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MOUN. PORTATA DALLA SCHIUMA E DALLE ONDE - regia Fabrizio Montecchi

"Moun. Portata dalla schiuma e dalle onde", regia Fabrizio Montecchi "Moun. Portata dalla schiuma e dalle onde", regia Fabrizio Montecchi

da Moun di Rascal
con Deniz Azhar Azari
regia e scene Fabrizio Montecchi
sagome Nicoletta Garioni (dalle illustrazioni di Sophie)
musiche Paolo Codognola
coreografie Valerio Longo, costumi Tania Fedeli, luci Anna Adorno
realizzazione sagome Federica Ferrari, Nicoletta Garioni, Agnese Meroni, Francesca Donati (assistente), realizzazione scene Sergio Bernasani, assistente alla regia Helixe Charier
spettacolo prodotto dal Teatro GiocoVita di Piacenza in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione
al teatro Ponchielli di Cremona, il 17 marzo 2017

www.Sipario.it, 30 marzo 2017

Moun. Portata dalla schiuma e dalla onde del Teatro GiocoVita è uno di quegli spettacoli che ridà fiducia nel teatro ragazzi. Lo si dice perché troppo spesso si vedono spettacoli per i più piccoli francamente brutti. Un danno incalcolabile se si tiene conto che si rischia di danneggiare per sempre la possibilità delle giovani generazione di innamorarsi dell'arte scenica. Non è questo il caso di Moun. Portata dalla schiuma e dalle onde. Il racconto della piccola gattina affidata dai genitori all'oceano ancora neonata per risparmiarle la sofferenza della guerra mette in scena il tema dell'abbandono e lo fa con grande delicatezza e chiarezza. Come accadde con la morte, argomento affrontato nello spettacolo Cane blu sempre del Teatro GiocoVita, Moun è la dimostrazione che è possibile raccontare il dolore, la paura della perdita in maniera poetica, dolce ma veritiera. Per fare questo Teatro GiocoVita si affida al teatro di narrazione e movimento, intrecciato col teatro d'ombre di cui la compagnia piacentina possiede una sapienza che non manca mai di stupire. Doppio è il registro d'analisi per questo piccolo ma prezioso lavoro. Da un lato c'è la storia. Moun trovata sulla spiaggia vive all'interno di una famiglia, vive con grande serenità il rapporto con quelli che crede essere i suoi genitori e si occupa dei fratellini. Quando i suoi genitori elettivi le raccontano di come lei non sia nata dalla pancia della mamma, ma sia stata portata dalla schiuma e dalle onde il mondo pare caderle addosso, smette di giocare, si isola sulla spiaggia a guardare l'oceano. Poi Moun trova la soluzione con poetica semplicità e grande intensità simbolica. Il momento di crisi della piccola si risolve con la decisione di raccogliere oggetti e disegni della sua infanzia, metterli nella scatola di bambù nella quale fu ritrovata e affidarla all'Oceano. L'obiettivo è far arrivare notizie di sé ai genitori che la abbandonarono per salvarla e per la trovatella alla fin fine elaborare l'abbandono. Tutto ciò si compie con una dolcezza e una delicatezza invidiabili e rare. Ci sono nella modalità del racconto che si avvale di proiezioni, una ben calibrata e delicata colonna sonora, il racconto credibile e correttamente recitato da Deniz Azhar Azari. Si rimane incantati da come le sagome – realizzate da Nicoletta Garioni - e nel suo complesso la messinscena firmata dalla regia di Fabrizio Montecchi sappiano catturare l'occhio, incantare per la loro natura dolce ma non smelensa, fiabesca ma non sterilmente infantile. Ciò che Moun regala allo spettatore adulto è la capacità di far vivere le immagini sullo schermo, la capacità di trasformare il corpo dell'attrice/manipolatrice in ombra e le ombre in corpi attoriali da cui ci si fa emozionare volentieri.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Venerdì, 31 Marzo 2017 22:40

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