Progetto e drammaturgia Gianni Caputo
Con Gianni Caputo
Musiche originali Giuseppe Musto
Tecnico audio Valeria Colasanti
Al Teatro CortéSe di Napoli, dal 3 al 5 maggio 2024
Capita spesso che un artista diventi famoso e sia ricordato soltanto per una parte della sua carriera o per alcuni dei suoi lavori culturali, mentre l’altra metà della sua vita professionale, come fosse l’altra faccia della luna, resta oscura al grande pubblico, sottovalutata, sconosciuta a molti o presto dimenticata e messa da parte dai più. Questo tuttavia fa sì che il talento a 360 gradi resti come inespresso, lasciando il segno in pochi e facendo perdere a tutti gli altri un racconto d’interesse e di spessore che finisce così nel dimenticatoio. Quando il racconto coincide con la verità della vita, infatti, si ha una figura completa, fatta di un corpo, ma anche di un’anima che mettendo insieme ispirazione e desiderio, si fanno destino e destinazione, permettendo a noi stessi e anche agli altri di conoscerci meglio. Ed è quello che ha realizzato Gianni Caputo, con il beneplacito degli eredi De Filippo e la loro gentile autorizzazione, è un progetto insolito, originale e di certo anche un rischio nella messa in scena e nel favore del pubblico, ma si sa che senza un margine di rischio, i sogni difficilmente raggiungono vette elevate. I tre giorni di spettacolo sono accolti dagli applausi e dalla soddisfazione del pubblico raccolto in un teatro caldo, elegante e in un ambiente che potremmo definire “gentile”mentre, tra le musiche e le storie di vita, s’insinua l’interpretazione delle poesie di Eduardo. Sì, Eduardo De Filippo poeta, oltre che attore, uomo di teatro e di racconto, di storie costruite partendo dai vicoli e dalle stradine della sua città, di quella Napoli che, molti lo scopriranno solo adesso, ha descritto abilmente anche nelle poesie dalla sua giovinezza e per tutta la sua vita. Luna piena e intera del panorama artistico e non soltanto la metà che si vede dalla Terra o che la Terra riconosce e osserva. Le recitava a memoria le sue poesie, come a memoria le interpreta, quasi le mostra anche Gianni Caputo. Uno schermo su cui scorrono le immagini in bianco e nero, diapositive di pezzi di una narrazione antica, ma che ancora oggi ci parla e non smette di catturare la nostra attenzione. Su quello schermo è scandita la vita di Eduardo, negli anni più significativi della sua esistenza, passando anche per quei periodi bui che, senza tanti giri di parole, hanno prodotto asciutte liriche di dolore trasformato in arte, per quanto difficile fosse. Ad ognuna di queste tappe è abbinata e legata una poesia, che cambia di registro, di tono, di interpretazione e talvolta anche di personaggio nello stesso pezzo, tra il divertimento e la serietà malinconica di appassionanti momenti che superano la semplice sequenza di un libretto poetico e diventano una storia di intrecci variegati, come la tanto complessa e altrettanto spiritosa De Pretore Vincenzo. Ecco perché il maestro Eduardo non fu soltanto re del teatro, ma anche della poesia e merita dunque “doppie lodi”: perché è proprio scritto nella sua identità, nel suo nome e cognome. Facciamo un gioco: provate a riscrivere il titolo di questo spettacolo FU RE DA DOPPIE LODI. Se saprete vedere e non soltanto guardare (proprio come a teatro) scoprirete che ha anche un’altra possibile (e plausibile) scrittura e, sapendo di chi stiamo parlando, è facilmente intuibile come anagrammarlo. Francesca Myriam Chiatto
Ci siete arrivati?
Indizio: è una luna piena di cui mostrare anche l’altra faccia (artistica).