di Edvard Grieg
Musiche di scena op. 23
per il dramma omonimo di Henrik Ibsen per soli, coro e orchestra
(in forma di concerto)
Maestro concertatore e direttore Nikolas Nägele
Drammaturgia Pier Paolo Pacini
Peer Gynt Sandro Lombardi
Aase, Solvejg Elena Ghiaurov
Il mago Annibale Pavone
Solvejg Aitana Sanz Pérez
Anìtra Olha Smokolina
Tre mandriane Constanza Antunica, Nadia Pirazzini, Chiara Chisu
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del coro Lorenzo Fratini
Con soprattitoli in italiano delle parti cantate a cura di Prescott Studio, Firenze
Si ringraziano per la consulenza linguistica norvegese Sidsel Vivarelli Colonna e Christel Smith
Firenze, Teatro del Maggio, Sala Mehta 17 gennaio 2024
Con la rappresentazione del 16 gennaio 2024, ha preso avvio ufficialmente la stagione invernale del Teatro del Maggio: in cartellone, nelle serate di martedì 16 e mercoledì 17 gennaio sul palco della sala Mehta, l'esecuzione del Peer Gynt, musiche di scena composte da Edvard Grieg per il capolavoro omonimo di Henrik Ibsen. Il poema drammatico si basa sulla figura di Peer, giovane perdigiorno che vive la sua vita tra piaceri materiali e trovate fantastiche e si dipana su una partitura musicale di Grieg riconoscibile nelle suites sinfoniche che ne sono derivate. Qui a Firenze è stato riproposto nella sua completezza con soli coro orchestra e parti recitate nell’elaborazione del regista e drammaturgo Pier Paolo Pacini mentre sul podio, alla guida dell’Orchestra e del Coro del Maggio, il maestro Nikolas Nägele. Il cast era composto dal attore fiorentino Sandro Lombardi, nei panni del protagonista della vicenda, Peer Gynt, dall’attrice Elena Ghiaurov nella parte di Aase, Solvejg e dall’attore, Annibale Pavone, nel ruolo de Il mago e di altri personaggi di contorno che prorompono in scena, una scena da allestimento da concerto con due oggetti che attiravano l'attenzione: un grande quadrante di orologio e un baule dal quale il protagonista recupera il copione. Gli interventi cantati erano affidati al soprano Aitana Sanz-Pérez e al mezzosoprano Olha Smokolina, entrambe allieve dell’Accademia del Maggio, rispettivamente nelle parti di Solvejg e Anìtra; Constanza Antunica, Nadia Pirazzini, Chiara Chisu, artiste del Coro del Maggio, nel ruolo delle Drei Säterinnen (Tre mandriane), hanno completato la locandina. Così nell'originalità della sua creazione musicale e drammatica il Peer Gynt è riuscito a coniugare due mondi culturali quello della la parola narrata e la musica. Fa pensare che il poema che raccoglie tutte le suggestioni della mitologia norvegese sia nato dalla penna dello scrittore norvegese Henrik Ibsen durante il suo soggiorno in Italia nel 1867 tra Sorrento e Ischia, e che conobbe a Roma il compositore, suo connazionale, Edvard Grieg nell’anno precedente. Fu proprio Ibsen a chiedere al musicista, nel 1874, la collaborazione per trasformare il suo lavoro in una rappresentazione teatrale con musiche di scena: egli infatti riteneva che la presenza di un commento musicale avrebbe contribuito alla maggiore attenzione al poema. Inizialmente Grieg accettò con entusiasmo la proposta, allettato dal considerevole rientro economico dell’operazione oltre che dalla grande ammirazione che nutriva per la personalità artistica di Ibsen, ma dopo un frizzante avvio il lavoro procedette con lentezza e Grieg stesso confessò che il Peer Gynt fosse “il meno musicale dei soggetti possibili”, forse a causa della spettacolarità e complessità dell’azione narrativa. Si tratta di un poema che racconta, in prima persona, l'esperienza di un viaggio iniziatico, o meglio, di formazione, in cui un rivive la vita del protagonista, tra sogni, fallimenti, viaggi immaginari, incontri con esseri mitologici della tradizione norvegese, di re dei Troll e castelli incantanti, ma anche di incontri con il diavolo che cerca invano di reclamare la sua anima. Ma sarà proprio la sua perenne voglia di fantasticare ad occhi aperti che lo porterà, nel mondo dei sogni, a ritrovare in suo amore che lo attende, di ritrovare una bontà d'animo che non ha mai perso e dunque di non essere stato nemmeno capace “di guadagnarsi” l’inferno.” Il tutto reso con le suggestive voci degli attori che hanno condiviso la parola con la musica e il canto delle voci soliste dei momenti struggenti e malinconiche come Solveig's Song, resa da Aitana Sanz Pérez, assieme alla componente corale diretta da Lorenzo Fratini parte attiva dell'intreccio di musica e narrazione. La gestione musicale di Nikolas Nägele ha esaltato tutta la gamma timbrica dei suoni della composizione, con le continue alternarsi di dinamiche di forti annotazioni chiaroscurali che Grieg compenetra la sua costruzione, esaltando i momenti di estrema liricità affidata al canto. Sala Mehta piena in ogni ordine di posti per tutte e due le serate, con il pubblico fiorentino che ha accolto con calore e partecipazione gli artefici del progetto in una ritrovata affezione al proprio teatro. Federica Fanizza