scritto e diretto da Dino Lopardo
Interpreti: Iole Franco, Alfredo Tortorelli, Andrea Tosi
Luci: Dino Lopardo
Costumi: Iole Franco
Scenografia: Dino Lopardo, Gerardo Viggiano
Grafica; Vittoria Pietragalia
Contributo poetico: Riccaerdo Di Salvo
Produzione: Gommalacca Teatro, Dino Lopardo, Collettivo Itaca col contributo delle 100 Scale Festival e Nostos Teatro
Presentato al Teatro dei Naviganti di Messina il 25 e 26 marzo 2023
Sin dal tempo degli Atridi, visitati più o meno da Sofocle, Eschilo, Euripide, la famiglia è stata il nucleo più importante della società dove si sono annidati, nel bene e nel male, i sentimenti più terribili. Ennesimo esempio è questo recente lavoro di Dino Lopardo titolo Ion che è l’anagramma di Noi, messo in scena da lui stesso al Teatro dei Naviganti di Messina, ruotante attorno ad una famiglia già disfatta con la scomparsa di padre e madre e che sta per scomparire con le ultime briciole di vita che esprimono i due figli Paolo e Giovanni, rispettivamente quelli di Alfredo Tortorelli e Andrea Tosi. Il primo lavora ad una pompa di benzina, il secondo passa il tempo davanti ad un televisore Mivar senza immagini, solo con la luce dello schermo, e nel contempo scrive articoli i cui compensi tardano ad arrivare. Alcune luci fioche illuminano la loro piccola casa, racchiusa in una struttura metallica che si allarga e sii restringe come una fisarmonica, dormono per terra per mancanza dei materassi che però sono stati ordinati e la loro vita è un piccolo inferno per i flashback che li assalgano in alcuni momenti. Appare la madre (Iole Franco) in odore di manicomio, amorevolmente lavata da Paolo, mentre alle orecchie di Giovanni rimbombano parole offensive del padre che lo apostrofavano come un omosessuale. Non è chiaro se si sia impiccato o è solo un desiderio di Giovanni che possa togliersi di torno col collo appeso ad un pezzo di corda. Bisticciano per un nonnulla i due fratelli, come Caino e Abele, ma in un momento di tregua Paolo giunge in casa con un grande televisore nuovo, non esprimendo Giovanni alcun segno di contentezza, solo noia, tutt’al più cessazione di dolore. Un dolore e una stizza che lo prende quando verrà redarguito ancora una volta da Paolo che avrà la peggio perché colpito a morte con un colpo di sedia. Adesso è lì Giovanni solo, in balia di nessuno, forse accudito soltanto dai servizi sociali. Sulla scena i componenti del Collettivo Itaca di Potenza, vincitore come miglior spettacolo al Festival inDivenire 2019 e finalista al Premio di drammaturgia Carlo Annoni 2021, accolto bene dal pubblico dei Magazzini del Sale di Messina, ispirato ad un fatto realmente accaduto in un paese del sud Italia che “muove dai concetti del diverso, del disadattamento e del pregiudizio sociale, sollecitato da una ricerca di Andrea Tosi partita dalla “diversità mentale” negli istituti manicomiali”.
Gigi Giacobbe