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DITEGLI SEMPRE DI SÌ – regia Roberto Andò

"Ditegli sempre di sì", regia Roberto Andò. Foto Filippo Manzini "Ditegli sempre di sì", regia Roberto Andò. Foto Filippo Manzini

di Eduardo de Filippo
con Carolina Rosi, Tony Laudadio, Nicola Di Pinto, Andrea Cioffi, Antonio D’Avino, Federica Altamura,
Vincenzo Castellone, Paola Fulciniti, Viola Forestiero, Vincenzo D’Amato, Gianni Cannavacciuolo, Boris de Paola
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Francesca Livia Sartori
regia Roberto Andò
produzione EllediEffe – La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo, Fondazione Teatro della Toscana
teatro Comunale Verdi, Lonigo (Vicenza) 20 dicembre 2022

www.Sipario.it, 22 dicembre 2022

C’è tutto Eduardo e ancora di più, se possibile, in questo grande testo dell’autore, regista, attore napoletano che tutti ci invidiano e che assieme a pochissimi altri ci rappresenta nel mondo. Ci sono le debolezze umane intersecate agli equivoci che generano spassose situazioni, la scrittura geniale e rappresentativo di un Novecento in progresso e tutto quel che ne consegue, messa a disposizione come da suo destino proprio, di Eduardo e del teatro, del pubblico. Una galleria di personaggi coloriti e colorati, quella diretta dal regista Roberto Andò, che rispecchia in pieno la tradizione del teatro napoletano e di Eduardo, della stessa compagnia di Luca De Filippo che da anni coltiva questa somma cultura alla base della nostra storia grazie a Carolina Rosi. Che dalla morte del marito, nel 2015, si è prodigata sempre più assieme ai suoi fidi collaboratori e a un gruppo di attori più o meno fedele, che mostrano cos’è il teatro a chi non lo conosce. L’aria che aleggia in “Ditegli sempre di si” è spumeggiante, è uno sguardo rubato all’interno di una casa partenopea che s’allarga a quante più famiglie, al reale scorrere delle ore, della vita. Il ritorno dal manicomio di Michele Murri, benchè sconosciuto a tutti per via della decisione intrapresa dalla sorella Teresa, (una Carolina Rosi in splendida forma, che sa trascinare) genera, e va da sé con il genio di Eduardo, una serie di circostanze a dir poco tragicomiche, destinate a diverse anime, più o meno povere di spirito. Gli intrecci disperati si dipanano nella storia, e le maschere si svelano in volti reali ed escono allo scoperto, come nel veloce scorrere esistenziale, presto. La pazzia di Michele si fonde con la verità, i suoi dogmi si attaccano alle convinzioni dei “normali” che tanto tanto non lo sono, e viceversa. E’ il linguaggio di Eduardo de Filippo, la sua stessa scuola di pensiero e di drammaturgia, l’eco dei suoi personaggi che tanto hanno attinto dalla strada vera, e l’eco, non ultimo, del figlio Luca che tanto ha dato alla sua causa assieme a Carolina, in un forte assestarsi delle tematiche e caratteristiche di un teatro che da solo può vantarsi di quel nome, quando si dice “il vero teatro classico e contemporaneo”. Gli amori sognati si confondono con quelli fraintesi, l’arte di arrangiarsi si autoproclama fiera, i portamenti pomposi e farseschi di alcuni personaggi avanzano, si fanno da scudo anche se di fronte alla verità leggermente vacillano. E’ appunto la stessa verità che ne esce appena può, pur dinanzi al variopinto dell’umano. Così Don Luigino Strada, interpretato da Andrea Cioffi con estro, si contrappone a Don Vincenzo (un sempre valorosissimo con grande presenza scenica, Nicola Di Pinto), in una vicenda che nel suo impianto ha una linea principale e altre diramazioni di (sembra, però) minor appiglio, con personaggi che appaiono sullo sfondo ma che tale non è proprio perché fanno parte del contesto grottesco, surreale ma veritiero. La compagnia, che miete successi nei teatri e va diritta in porto anche stavolta, sicura, è solida come i suoi attori, con le generazioni più giovani che davanti hanno maestri d’arte consapevoli dai quali impossibile non trarre insegnamenti. Ricapitolando: va in scena il teatro, quello che si vede sempre meno purtroppo, con una compagnia di grande tradizione, che offre duetti di prestigio (come quello tra Don Luigino e Michele Murri sulla poesia), attori di grande spessore interpretativo, oltre ai citati, Gianni Cannavacciuolo, e ancora Viola Forestiero, Antonio D’Avino. La sagacia interpretativa di Tony Laudadio è da manuale, e fa si’ che gli spettatori del Comunale Verdi di Lonigo attribuisca alla compagnia tutta applausi sinceri, soddisfazione piena. In fin dei conti, un’altra bella serata a teatro per tutti.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Giovedì, 22 Dicembre 2022 11:24

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