regia di Fausto Cabra
affiancato da Marco Angelilli e Silvia Quarantini
drammaturgia di Marco Archetti, con la collaborazione di Silvia Quarantini
musiche originali di Mimosa Campironi
scenografie di Andrea Anselmini e Andrea Gentili con la collaborazione degli allievi di Scenografia della LABA Libera Accademia delle Belle Arti
interpreti: Valentina Bartolo, Mimosa Campirani, Monca Ceccardi, Alessandro Mor, Alberto Onofrietti, Antonio Palazzo, Franca Penone, Silvia Quarantini, Alessandro Quattro e Francesco Sferrazza Papa
performance teatrale itinerante prodotta dal CTB Centro Teatrale Bresciano
con il contributo della Regione Lombardia, progetto "Cult City",
con il contributo del Comune di Brescia, il patrocinio della Fondazione Cariplo e in collaborazione con LABA – Libera Accademia di Belle Arti di Brescia
visto l'11 luglio 2017, Brescia; repliche fino al 19 luglio 2017
Cinque itinerari, un viaggio a ritroso nel tempo, filo conduttore la storia di Brescia e la possibilità di riappropriarsi del respiro della città: sono questi gli estremi di Evolution City Show, una performance teatrale itinerante prodotta dal Ctb. L'appuntamento è in piazza della Loggia, cinque itinerari per cinque gruppi di viaggiatori. Ogni itinerario è contraddistinto da un colore, ogni itinerario è una storia, sono più vite vissute, è un viaggio. La regia è di Fausto Cabra, affiancato da Marco Angelilli e Silvia Quarantini, la drammaturgia dei testi è di Marco Archetti. In scena sono dieci attori, due per percorso, Valentina Bartolo, Mimosa Campirani, Monca Ceccardi, Alessandro Mor, Alberto Onofrietti, Antonio Palazzo, Franca Penone, Silvia Quarantini, Alessandro Quattro e Francesco Sferrazza Papa. Venticinque personaggi per dieci attori, suddivisi in cinque percorsi: Storia di donne: Il giardino verde che sognavo per voi; Storia di uomini: Il secondo diluvio; Storia d'arte: La vita è meravigliosa; Storia di illustri conosciuti: Electron Blu; Storie di illustri sconosciuti: Nuovo mondo senza paura. Ad ogni spettatore è consegnata un'audiocuffia. Il viaggio inizia da piazza della Loggia e parte in un futuro più o meno prossimo
Può capitare così di ritrovarsi nell'ottobre 2065 in una Brescia sconvolta da un terremoto. A condurre il viaggio è un operatore chiamato a ispezionare le zone colpite dal sisma in un mondo sconquassato in cui il mare ha coperto buona parte della pianura padana. L'uomo di sessant'anni dialoga col suo computer, si fa guidare e dialoga con la compagna. Un uomo e una donna nati nel 2000, alle prese con una gravidanza, lontani l'uno dall'altra. In questo itinerario nei luoghi della Brescia storica fra la Chiesa di San Cristo, il Capitolium e il sottotetto di palazzo della Loggia il tempo scorre a ritroso affidato ad una serie di personaggi della storia bresciana che permettono allo spettatore di risalire la china del tempo e i cui racconti e presenze emergono nelle tappe ai vari siti del percorso. E allora l'incontro con Redento Pedroni (interpretato da Francesco Sferrazza Papa) – sopravvissuto all'attentato di piazza della Loggia del 1974 – permette di risalire la china con il racconto intimo del padre fascista per necessità, oppure la storia di Alberto Dalla Volta porta gli spettatori ad Auschwitz, nel racconto fatto da Primo Levi del deportato bresciano. Storie di uomini e donne normali che hanno intrecciato la grande storia o la cui esistenza è semplicemente sopravvissuta all'oblio che concede il passere del tempo. Come la storia di Diamante de Liegi (Valentina Bartolo) , prostituta del '400, che vuole partecipare al Palio delle prostitute che si tiene per l'Assunta, inutilmente dissuasa dal farlo da un cliente innamorato. E' la Brescia sotto la minaccia dei barbari e dei primi secoli del Cristianesimo quella che emerge nei sermoni di Gaudenzio nell'ex chiesa di San Zanino, mentre nel sottotetto di palazzo della Loggia il corpo di Troe – che assomiglia al Cristo deposto del Mantegna – racconta delle origini mitiche della città e della sua compagna impegnata a perpetrarne il ricordo e alimentarne il mito con il figlio che attende da lui. Sono questi solo alcuni dei racconti che caratterizzano il viaggio nel cuore della città, fra chiese e palazzi spesso non accessibili, nel segno di un seducente risalire la china del tempo fino alle origini della città.
Evolution City Show è un bell'esempio di 'rigenerazione urbana', è un modo festoso e intelligente per far vivere spazi e luoghi, concedere tempo al piacere del racconto e della scoperta che ogni incontro porta con sé. Sotto gli occhi dei bresciani e degli avventori dei tanti ristoranti nelle vicinanze di piazza della Loggia gli spettatori itineranti e silenziosi di Evolution City Show sono guardati in maniera strana, sono osservati come estranei alla quotidianità eppure inseriti in essa, ma straniati da quel narrare in cuffia e dagli incontri in luoghi e spazi di inattesa bellezza che per il forestiero sono scoperte e per il bresciano – si pensa – possano essere riscoperte o recupero della memoria comunitaria. E dopotutto lo sconosciuto sessantenne del 2065 trova la morte improvvisa sotto le macerie della sua ex casa dell'infanzia in vicolo San Zanino... per il narratore un ritorno al passato e una chiusura dell'esistenza, mentre la sua donna gli comunica che è incinta, malgrado i sessant'anni d'età.
In questo gioco di incastri e richiami – come ad incrociarsi negli itinerari sono i diversi gruppi – si gioca il fascino di un'operazione che dimostra come il Centro Teatrale Bresciano – nel nuovo corso affidato al direttore Gian Mario Bandera – voglia intensificare se non riallacciare i rapporti con la città, puntando sui giovani interpreti e leggendo il linguaggio della scena come incredibile e inatteso detonatore di senso di comunità. Come non ricordare Barrio Carmen del 1998 o Traguardi... come ciclisti gregari in fuga dell'Estate in Città del 1999 che con tematiche diverse e altri attori – ma sempre giovani e bresciani – nascevano come esigenza di recuperare la memoria cittadina. Corsi e ricorsi, oppure bisogni ricorrenti di un fare teatro e politica teatrale che chiede di farsi strumento di identità non esclusiva, ma inclusiva. Ed infatti se all'occhio esterno Evolution City Show sa di invito a scoprire una Brescia spesso inaccessibile o poco nota, per chi vive la città ha il senso di un ritrovarsi a casa, assaporare la storia raccontata e vissuta della propria città. In tutto questo è bello e raffinato il lavoro drammaturgico, attenta e scrupolosa la regia, applauditi con calore i dieci attori di bianco vestiti, anime inquiete di una voglia di contatto che travalica spazio e tempo nel segno dell'intensità dell'istante che è insita in ogni relazione vera. Da partecipare e da vivere con infantile e curioso trasporto.
Nicola Arrigoni