di Brian Nelson
progetto, adattamento e regia: Corrado d'Elia
assistente alla regia: Luca Ligato
con
Alessandro Castellucci e Désirée Giorgetti
scene: Corrado d'Elia e Luca Ligato
luci: Marcello Santeramo
fonica: Mario Bertasa
costumi: Stefania Di Martino
produzione: Teatro Libero
Milano, Teatro Libero dal 1 al 14 dicembre 2015
Sul palcoscenico del Teatro Libero fanno bella mostra di sé contenitori trasparenti pieni di caramelline multicolori, ciascuno contenente un oggetto simbolo di questa storia ispirata a un fatto di cronaca, realmente avvenuto in Giappone, da cui è nato il film Hard Candy - scritto dallo sceneggiatore Brian Nelson (Usa, 1964) che in poche settimane costruisce un testo controverso, impegnato e impegnativo - thriller uscito nel 2005 per la regia di David Slade e mai arrivato nelle sale cinematografiche in Italia dove dal 2008 circola in DVD.
Corrado d'Elia ha ripreso il contenuto del film presentandone una versione teatrale che affronta il delicato argomento dei rapporti tra uomini maturi e adolescenti sui 14/15 anni, sul limite di quella che è definita "età del consenso" (da non confondere con la maggior età né con quella minima richiesta per il matrimonio e variabile da Stato a Stato, anzi in alcuni neanche presente) che in diritto è quella in cui riferendosi ai rapporti sessuali consensuali una persona è ritenuta in grado di dare un consenso cosciente.
Una moderna 'favola nera' con Hailey, un'apparentemente ingenua e candida Cappuccetto Rosso - impersonata con convinta nonchalance e sicurezza nel rendere la dicotomia del ruolo da Désirée Giorgetti (Milano, 1982), diplomata all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico di Roma - che pare in virtù di una conoscenza via chat essere caduta nella trappola del lupo, interpretato in modo equilibrato dal bravo Alessandro Castellucci (Milano, 1968), attore, regista e autore di forte professionalità che dà di Jeff un quadro elegantemente spiazzante.
Un gioco che partendo dalla fatidica frase che raccomanda di non accettare mai le caramelle da uno sconosciuto si fa sempre più sorprendente e inquietante in un continuo alternarsi di ruoli per cui il carnefice diviene vittima e viceversa senza che si riesca a stabilire con chiarezza adamantina chi è l'uno e chi l'altro, come ha ben evidenziato la regia di d'Elia attraverso un continuo altalenare dei ruoli che indipendentemente dall'evolversi dei fatti lascia aperto il dubbio.
E non è il solo interrogativo suggerito dalla pièce che offre un quadro di giovanissimi abbandonati a se stessi, non guidati né educati e lasciati in uno stato di disordine e confusione assoluto che credono sia libertà, ma è anarchia in cui impulsi, pulsioni, perversioni... e persino premeditazioni prendono campo confondendosi con le sicurezze.
Lo spettacolo è accompagnato da una musica ossessiva dai temi che richiamano i giochi dell'infanzia e dai toni un po' troppo alti: più bassi avrebbero aumentato la suspense di un argomento trattato senza indulgere sull'erotismo, ma attardandosi sulle scene in cui la morbosa follia assume tinte più forti.
Una pièce non facile con due bravi attori che sarebbe interessante vedere in altri ruoli meno estremi e paradossali, ma non per questo meno reali.
Wanda Castelnuovo