testo e regia: Furio Bordon
scene e costumi: Alessandro Chiti
luci: Nino Napoletano
con Daniela Giovanetti e Massimo De Francovich
Roma, Teatro Eliseo, dal 3 al 15 novembre
Milano, Teatro dell'Elfo, fino al 4 dicembre 2009
Realtà e ricordo si affacciano nell' animo di una psicoterapeuta infantile nella notte in cui sa del suicidio di un suo paziente, un ragazzo violato da un' infanzia d' indifferenza e di non accettazione. L' avvenimento è il motore di un impietoso, feroce incontro-scontro della donna con se stessa e il suo vissuto. È «La notte dell' angelo», ultimo interessante testo di Furio Bordon: Anna si trova di fronte al padre morto, un grande attore che lei ha adorato, un uomo egoista, charmeur, dalla sottile ironia velata dal cinismo di chi pensa di avere capito la vita ma anche lui fragile e solo, che Massimo De Francovich interpreta splendidamente restituendone la complessità con gesti calibrati e toni ricchi di raffinata semplicità. Con il fantasma del padre si fa vivo anche quello inquietante di un incesto, mai avvenuto, ma che ha condizionato la vita di Anna, cui Daniela Giovanetti ben infonde un' incessante drammatica inquietudine, quasi a significare l' ansia dolorosa di scoprire attraverso l' altro una parte di sé. In questo universo di presenze-assenze c' è anche il ragazzino, Guido Saudelli, con il suo doppio, una bianca marionetta ben manovrata da Massimo Gambarutti. È la parte più fragile di uno spettacolo che tuttavia fa percepire il senso profondo della solitudine umana e della fatica di conoscere se stessi.
Magda Poli
Fino al 15 novembre Daniela Giovanetti e Massimo De Francovich sono all’Eliseo con uno spettacolo dello Stabile del Friuli Venezia Giulia, La notte dell’Angelo, testo e regia di Furio Bordon (è lo stesso autore di Le ultime lune, ricordate?, interpretato da un toccante Marcello Mastroianni). Il tema che il testo affronta è fra i più duri e difficili, fra i più scomodi da accettare sui piani sociale e psicologico: le età indifese, ossia l’infanzia e la vecchiaia, i due momenti della vita umana in cui si è meno garantiti, meno al riparo da qualsiasi tipo di insidia. Sulla scena, tre figure: Anna, psicologa di professione, donna di viva intelligenza e di estrema sensibilità che interagisce con due defunti, il proprio padre, viveur di comclamato egoismo, e un giovane paziente, considerato a nove e a diciotto anni. Sarà il ragazzo, con le sue storie di abuso e di dolore, a provocare. tra genitore e figlia. uno spietato confronto. Che però conduce alla/e verità. Antiretorici come le battute che pronunciano, i due artisti danno credibilità a una vasta gamma di sentimenti capitali. Nervosa e lirica la Giovanetti, evocativo De Francovich.
Rita Sala