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GENTE SPAESATA - regia Sofia Russotto

"Gente spaesata", regia Sofia Russotto "Gente spaesata", regia Sofia Russotto

BeiRicordi Presenta
in collaborazione con Scomodo
e Spin Time Labs
GENTE SPAESATA
SCRITTO E DIRETTO DA
Sofia Russotto
con Michele Eburnea, Filippo Marone, Gaja Masciale   
Roma – Auditorium Spin Time 12 maggio 2024 

www.Sipario.it, 14 maggio 2024

Spaesamento: condizione di sentirsi stranieri rispetto a luoghi e situazioni familiari e rispetto a sé stessi. Così Heidegger lo definisce. Condizione difficile da gestire, da spiegare. Soprattutto oggi, guardando alle nuove generazioni dominate – come Benasayag ha intuito – da passioni tristi: tonalità emotive prive di orizzonti entro i quali esprimersi, spiccare il volo. Ciò che non si può spiegare può essere raccontato o rappresentato. Precisamente quello che Sofia Russotto ha fatto con Gente spaesata, spettacolo da lei scritto e diretto, magistralmente interpretato da Michele Eburnea, Filippo Marone e Gaja Masciale, andato in scena all’Auditorium Spin Time di Roma.

Entrando in sala, siamo accolti in un ambiente oscuro. In scena ci sono Michele Eburnea, che armeggia su una consolle mettendo musica da disco-dance; e un altro ragazzo di spalle, Filippo Marone, che si muove come manifestando un suo disagio interiore. Anche Eburnea, però, non sembra sentirsi a suo agio. Utilizza la musica per estraniarsi, uscire da una condizione opprimente. 

D’improvviso, i due iniziano a parlare. Quando Michela accenna a voler andare a letto, l’altro lo ferma, gli chiede perché lo fa. Michele osserva Filippo con mal celato imbarazzo, rispondendogli che vuole solo dormire. E che non ha più intenzione di “farlo” perché lo deve alla sua ragazza. Filippo lo deride. Poi tira fuori una ciotola dove vi è della cocaina. E così Michele finisce per cedere e i due si drogano insieme. Nel mentre, fanno discorsi apparentemente senza senso. Sono sì illogici, ma si comprende il nesso che permea le parole: timore del presente e del futuro che li attende. Nulla va bene. E questi due ragazzi si sentono spaventati, non sanno che fare né che pesci prendere. Che alternative hanno, a parte drogarsi?

D’un tratto, si sente bussare alla porta. È la loro vicina, che li prega di non fare tanto rumore perché di là c’è suo figlio che dorme. I due invitano Gaja a sedersi con loro. Michele le fa domande, vuole sapere la sua storia. Si scoprirà che Gaja è divenuta madre senza sapere nemmeno lei come sia potuto succedere. Anche lei vive un profondo spaesamento interiore. Al punto da drogarsi insieme con Filippo e Michele; di far credere loro di avere ucciso suo figlio perché in preda alla disperazione. Infine chiede ai due ragazzi di aiutarla a morire. Filippo l’accontenta ed anche lui, disperato, si uccide. Michele assiste a tutto questo. Sta per farla finita quando d’un tratto sente il pianto del bambino di Gaja. Ed è grazie a questo che Michele esce fuori dal suo spaesamento e si salva.

Spettacolo di una severità incredibile. Con un’ironia lieve, che fa sorridere senza lasciare spensieratezza. Ma recitato in modo splendido, soprattutto da Michele Eburnea: meraviglioso nella sua discrezione ed in quel suo trattenere le emozioni esprimendole attraverso sussulti del corpo; e da Filippo Marone: severissimo nella mimica e nella voce, straordinario nel lasciar trasparire tutta la sua fragilità. 

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Martedì, 14 Maggio 2024 09:19

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