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EVERYWOMAN - regia Milo Rau

"Everywoman", regia Milo Rau "Everywoman", regia Milo Rau

Regia, Milo Rau
Testo, Milo Rau, Ursina Lardi
con Ursina Lardi, Helga Bedau (video)
scenografia e costumi, Anton Lukas
Assistante costume, Ottavia Castelotti
Video, Moritz von Dungern
Suono, Jens Baudisch
Dramaturgia Carmen Hornbostel, Christian Tschirner
Ricerca, Carmen Hornbostel
Luci, Erich Schneider
Figuranti, Georg Arms, Irina Arms, Jochen Arms, Julia Bürki, Keziah Bürki, Samuel Bürki, Achim Heinecke, Lisa Heinecke (Video)
Produzione Schaubühne Berlin
Coproduzione Salzburger Festspiele
Co-realizato Théâtre de la Ville-Paris, Festival d’Automne a Parigi
Parigi, Théâtre de la Ville dal 20 al 28 octobre 2022

www.Sipario.it, 29 ottobre 2022

Una scena nera, con delle pozze d’acqua, due massi enormi e un pianoforte su cui si intravedono delle foto. In alto uno schermo.
Entra Ursina Lardi che subito interpella il pubblico, parla di questo momento presente quando ci si chiede che cosa succederà, di cosa si parlerà, quale sarà il tema dello spettacolo. Poi un aneddoto: un ricordo di infanzia, all’ippodromo, quando durante una corsa di cavalli assistite alla caduta e decesso di un cavallo, lo sguardo poco prima di andarsene che vede qualcosa oltre, mentre le mosche precedono e intuiscono quello che sta per accadere. La morte.

Nel 2020 in piena pandemia Ursina riceve una lettera: una donna di nome Helga Bedau le confessa di essere molto dispiaciuta della chiusura del teatro e di esserne particolarmente addolorata perché da assidua spettatrice avrebbe voluto poterlo frequentare ancora una volta prima di andarsene per sempre. Helda scrive di avere ormai pochi mesi di vita, il cancro che ha in sé la sta portando via, quelle pietre dentro al suo pancreas la stanno già sotterrando. Confida ad Ursina anche un sogno: quello di poter tornare in scena, perché prima di diventare istitutrice aveva avuto modo di interpretare la parte di Rosalinda in Romeo e Giulietta. Ricorda quel momento come uno dei più felici della sua vita, in cui paradossalmente ad ogni replica rischiava di essere mandata via perché durante la sua morte scenica non riusciva mai a smettere di ridere.
Ursina e Milo Rau incontrano Helda a Berlino qualche tempo dopo, e girano un video. Video con cui in scena Ursina parla con Helda in un dialogo “presente” straniante e commovente in cui le risposte della donna arrivano dal passato.
Helda è seduta ad un tavolo imbandito, apparecchiato da più personaggi che poi le siedono attorno, ma con il procedere dello spettacolo diventa l'incarnazione della morte solitaria, come Jedermann nell'opera di Hugo von Hofmannsthal, mentre tutti gli ospiti se ne vanno uno dopo l'altro. Per scongiurare questa insopportabile solitudine, Ursina Lardi assume il ruolo di mediatrice e permette, grazie al coinvolgimento del pubblico nell'atto teatrale, di rendere il passaggio dalla vita alla morte un momento dolce e accettabile, perché ridiviene collettivo, come lo era nei secoli passati. La condivisione e la celebrazione della morte, il poterne parlare con razionalità per instaurare una riflessione sincera e toccante, senza drammatizzazioni. La morte come passaggio, quella dissolvenza della donna la cui immagine lentamente si allontana lasciando lo schermo nero dietro una pioggia “accesa” per l’occasione. La transizione in un’altra dimensione avviene sulle note di Bach suonate da Ursina e, certo, lascia un vuoto che però diventa colmabile dall’unione. Come quel “vuoto” che Ursina ci fa notare, quel momento di sospensione poco prima della fine, quando ci si chiede se succederà ancora qualcosa oppure no, quell’istante poco prima di applaudire che unisce tutto il pubblico e lo fa vibrare in un silenzio pieno di emozione prima di diventare suono e conclusione. La fine come inizio di qualcosa d’altro.

D.G.

Ultima modifica il Sabato, 29 Ottobre 2022 23:04

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