da furore a cenere
da Carlo Emilio Gadda
drammaturgia: Luca Scarlini e Massimo Verdastro
con Massimo Verdastro
musica: Francesca Della Monica
Regia: Roberto Bacci e Massimo Verdastro
Roma, Nuovo Teatro Colosseo, dal 15 al 23 settembre 2007
Il Teatro Colosseo diventa Nuovo Teatro Colosseo, e si trasferisce quindi all'altra parte di via Capo d'Africa: per chi voglia cercarlo esattamente al numero civico 29/A. L'apertura di stagione ha preceduto quella di tutte le altre stagioni. Evviva! Dopo aver assistito negli ultimi mesi a tante stolte performance, per lo più con improvvisate compagnie d'amatori o dilettanti che dir si voglia, si sentiva proprio il bisogno di vedere in scena un autentico professionista e soprattutto d'ascoltare un testo di tutto rispetto. E ciò è avvenuto con "Eros e Priapo da furore a cenere" di Carlo Emilio Gadda, nell'interpretazione di Massimo Verdastro il quale assieme a Luca Scarlini ha trasferito l'opera letteraria nella più palpitante drammaturgia, provvedendo altresì alla regia con Roberto Bacci. Va aggiunto che nella sua performance Verdastro evidenzia a pieno la sua forte personalità artistica, dando corpo nella più suggestiva interpretazione a vari personaggi che sono sovente solo accennati come diversione da un itinerario principale. Prodotto da Pontedera Teatro, "Eros e Priapo" nasce dalla folgorazione per la prosa di Carlo Emilio Gadda e in specie del suo spietato "Libro delle furie", come recitava il titolo primo dato a questa materia incandescente, pubblicata integralmente solo postuma. Qui lo scrittore milanese dava corpo alla sue rabbie più ingestibili, facendo i conti con l'ingombrante figura del Duce, di cui pure egli era stato plauditore. L'ambiente è quindi quello della Roma imperiale, distesa sepolcrale di marmi, di cui egli vuole descrivere la corruzione sempre più mortifera che ne trapela, con cortocircuiti visionari e violentissimi. Come ogni grande invettiva del '900 totalitario, anche questo testo nasce in primo luogo dalla necessità di mettere drasticamente in crisi la figura dello scrivente rispetto ai dati del reale. Il protagonista, quale conferenziere ammantato di panni rinascimentali spara a zero rivolgendosi a un pubblico che forse non esiste. Egli qui svela un meccanismo di seduzione di cui è stato vittima. Il "bicchierate" che voleva cioè fare figliare le donne per mandare i rampolli alla "guerra, guerra, guerra", riuscendo ad arrivare e a restare al potere grazie a un mix infernale fatto di "patria, birri e femine". L'attualità del discorso è assoluta: i metodi di vendita del consenso si sono affinati grazie al nuovo parco media, ma sono rimasti largamente identici e, senza forzare niente né alterare tono e misura, le frecce scritte a ridosso della seconda guerra mondiale colpiscono i bersagli dell'oggi. Il grottesco è una chiave usuale nei lavori di Massimo Verdastro, in cui dolce e amaro convivono. La suggestione nasce in tal caso da un precedente di due anni fa: "Supereliogabbareti", dove faceva da protagonista una Roma, in riferimento al "Supereliogabalo" di Arbasino. "Eros e Priapo", presentato in forma di studio al Festivaletteratura di Mantova, è giunto poi al palcoscenico del fiorentino Teatro del Sale e ha incontrato Roberto Bacci e Pontedera Teatro. Da qui la decisione comune di farne uno spettacolo. Roberto Bacci e Massimo Verdastro, che hanno curato la messa in scena, dichiarano che "annoiati dai luoghi comuni sull'Italia di oggi e dalla televendita di programmi elettorali, ci siamo rivolti all'arte di Carlo Emilio Gadda per interrogare le nostre radici nazionali. 'Eros e Priapo' è per noi una tragica, reale e nello stesso tempo farsesca domanda sulla nostra contemporaneità che, come ogni effetto, ha la sua causa in un recente passato. Per la nostra e per molte altre generazioni che hanno vissuto il fascismo nei documentari dell'Istituto Luce, nel cinema, nelle canzoni dell'epoca o sui libri di storia, questa trasposizione dalle pagine al palcoscenico diventa una sorta di meditazione teatrale sull'essere stati e sull'essere oggi italiani, e non solo. Abbiamo accettato questa sfida ponendoci la domanda se il teatro possa ancora essere un 'riflettore di realtà', uno strumento efficace per dischiudere la nostra coscienza a una riflessione non televisiva. La complessa e compiuta grandezza del linguaggio di Gadda ci hanno alla fine convinto che anche la Storia dei nostri padri può continuare a vivere oggi come 'osservazione di sé' e del nostro tempo, non solo come retorica testimonianza di una tragica e grottesca realtà". L'interprete parla ad un pubblico che rappresenta il crogiuolo delle sue riflessioni, muovendosi in una scena spoglia, qualche sedia e un tavolino, lui improbabile uomo delle pulizie in un'improbabile aula - più carcere che scuola - , nell'accorato racconto dei tanto subiti anni del regime. "Eros e Priapo" sono insomma le due facce di una stessa medaglia, portano lo spettatore a farsi una quantità indicibile di domande, alla luce di una certa lucidità storica che dovrebbe oggi poter dare risposte oggettive, e lo lasciano invece ancor più confuso e desolato. Merito di Verdastro quello di attuare un crescendo di inquietante pahtos, con il solo aiuto di un convinto, convincente uso di gesto e voce. E quando l'ironia e il grottesco fanno da padroni, all'acme di un discorso difficile sul filo del rasoio, fa cadere le braccia la scarsa profondità di qualche risatina fuori luogo e fuori tempo da una certa parte del pubblico. C'è da dire tra l'altro che l'attualità del discorso lascia perplessi e sembra assoluta: i metodi di vendita del consenso si sono affinati grazie al nuovo parco media, ma sono rimasti largamente identici e, senza forzare niente né alterare tono e misura, le frecce scritte a ridosso della seconda guerra mondiale colpiscono i bersagli dell'oggi. Prodotto da Pontedera Teatro, Eros e Priapo nasce dalla folgorazione per la prosa di Carlo Emilio Gadda e in specie del suo spietato Libro delle Furie, come recitava il titolo primo dato a questa materia incandescente, pubblicata integralmente solo postuma.
Renato Ribaud