate di stanza a Torino ma cittadino del mondo, Martelli ha dedicato due lavori ad altrettanti giganti dell’arte e della letteratura. Complici certi imprescindibili anniversari, l’autore e attore ha prima delineato la figura del suo conterraneo Raffaello Sanzio a cinquecento anni dalla scomparsa, per dedicarsi poi a Dante Alighieri a settecento anni dalla morte. Condensare la vita del padre della lingua italiana in poco più di un’ora è impresa ardua. E’ estremamente complesso raccontare mettendo a fuoco i tratti salienti di un’esistenza piuttosto breve (56 anni) ma pregna di esperienze imperiture. Eppure. Agile, versatile, empatico, coinvolgente e avvincente, informato e intelligibile, Martelli restituisce un ritratto pieno e sorprendente, originale e preciso, dove Dante è uomo del suo tempo (e che tempo!) e letterato. Non mancano i versi, della Vita Nova e della Divina Commedia, ma non sono prioritari o strumentali, non è un percorso nato intorno all’opera, è il ritratto, stupito e deferente, del poeta e pensatore. Della persona. L’idea ha avuto il supporto di due realtà produttive importanti permettendosi così una scenografia non ricca ma imponente e icastica, con un’impalcatura di assi di legno e tubi d’acciaio, pieghevole, su cui salire, che si può aprire o chiudere, rievocando un cortile o una strada. Al centro una grande campana, simbolo della città medievale, mentre l’impalcatura, nella sua precarietà e incompiutezza, restituisce il lavorio incessante dei carpentieri fiorentini, che costruivano i monumenti di domani, di oggi. Negli occhi del protagonista, nell’evocazione di quelle immagini, si sente la nascita di una civiltà, in nuce, il rinascimento che verrà e che parte dalle arti, delle lettere e della pittura. Dalla cultura. Dante era un rivoluzionario perché scrive in italiano e rifiuta il latino dell’accademia. Dante era coraggioso, artista e politico ardito, è costretto all’esilio ma ciononostante non tradisce le sue idee. Il coraggio è una virtù smarrita. Nella melassa dell’acquiescenza, dell’omologazione, nell’ipocrisia imperante suona forte e sorprendente il messaggio di un uomo che rivendica il proprio punto di vista, che non ha paura dei poteri forti tant’è che colloca all’Inferno un papa ancora vivo. L’avventura umana di Dante si stringe qui alla forza della sua opera. E questo monologo, egregiamente musicato dal vivo, rende la particolarità del genio, in tutta la sua straordinaria umanità.
Maura Sesia