di Eduardo De Filippo, regia di Luca De Filippo
Con Luca De Filippo, Massimo De Matteo, Nicola Di Pinto, Carolina Rosi, Giovanni Allocca, Carmen Annibale, Gianni Cannavacciuolo, Alessandra D'Ambrosio, Antonio D'Avino, Paola Fulciniti, Lydia Giordano, Daniele Marino, Giulia Pica
Scene e i costumi di Raimonda Gaetani, luci di Stefano Stacchini, consulenza magica di Bustric
Produzione Teatro Stabile dell'Umbria e Compagnia di Teatro di Luca De Filippo.
Teatro Pergolesi, Jesi (AN) 28-29 gennaio 2013
La vita così com'è fa schifo, meglio abbandonarsi al cialtrone di turno. È piena di rimandi all'attualità (in fondo basta sostituire il mago imbonitore con certo uso dei media) La grande magia, uno dei testi meno applauditi e meno rappresentati di Eduardo riproposto in questa stagione dal figlio Luca. Difficile la scrittura, d'accordo, che non spiega e lascia molto allo spettatore, la commedia aveva spiazzato il pubblico dell'epoca (cinque repliche nel 1948, in tournée per poco più di un mese tra il '49 e il '50 ) per la sua lontananza da quello che era ormai il canone di Eduardo.
Del resto al protagonista Calogero Di Spelta, un distinto signorotto del napoletano, ne capitano di tutti i colori: incalzato da familiari avidi e invidiosi, dileggiato per la scarsa fiducia verso il prossimo, marito iperpossessivo e geloso ai limiti del vero, sua moglie, d'accordo con un mago da strapazzo, finge di scomparire in un sarcofago egizio e fugge con l'amante a Venezia. Vista la disperazione del marito cornuto allora, Otto Marvuglia, l'imbonitore squattrinato e indebitato fino al collo che si è rassegnato alla vita, tenta di alleviarne le sofferenze costruendogli su misura un castello di morbide illusioni: il poveretto è in realtà sotto l'effetto di una gigantesca e potentissima suggestione, la moglie non è sparita ma è chiusa in una scatola di latta e sta a lui guardarci dentro e vedere se è vero. In altre parole tutto quel che sembra in realtà non è ma, come insegnano Orfeo e Euridice, chi non ha fede è destinato a perdere: se il povero Di Spelta guarderà dentro la scatola dubitando della fedeltà della moglie, la perderà per sempre. Meglio allora dare per buona l'illusione della grande magia: se è vero che la moglie è nella scatola allora lui non è mai stato tradito e quindi tutto torna visto che, come ebbe a dire Eduardo nel 1950 - «la vita è un gioco, e questo gioco ha bisogno di essere sorretto dall'illusione la quale a sua volta deve essere alimentata dalla fede».
La lettura di Luca De Filippo cerca tuttavia di alleggerire questo gioco delle parti privilegiando un altro tema pure presente nel testo, il grande gioco del teatro nel teatro. Deve essere chiaro fin dall'inizio e a questo serve inventare il teatrante che da' il via all'azione accendendo le luci sul primo atto, o fare del pubblico il mare che permette la fuga dei due amanti, o il costante rifarsi al teatro della vita, con le sue poche gioie e molte sciagure. Sarà per questo che viene in mente, oltre a Pirandello, anche Prospero, il grande mago shakespeariano creatore di tempeste, sogni e realtà. Luca De Filippo, con veste variopinta e turbante in testa, è molto bravo a mettere in risalto il cuore buono del mago "farfuglia meraviglie": tutti i destini sono intrecciati e le fila di ciascuno sono mosse da maghi, cialtroni, entità perfette e onnipotenti. Bravo tutto il cast, numerosissimo; da menzionare Carolina Rosi, una esuberante Zaira, moglie sguaiata e sgambettante valletta del professor Marvuglia, e Massimo De Matteo, un Calogero Di Spelta con le mani sempre al posto giusto ma col corpo e la mente puntualmente in quello sbagliato.
Silvia Barocci