domenica, 08 settembre, 2024
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LAST MINUTE - ideazione, direzione artistica, immagine e scenografia Claire Bardainne, Adrien Mondot

“Last minute", ideazione, direzione artistica, immagine e scenografia Claire Bardainne, Adrien Mondot. Foto Andrea Veroni “Last minute", ideazione, direzione artistica, immagine e scenografia Claire Bardainne, Adrien Mondot. Foto Andrea Veroni

ideazione, direzione artistica, immagine e scenografia Claire Bardainne, Adrien Mondot
partitura musicale e sound concept Olivier Mellan
computer design e sviluppo Adrien Mondot, Loïs Drouglazet
gestione tecnica Jean-Marc Lanoë
outside eye Stéfanie James
allestimento Loïs Drouglazet, Jean-Marc Lanoë, Yannick Moréteau
performance di danza per il Festival dei Due Mondi di Spoleto Giulia Di Lello, Maria Vittoria Tulli, Giulia Tizi, Oliva Beatrice
un ringraziamento speciale a Paul Brossier, Pierre-Yves Mansour
amministrazione Marek Vuiton
assistito da Mathis Guyetand
direzione tecnica Raphaël Guénot
produzione e booking Joanna Rieussec
con l'assistenza di Adèle Béhar
produzione Margaux Fritsch, Delphine Teypaz, Juli Allard-Schaefer
prodotto da Adrien M & Claire
B in coproduzione con Les Champs Libres, Rennes; Théâtre-Sénart, Scène Nationale, Lieusaint; Chaillot - Théâtre national de la Danse, Parigi
con il sostegno di Fonds [SCAN] - Prefetto della Regione Auvergne-Rhône-Alpes e Regione Auvergne-Rhône-Alpes
DRAC Auvergne-Rhône-Alpes: piano di salvaguardia delle arti dello spettacolo 2020-2021
con il supporto di DICRéAM – Centre National du cinéma et de l’image animée
La Compagnia Adrien M & Claire B è sovvenzionata e accreditata dal DRAC Auvergne-Rhône-Alpes, dalla Regione Auvergne-Rhône-Alpes ed è sostenuta dalla Città di Lione
Prima italiana
Con il patrocinio dell’Ambasciata di Francia in Italia 
Spoleto – Festival dei Due Mondi 2024 12 luglio 2024

www.Sipario.it, 13 luglio 2024

Last minute, lo spettacolo interattivo che al Festival di Spoleto Adrien Mondot & Claire Bardainne hanno messo in scena nel suggestivo complesso monumentale di San Nicolò, mi ha richiamato alla memoria l’inizio di Archetipi dove Elémire Zolla cercava non di spiegare, ma di raccontare l’esperienza metafisica. Lo faceva rievocando il Leopardi dell’Infinito, nel momento in cui il poeta diviene tutt’uno con ciò che lo circonda: con la siepe che limita il suo sguardo, con gli interminati spazi e gli indefiniti mondi che attraverso la mente riesce a vivere sino al punto in cui il suo cuore non ha un fremito di paura. Perché l’infinito mette paura. E Zolla chiudeva questa rievocazione, prima di iniziarne un’altra, sostenendo che l’esperienza metafisica è precisamente quella descritta da Leopardi: il soggetto che conosce e l’oggetto conosciuto non sono più divisi, non sono più separati, ma divengono tutt’uno e si sentono parti di questo tutto che, poi, è la vera realtà che trascende quella fisica di ogni giorno alla quale siamo abituati.

Ecco: Last minute è uno spettacolo che cerca di rappresentare, facendolo provare al pubblico, precisamente questo. Al di là del tempo come sterile successione di minuti o di secondi, che cosa può succedere? E, si chiedono gli autori, come è possibile rappresentare ed anche far vivere una dimensione diversa del tempo? Questa la sfida che si sono posti.

E così su uno schermo e un pavimento interattivi, dove gli spettatori possono o solo osservare o anche interagire muovendosi liberamente, ecco proiezioni di particelle minuscole che si aggregano e disgregano; un mare leggermente agitato che finisce per rivelarsi una porta d’ingresso verso il mondo che c’è al di là della materia sensibile; una goccia che, cadendo, si moltiplica in infinite goccioline per trasformarsi in qualcosa che non vediamo più, ma che c’è, si sente che c’è; una fiamma che è già il suo stesso fumo che sale su in cielo sino a diradarsi sempre più in alto per poi immedesimarsi in quell’insieme sterminato, innumerabile e infinito di stelle che è l’universo; e da qui tornare all’insieme di piccole particelle da cui si era partiti.

Come a voler dire che la materia è circolare, che inizio e fine sono concetti umani così poveri messi in campo per cercare di spiegare ciò per cui non si può parlare e si deve tacere.

Tutto questo non è che la raffigurazione, se così può chiamarsi, di ciò che Claire Bardainne ha provato spargendo le ceneri di suo padre poco lontano dalla baia di Mont St Michel, mentre in grembo già stava portando una nuova vita che di lì a poco sarebbe nata.

Last minute è dunque un titolo provocatorio perché non vi sono minuti e non vi è nemmeno l’ultimo. Ma solo una successione interminabile di aggregazioni che dall’infinito provengono e dell’infinito son fatte. Vogliamo chiamare tutto questo tempo, vita?

Possiamo farlo. Consapevoli, beninteso, che sono piccoli nomi di esperienze più grandi che ci appartengono e non ci sono precluse.

Se lo desideriamo.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Sabato, 20 Luglio 2024 11:31

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