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La ‘magnifica ossessione’ di Lorenzo Gleijeses in “Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa” incanta il pubblico del teatro Sannazaro.
Invischiati nella rete composta dalla drammaturgia di Eugenio Barba, Lorenzo Gleijeses e Julia Varley, dalle musiche originali e partiture luminose di Mirto Baliani, dalla consulenza drammaturgica di Chiara Lagani e dalla regia di Julia Varley ed Eugenio Barba, si resta catturati dalla meticolosa precisione dei gesti, anche quelli impercettibili, di Gleijeses.
Gregorio Samsa è un danzatore ossessionato dal cercare la precisione nelle coreografie di uno spettacolo dall’imminente debutto; la sua mania di migliorare lo porta a ripetere quelle partiture anche nella vita quotidiana perdendo così i confini tra spazi intimo e lavoro, tra teatro e vita reale.
Nello spettacolo si intersecano tre diversi nuclei narrativi: alcuni elementi biografici dello stesso Kafka; la vicenda del personaggio centrale de La Metamorfosi, Gregorio Samsa e quella di un immaginario danzatore omonimo che rimane prigioniero della ripetizione ossessiva dei propri materiali performativi in vista di un imminente debutto
Lo spettacolo indaga sul limite tra danza e teatro e mostra come l’una cosa si sposi con l’altra, tanto da fondersi.
Al buio comincia un valzer di movimenti del protagonista, immerso in un disegno luci di una eleganza, giustezza con la partitura musicale, davvero incredibile.
Tutto nel corpo dell’attore prende vita: le mani, il viso, le braccia, i piedi con forza ed energia e tante sono le variazioni tra posizioni da seduto ad in piedi eseguite con velocità sorprendente.
Buio, poi quadrati di luce. I gesti si susseguono ossessivi. Gli spettatori sono ipnotizzati da quel movimento piccolo, ma potente come un mare.
Interno. Luce della casa, la scena cambia. Anche qui i gesti si ripetono schematici, ossessivi, ma lo sguardo segue senza perderne nemmeno uno.
Si deve entrare nella partitura perfetta, frutto di una prova di Gleijeses dal tasso di difficoltà altissimo, di un regia disegnata con manicale precisione, per non parlare dei movimenti coreografici regalo di Michele Di Stefano, grazie anche alle voci off di Eugenio Barba, Geppy Gleijeses, Maria Alberta Navello, Julia Varley, finendo con l’ entrare in un ‘gioco’ psicotico ma avvolgente. Sembra di essere caduti nella rete di un grande ragno che ti avvolge nella sua ragnatela senza che tu possa fare nulla per scappare. In fondo il mistero ha sempre spinto l’uomo ad andare oltre i confini del noto.
Non è uno spettacolo ‘facile’, ma si fa apprezzare per la capacità di curare tutto con amore verso il pubblico.
Da non perdere per carpire i segreti di maestri che sanno cosa vuol dire fare un teatro di qualità.
Una produzione Teatro Biondo, Gitiesse Artisti Riuniti, Nordisk Teater Laboratorium.

Roberta D'Agostino