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LA DODICESIMA NOTTE - regia Carlo Cecchi

"La dodicesima notte", regia Carlo Cecchi "La dodicesima notte", regia Carlo Cecchi

di William Shakespeare
traduzione Patrizia Cavalli

regia di Carlo Cecchi
con Remo Stella, Giuliano Scarpinato, Rino Marino, Eugenia Costantini, Davide Giordano,
Rino Marino, Federico Brugnone, Barbara Ronchi, Daniela Piperno, Vincenzo Ferrera, Loris Fabiani,
Carlo Cecchi, Dario Iubatti
musicisti Luigi Lombardi d'Aquino / Sergio Colicchio tastiere e direzione musicale, Alessandro Pirchio / Alessio Mancini
flauti e chitarra, Daniele D'Ubaldo strumenti a percussione
musiche di scena Nicola Piovani, scena Sergio Tramonti,
costumi Nanà Cecchi, disegno luci Paolo Manti,
produzione Marche Teatro con l'Estate teatrale veronese,
al Ponchielli di Cremona, 17 marzo 2015

www.Sipario.it, 23 marzo 2015

La dodicesima notte di William Shakespeare è un espace de jeu, fatto di parole e di musica, in cui la potenza dell'amore la fa da padrone, al di là del sesso, al di là del ridicolo a cui è condannato Malvolio, sfiorando 'la tragedia' e scivolando nella farsa, che alla fin fine è più tragica di ogni dramma. Ad andare in scena sono la bulimia dell'amore, la sfida del desiderio che è volgere lo sguardo alle stelle, desiderio che sfugge e fugge, così come i personaggi della Dodicesima notte si rincorrono per perdersi e ritrovarsi, incontrarsi e scontrarsi. La dodicesima notte di Carlo Cecchi è l'esempio di un teatro d'attore che si compie nell'alchimia magica che unisce la potente, pulita e squillante traduzione di Patrizia Cavalli, con la musica elegante di Nicola Piovani — eseguita dal vivo da Luigi Lombardi d'Aquino, Sergio Colicchio, Alessandro Pirchio, Alessio Mancini e Daniele D'Ubaldo — e la regia scritta in punta di penna da Carlo Cecchi. Su una pedana mobile si muovono come statuine di un carillon i personaggi speculari della Dodicesima Notte: Orsino (Remo Stella) che troppo desidera e Olivia (Barbara Ronchi) che dall'amore si difende, fino a che non s'invaghisce di Viola/Cesareo (Eugenia Costantini), Sebastinao, fratello di Viola, creduto morto (Davide Giordano) e poi ritrovato. A intrecciarsi con i bisticci d'amore di Orsino/Olivia/Viola la cotè comica che ha per perno Malvolio, maggiordomo tronfio e impettito, dileggiato e illuso che la sua padrona Olivia possa ricambiarne l'amore inconfessato. Malvolio è Carlo Cecchi, gran dicitore, sopraffino ballerino mimico in cui l'ironia sferzante e graffiante induce ad un riso amaro e a tratti pietoso. Cecchi è il perno della giostra delle passioni che gira e ci mostra i bisticci d'amore e lo fa con un segno pulito, con una rara capacità di isolare le scene, chiarire e sciogliere la trama complessa della Dodicesima notte. Tutto ciò è possibile grazie a una definizione precisa e armoniosa di ogni singolo personaggio che non cerca di essere ma pretende di fungere, ossia di essere funzionale al meccanismo, a quel gioco che dice dell'appetito d'amore e lo fa con le belle parole di Shakespeare adeguatamente tradotte dalla poetessa Cavalli. A questa funzione corrisponde la numerosa compagnia completata da Giuliano Scarpinato, Rino Marino, Federico Brugnone, Daniela Piperno, Vincenzo Ferrara, Loris Fabiani, Dario Iubatti. In tutto questo La dodicesima notte non chiede di essere creduta e condivisa, nella versione registica di Carlo Cecchi, lo spettatore assiste, gode dell'intrecciarsi delle storie e del riprendere ogni volta il filo, assapora le belle parole e metafore del testo/traduzione, assiste a una sorta di danza delle passioni in cui ad essere bandite sono le emozioni o la semplice possibilità di credere vero ciò che accade. Sarà l'ambientazione volutamente astratta: una pedana che gira, elementi scenici portati a vista a secondo del bisogno, ma sta di fatto che – come spesso accade con Cecchi – il gioco è svelato perché nel suo presentarsi come gioco/finzione possa farsi apprezzare, seguire, conoscere. Carlo Cecchi fa questo ponendosi come fulcro intorno a cui ruotano tutti gli attori, la potenza del suo essere in scena, quel suo muoversi non realistico, quel suo recitare straniato e distante dà il taglio all'intero allestimento che chiede di essere goduto più col cervello che con il cuore, in barba alle passioni concenti che attraversano gli amanti nella Dodicesima notte. Il meccanismo è così pulito, gradevole, ben oliato e gustoso che assistervi è un piacere dell'intelletto.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Lunedì, 23 Marzo 2015 09:47

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