di William Shakespeare
traduzione di Masolino d’Amico
FRANCO BRANCIAROLI
con
PIERGIORGIO FASOLO FRANCESCO MIGLIACCIO
e con (in o.a.)
Emanuele Fortunati, Stefano Scandaletti, Lorenzo Guadalupi,
Giulio Cancellli, Valentina Violo, Dalila Reas, Mauro Malinverno, Mersila Sokoli
scene Marta Crisolini Malatesta
costumi Stefano Nicolao
luci Gigi Saccomandi
musiche Antonio Di Pofi
movimenti di scena Monica Codena
regia e adattamento PAOLO VALERIO
Produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Centro Teatrale Bresciano, Teatro de Gli Incamminati
Roma – Teatro Quirino Vittorio Gassman 1 novembre 2022
Vedendo Il mercante di Venezia in scena al Quirino, con un bravo Franco Branciaroli nei panni del protagonista, mi è venuto spontaneo paragonare questo spettacolo a un brano musicale, dove è la melodia a imprimersi nella mente più che l’accompagnamento.
Per meglio intenderci: Branciaroli-Shylock è la melodia, gli altri interpreti l’arrangiamento che la pongono in evidenza.
E questa melodia ha un suono rauco, duro, giocato su bassi cavernosi, un aspetto canuto e poco invitante, capelli lunghi e ricci che fuoriescono da un berretto, una barba lunga e ispida che non invita ad accostarsi a quel volto; occhi severi privi di affetto e dominati solo da sete di vendetta e supremazia: queste le caratteristiche dello Shylock che Branciaroli impersona. Al quale, va detto, riserva anche un po’ di ironia: ma sempre giocata su toni cupi, sinistri, che divertono superficialmente perché si tratta di una risata che apre spiragli sopra l’abisso di un animo privo di cuore, vendicativo, senza scrupoli.
Tanto forte è questa linea melodica - volutamente impostata - che la luminosità degli altri protagonisti della pièce - Antonio, Porzia e Bassanio su tutti - invece di creare opportuno controcanto (come Shakespeare voleva?) evidenziano ancor di più l’oscurità che il protagonista emana.
E che fine fanno l’ambiguità, le sfumature, gli stati discreti che si possono percepire nella lettura del testo del Mercante di Venezia?
Malgrado questa impostazione semplice, binaria, Paolo Valerio ha firmato la regia di uno spettacolo ben fatto e interpretato, senza fronzoli, con un Branciaroli essenziale ma a suo modo efficace.
Molto bravi Piergiorgio Fasolo - un Antonio stoico, socratico -, Stefano Scandaletti - un Bassanio giovanile, energico, innocente ma non sprovveduto -, Valentina Violo - una Porzia piena di verve, iniziativa e saggezza, oltre che colta e sincera. Tutti gli interpreti, benché impegnati, per impostazione generale, a far svettare Branciaroli, si sono distinti per una musicalità recitativa, una presenza scenica ed una certa ironia: doti difficili da riscontrare insieme in un attore mantenendole ben equilibrate.
Complice la bellissima ed elegante traduzione del testo shakespeariano di Masolino d’Amico, questo Mercante di Venezia, così come letto da Paolo Valerio, ci dice, in sostanza, che generosità e pietà, a prescindere dal ruolo che si occupa in società e della razza cui si appartiene, sono le uniche doti da praticare e valorizzare in vita.
Tutto condivisibile e giustissimo.
Ma Shylock e la sua perfidia, almeno apparente, avrebbero richiesto un po’ di più in termini di lettura. Un “di più” che emerge bene nel monologo in cui il protagonista del Mercante afferma che ebrei e cristiani sono, praticamente, uguali; perché entrambi provano gioia e dolori, odio e amore, sofferenza e godimento allo stesso modo. Perché a prescindere da cultura e credo religioso, nel cuore siamo uomini e umani.
E qui la recitazione di Branciaroli ha dato prova di misura e talento davvero raffinati.
Pierluigi Pietricola