da testi di Indro Montanelli
Elaborazione drammaturgica di Ernesto Galli della Loggia
Regia di Piero Maccarinelli. Musiche di Antonio Di Pofi
Con Sandro Lombardi e con Ernesto Galli della Loggia
Coproduzione: Fondazione Corriere della Sera, Associazione Culturale Artisti Riuniti, Spoleto55 Festival dei due Mondi
Teatro San Nicolò 6-7-8 luglio 2012
« Fu un grande giornalista. Scrittore dalla prosa secca e pungente, spaziò con eguale efficacia dagli editoriali al grande reportage, ai corsivi fulminanti. Fu autore di non banali libri di storia cui arrise un successo straordinario. Fu per circa quattro decenni la bandiera del più importante quotidiano nazionale, Il Corriere della Sera, e per circa altri due diede vita e fu l'animatore di un altro quotidiano importante, Il Giornale. E in ognuno di tali ruoli, e assommandoli tutti, seppe conquistarsi un seguito di lettori quale forse nessun altro ha avuto nella storia del giornalismo italiano». Indro Montanelli fu tutto questo scrive Ernesto Galli Della Loggia nella sua riduzione drammaturgica Io e ...Indro Montanelli, vestendo per l'occasione il ruolo di attore seduto in prima fila del Teatro San Nicolò, quasi un ventriloquo, a fare domande a Sandro Lombardi che ne interpreta il personaggio senza dovergli necessariamente somigliare, muovendosi piuttosto con tanta bravura, in questa regia di Piero Maccarinelli, tra una scrivania sormontata dall'epica Lettera22 dell'Olivetti e tre microfoni situati accanto a tre postazioni del palcoscenico. Certamente lo spettacolo ha un imprinting di tipo storico-politico. Lombardi parla, legge o fa finta di battere a macchina e dietro scorrono le immagini, inframmezzate dagli interventi musicali di Di Pofi, dei quattro personaggi selezionati da Della Loggia: Mussolini, Togliatti, Moro e Berlusconi, tutti coevi di Montanelli e da lui trattati, cotti e radiografati a puntino. Certamente potevano essere altri i personaggi da inserire, penso a Berlinguer, Andreotti e altri, ma tant'è. Scelte rispettabili che attraverso la voce del corifeo Lombardi-Montanelli rimbalzano nella nostra mente e ci fanno vedere pregi e difetti della nostra Italietta "retorica e filodrammatica" costituita da molte famiglie che ripetono sempre "tutto s'aggiusta" e non è vero perché "tutto s'arrangia". Una piccola antologia montanelliana, ai confini d'un corretto didascalismo come si potrebbe volentieri udire alla radio o vedere in televisione in una di quelle puntate orchestrate da Gianni Minoli. Ecco cosa scriveva Montanelli sui quattro personaggi: «Mussolini fu egocentrico, prepotente, demagogo e ciarlatano, quanto si vuole. Ma sanguinario, no». «Togliatti non era un grande oratore...in lui c'era dell'altro: un aristocratico disprezzo per la piazza e la folla». Così su Moro: «Io sono giunto alla conclusione che il mito della sua lunga acutezza politica sia dovuto soprattutto alla sua incomprensibilità». Così su Berlusconi: « Quello che voleva era collocarmi in una nicchia come un santone benedicente l'operazione de Il Giornale. Il suo sogno era che Il Giornale continuasse a identificarsi con Montanelli, ma che fosse gestito indipendentemente da Montanelli». Aveva paura di morire Montanelli, come tutti credo, e quando gli domandarono cosa volesse fosse scritto sulla sua lapide rispose : «Genio compreso che spiegava agli altri ciò che egli stesso non capiva».-
Gigi Giacobbe