di Eduardo De Filippo
regia Marco Tullio Giordana
con Gianfelice Imparato, Carolina Rosi, Nicola Di Pinto, Massimo De Matteo
Paola Fulciniti, Giovanni Allocca, Gianni Cannavacciuolo, Viola Forestiero
Federica Altamura, Andrea Cioffi
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Francesca Livia Sartori
musiche Andrea Farri
Teatro Argentina, dal 18 dicembre 2018 al 6 gennaio 2019
Il teatro di Eduardo si basa su un ritmo che, dall'inizio alla fine, non conosce pause. Si potrà, a ragione, obiettare che il vero teatro è precisamente questa sinfonia d'insieme che nasce da una strumentazione d'accordo dei singoli attori. Ma in pochi casi tale peculiarità si manifesta come nei lavori del grande drammaturgo e attore partenopeo.
Di questo ritmo – che inizia velocemente, rallenta fino ad arrestarsi e via via torna a galoppare di nuovo – ne risente anche la recitazione. È ben evidente in Eduardo: le sue battute, più che interpretate, sono cantate. Caratteristica, questa, che consente di sfiorare i sentimenti con grazia: quel tanto che basta a esprimerli senza esasperarli col rischio di cadere in clichés stinti e banali. È proprio tale particolarità a rendere difficile riproporre il teatro eduardiano.
Nella versione di Questi fantasmi! firmata da Marco Tullio Giordana e che vede un bravo Gianfelice Imparato nel ruolo di Pasquale Lojacono, l'elemento ritmico d'insieme è messo da parte. Giordana pare aver preferito uno scenario meno mobile e fluido ma il cui ingranaggio, comunque, funziona e fa presa sul pubblico. I personaggi paiono tutti calati in un ambiente che rammenta il Presepe della miglior tradizione napoletana, e dove si muovono con grande accortezza e rispetto. Ogni attore sembra costruire il proprio ruolo battuta dopo battuta senza badare alla musica d'insieme. All'inizio vien da pensare che non si sia indovinato il ritmo su cui tutta la commedia s'intesse. Ma poi, man mano che la vicenda procede e le situazioni prendono corpo e vita, ogni elemento si anima e acquisisce vigore.
Il Pasquale Lojacono di Imparato entra in scena in punta di piedi. A differenza di quello impersonato da Eduardo – che era slanciato e imponente –, qui ci si trova a cospetto d'un uomo piccolo di statura, con un velo d'innocenza su di sé e quasi insicuro di ciò che fa. I tempi recitativi di Imparato sono infarciti di pause che, però, non rallentano l'andamento generale della commedia.
Il famoso dialogo/monologo sulla preparazione del caffè con il dirimpettaio professor Santanna, l'anima inutile che non compare mai, è tutto impostato sulla parola e poco sugli ammiccamenti e le occhiate comunicative eduardiane cui il pubblico è da sempre abituato.
E il finale: dove Lojacono si rivolge a colui che crede essere uno spettro – l'amante della moglie –, nell'interpretazione di Imparato ha poche sottolineature vocali, non ha tremolii ed ha un taglio sulle ultime battute – "Aiutami! Io di fronte a te mi inginocchio. Aiutami!" –: tutto questo ammanta il personaggio di una ieraticità e dignità al punto da non farlo sembrare essere sull'orlo della disperazione. Ma si tratta d'una fermezza e d'una certa qual severità soltanto apparenti. Forse perché il Lojacono di Imparato è un uomo che preferisce preservare la propria innocenza, per continuare a crogiolarsi in un'illusione a cui è preferibile credere? Non lo sapremo mai.
Su questo dubbio, Eduardo cala il sipario.
Pierluigi Pietricola