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GALLINA VECCHIA - regia Piero Maccarinelli

Gallina vecchia Gallina vecchia Regia Piero Maccarinelli

di Augusto Novelli
colonna sonora: Gianni Borgna
regia:  Piero Maccarinelli
con Marina Malfatti, Luciano Virgilio, Claudia Coli, Angela Rafanelli, Alessio Sardelli e Simone Faucci
Roma, Teatro Quirino, dal 10 al 22 aprile 2007

Il Giornale,  24 aprile 2007
Corriere della Sera,  14 aprile 2007
LE SCALMANE DI MARINA INNAMORATA PERSA DEL GIOVANE GAGA’ UGO

Aveva ragione Fabio Tombari quando, in Tutta frusaglia, sosteneva che molto più della discesa agli abissi della coscienza era opportuno concentrarsi sull'analisi millimetrica del comportamento della provincia italiana. In effetti, anche se limitare il campo d'indagine e la raffinatezza di scrittura al microcosmo della «piccola gente», può suonare blasfemo agli occhi di chi ha sempre condannato agli inferi sia il Gozzano di Signorina Felicita che il Guareschi di Don Camillo, si affaccia prepotente un'esigenza. Quale? Se vogliamo differenziarci dai toni apocalittici del teatro americano, restringere il campo all'analisi del nostro «particulare» può rappresentare la salvezza. Salvando, com'è il caso in questione, il vernacolo dall'invadenza della lingua colta. Già se ne accorse, alla fine degli anni sessanta, la grande Sarah Ferrati quando chiese a Mario Ferrero di rimettere in scena per lei un piccolo classico come Gallina vecchia. Seguita più di vent'anni dopo da un'altra grande toscana, Marisa Fabbri, che fece anch'essa ricorso all'amarognola pièce di un maestro deliziosamente provinciale come Augusto Novelli.
Ora un'attrice ironica e intelligente come Marina Malfatti, individuato in Piero Maccarinelli il regista ideale per ridar vita agli scalmani d'antan della Siora Nunziata che, in odor di menopausa, perde la testa per il bell'Ugo, gagà senza né arte né parte già sposo promesso della stiratrice Gina, ci regala con la grazia sorniona che le compete un altro memorabile ritratto di donna. Liberatasi con un geniale colpo d'ala dei vezzi e dei vizi delle illustri primedonne che l'hanno preceduta nel ruolo, Marina affronta da squisita commediante il bozzetto del suo conterraneo d'altri tempi concentrandosi sul grottesco. Mentre al suo fianco le dà coraggiosamente la replica un attore consumato come Luciano Virgilio e l'esordiente Simone Faucci si atteggia all'audacia di un Passator Cortese da salotto, la Malfatti crea con divertito stupore una maschera da strapaese che sa degli umori elegiaci e malinconici di Ardengo Soffici in bilico tra crudele autolesionismo e feroce sarcasmo.

Enrico Groppali

Il piacere di rievocare un mondo perduto

Ricordando spettacoli come «La vita che ti diedi» del 2003, per la regia di Luigi Squarzina, o «Sorelle Materassi» del 2005, per la regia di Maurizio Nichetti, e confrontandoli con «Gallina vecchia» in scena al Quirino, per la regia di Piero Maccarinelli, è inevitabile osservare come essi si somiglino. E se tra Palazzeschi per «Sorelle Materassi» e Augusto Novelli per «Gallina vecchia» può esserci una lontana parentela per il comune mondo toscano di primo Novecento, ovviamente nessuna parentela c' è tra Pirandello e gli altri. Allo stesso modo che non vi sono parentele, affinità culturali, inclinazioni psicologiche, per quanto è dato coglierne attraverso una regia, tra Squarzina, Nichetti e Maccarinelli. Che cosa dunque rende questi tre spettacoli simili tra loro? Essi sono simili nel piacere di rievocare un mondo perduto; nella cura meticolosa della ricostruzione d' un ambiente, sia nel senso fisico-scenografico che nel senso morale; infine, in una scelta quasi museale, vale a dire in una fede nel teatro del tutto contro-corrente. A che ascrivere questa unità d' intenti, e questi analoghi risultati, se non, allora, alla produzione? I tre spettacoli che ho nominato sono tutti e tre prodotti dalla compagnia di Marina Malfatti, formatasi nel 1988. Con ogni evidenza, essa dà l' impronta; concettualizza ciò che deve essere, da registi e attori, messo in scena; sovrasta, nell' atto di produrre, ciò che gli altri eventualmente creano, o dovrebbero creare. Si tratta di un fenomeno ben noto nel mondo del cinema. Viene trascurato nel mondo del teatro. E se viene compreso osservando la vita di un teatro Stabile, è più raro per una compagnia, privata. È dunque merito della compagnia di Marina Malfatti sviluppare una propria poetica, che agisce al di là, o prima, delle intenzioni dei singoli registi. È un merito, voglio dire, per il suo privilegiare le qualità artigianali. In «Gallina vecchia», già cavallo di battaglia di attrici come Sarah Ferrati e Marisa Fabbri, l'aneddoto tipicamente bozzettistico e di sapore toscano, non solo per le inclinazioni dialettali, si riduce ad uno scambio di coppia che non avrà luogo. Vecchi e giovani, tutti rimangono a bocca asciutta. O, al contrario, mentre i personaggi realizzano quelle che erano in fondo le loro vere intenzioni, a rimanere a bocca asciutta siamo noi spettatori. Ma se si prescinde dall' aneddoto, così non è. È come entrare in un museo di arte moderna a osservare un quadro di fine Ottocento dipinto con invidiabile cura appunto artigianale. Nella fattispecie, «Gallina vecchia» esibisce un quartetto di prim' ordine: la Malfatti, la cui gesticolazione è di per sé un capitolo d' arte dell' attore, Luciano Virgilio eccellente nell' uso dell' ironia, Claudia Coli sottile nell' uso della malizia, e Simone Faucci nell' offrirsi come finto tonto in pasto ai compagni di ventura e, beninteso, al pubblico. «GALLINA VECCHIA» di Augusto Novelli, al teatro Quirino fino al 22 aprile

Franco Cordelli

Ultima modifica il Sabato, 21 Settembre 2013 08:08

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