di Euripide
traduzione Massimo Fusillo
regia Federico Tiezzi
con (in ordine di apparizione) Debora Zuin (nutrice), Riccardo Livermore (pedagogo), Laura Marinoni (Medea),
Roberto Latini (Creonte), Alessandro Averone (Giasone), Luigi Tabita (Egeo), Sandra Toffolatti (il nunzio),
Francesca Ciocchetti (prima corifea), Simonetta Cartia (prima coreuta)
coro Alessandra Gigli, Dario Guidi, Anna Charlotte Barbera, Valentina Corrao, Valentina Elia, Caterina Fontana, Francesca Gabucci, Irene Mori, Aurora Miriam Scala, Maddalena Serratore, Giulia Valentini, Claudia Zappia
responsabile coro Simonetta Cartia
figli di Medea Matteo Paguni, Francesco Cutale
seguaci di Creonte Pasquale Aprile, Giovanni Nardone, Salvatore Testa
portatori di Medea Sebastiano Caruso, Moreno Mondì
coro Andrea Bassoli, Alberto Carbone, Sebastiano Caruso, Alessandra Cosentino, Gaia Cozzolino, Sara De Lauretis, Carlo Alberto Denoyè, Lorenzo Ficara, Leonardo Filoni, Ferdinando Iebba, Althea Mara Luana Iorio, Denise Kendall-Jones, Domenico Lamparelli, Federica Leuci, Emilio Lumastro, Arianna Martinelli, Moreno Mondì, Alice Pennino, Edoardo Pipitone, Jacopo Sarotti, Mariachiara Signorello
produzione INDA – Istituto Nazionale del Dramma Antico
Teatro grande, Parco Archeologico di Pompei 2 Luglio 2023
Presso il Teatro Grande del sito Archeologico di Pompei è andata in scena Medea per la regia di Federico Tiezzi. La tragedia di Euripide era inserita nell’ambito del festival estivo del Teatro Nazionale di Napoli “Pompeii Theatrum Mundi” alla sua sesta edizione. Protagonista Medea ed il suo livore verso Giasone ma soprattutto contro il mondo. Un odio che non conosce limiti e, purtroppo, ostacoli e che non si ferma nemmeno davanti al sangue del suo sangue quando decide che anche i suoi figli debbano morire per sua mano allo scopo di infliggere all’uomo che aveva amato con tutta la sua forza un dolore dal quale nessuno può uscire. Una donna sorda ai miti consigli della nutrice, della corifea o del coro delle donne corinzie che la esortano a desistere, ad accettare la situazione e a percorrere la strada del nuovo destino con rassegnazione. Ma qual è il torto subìto? Cosa spinge la donna a vendicarsi in modo così orrendo? La sua lesa dignità da parte di Giasone per il quale aveva abbandonato il padre dopo aver aiutato lui e gli Argonauti a conquistare il vello d’oro. Dal consorte aveva avuto due figli ma lui tempo dopo aveva deciso di ripudiarla per sposare Glauce, figlia di Creonte re di Corinto. Questa unione gli avrebbe offerto di diritto la successione al trono e dunque una carica regale. La scena si svolge poco prima del matrimonio quando Medea, ormai certa di aver perso l’uomo che amava, scaglia maledizioni e anatemi contro il re e la sua famiglia e decide di castigare Giasone nel modo più crudele possibile. Muti ed eterei i figli, di loro si ascolteranno solo le grida di strazio e delusione quando la madre deciderà di sacrificarli nonostante avesse avuto degli attimi di esitazione in cui protendeva per la loro salvezza. L’opera è stata riscritta e reinterpreta dando al mito tragico una rappresentazione moderna che si fonde con il classico, molti i simbolismi, come le maschere indossate da Medea, i figli, Creonte etc. I personaggi indossano abbigliamento moderno ed usano oggetti attuali ma rappresentano comunque un mondo passato di cui sono rispettati usi e credenze.
La prova attoriale è convincente e appassionante, i personaggi femminili lasciano il segno con il loro fervore, la protagonista Laura Marinoni offre una recitazione matura, diretta e decisa; bravo anche Alessandro Averone forse però con un’inflessione dialettale un po’ marcata. Interessante la scelta delle musiche. Di fronte a queste scelte stilistiche, anche se riuscite, la domanda resta sempre la stessa: “Perché riscrivere i classici? Non sono tali proprio per questo?”.
Simona Buonaura