Di Gaspare Spontini
Libretto: Etienne de Jouy
Regia: Lydia Steier
Licinio: Michael Spyres
Cinna : Julien Beh
Il Pontefice: Jean Teitgen
Aruspice/ Console Florent Mbia
Giulia : Elza Van den Heever
La grande vestale: Eve- Maud Hubeaux
Direzione musicale: Bertrand de Billy
Parigi, Opera Bastille, dal 15 giugno all’ 11 luglio 2024
In tempi in cui sembrano tornare i mostri del passato, la scelta di allestire questa Vestale all’Opera Bastille non puo’che essere benvenuta. Nei primi 30 anni dalla sua creazione (1803) la Vestale è stata rappresentata oltre 200 volte. In Francia, in Italia, in Germania, nell’intera Europa. Poi, cambiato il gusto, è stata dimenticata. Negli ultimi decenni è ricomparsa qui’e la’, con un atto di coraggio. E ora torna a Parigi, dove e’nata. E torna, come si diceva, a proposito. Perche’ la Vestale è denuncia del patriarcato, del militarismo, del fanatismo, del clericalismo, dei crimini commessi in nome di una morale profondamente immorale, della religione come strumento di oppressione. Perche’ la Vestale fa riflettere sull’assurda ricorrenza dei mostri che credevamo relegati nel passato. E perche’ ci ricorda che nel cuore degli uomini si aprono caverne spaventose, che nessun ‘progresso’ e’ mai riuscito a colmare. Al contrario.... Giulia e’innamorata, ricambiata, di Licinio, generale vincitore dei Galli. Ma il padre la destina al culto di Vesta, con voto di castita’ e clausura. Giulia si trova cosi’ rinchiusa in una gabbia dorata (è lei, in quanto sacerdotessa, a celebrare il trionfo di Licinio) ma disumana, e a subire i mille tormenti inflitti dall’ Ordo Deorum: da padre, dal capo degli aruspici, dalla Grande Vestale e dal Pontefice massimo che la sanno innamorata. Il tema, quello del potere quale che sia: clericale, politico, patriarcale, militare, finanziario ...) che si alimenta del sacrificio degli uomini che invece dice di essere chiamato a proteggere e’, purtroppo, da millenni sempre attuale. In nessun momento della sua lunga storia l’uomo gli e’ sfuggito. Meno che mai oggi, quando il potere non ha piu’un volto, diventa impalpabile, appare ‘necessario’, e moltiplica cosi la sua forza. I cantanti sono stati bravissimi. Elodie Hache – che ha dovuto sostituire in extremis la Van de Heever, ammalata – e’ stata straordinaria: in 48 ore e’riuscita non soltanto a imparare la parte e modulare la sua voce (morbidamente delicata e piena di commoventi vibrazioni), ma anche a entrare perfettamente nel personaggio. Spayres, nella parte di Licinio, e’un eccellente baritono, voce autorevole, corposa e dizione perfetta. Inquietante il personaggio della Grande Vestale, reso bene dalla Hubeaux, anche se a volte la sua voce ha fatto fatica a superare la barriera dell’orchestra. La messa in scena, della Steier, americana che due anni fa ha messo in scena, sempre alla Bastille, la Salome’di Richard Strauss, a me e’parsa discreta, anche se il Loggione della Bastille in chiusura l’ha fischiata: classica, senza grandi guizzi ma anche senza pericolose tentazioni . La scena madre, quella del trionfo, e’ a tutto tondo, forse un po’retorica, ma efficace, in perfetta compenetrazione con musica e canto. La Steier ha voluto chiudere l’ultima scena mandando in sovraimpressione la frase di Voltaire: Il fanatismo e’ un mostro che osa dirsi figlio della religione. Bisogna ammettere: pleonastica e un po’ riduttiva. Attilio Moro