di William Shakespeare
traduzione Ferdinando Bruni
regia Elio De Capitani e Lisa Ferlazzo Natoli
con Elio De Capitani, Federico Vanni, Camilla Semino Favro, Cristina Crippa, Angelo Di Genio, Alessandro Averone, Carolina Cametti, Gabriele Calindri, Massimo Somaglino, Michele Costabile
scene e costumi Carlo Sala
musiche originali Silvia Colasanti
luci Michele Ceglia
suono Giuseppe Marzoli
produzione Teatro dell'Elfo con il sostegno di Fondazione Cariplo
Milano, Teatro Elfo Puccini, dal 24 ottobre al 13 novembre 2016
All'Elfo Puccini un Otello attuale
Grandi teli di plastica ci introducono scenograficamente nella tragedia shakespeariana. Otello, interpretato dallo stesso De Capitani, ama la giovane moglie Desdemona. Iago, assetato di potere e di vendetta, insinua l'amore di Desdemona per Cassio nella mente di Otello che, da qui in poi, cavalcherà le onde travolgenti di una gelosia senza fine lungo un crescere che lo porterà alla follia. Un fazzoletto perso incrocerà infaustamente i destini esistenziali dei tre protagonisti senza possibilità di riscatto.
La messinscena, diretta da Elio De Capitani e da Elisa Ferlazzo Natoli, risulta pienamente attuale. La conclusione delle vicende umane di Otello e Desdemona già predestinata nel suo nome (Desdemona in greco significa "sfortunata") richiama i tanti, ormai, fatti di cronaca che vedono vittime le donne della gelosia degli uomini. Il binomio omicidio-suicidio è la forma estrema che prende la gelosia quando non è più controllata dalla mente umana e che è tanto più aumentata, come nel caso di questa tragedia, dalla freschezza rinnovatrice dell'età di Desdemona, che ha la "colpa" di essere giovane e bella, su quella di Otello che acquista vitalità. Come si dice nella tragedia, la paura del tradimento può creare demoni interiori insostenibili che sono peggiori della certezza del tradimento. Otello è sconvolto dai fantasmi interiori che lo dominano senza pace, facendogli credere quello che non c'è. È all'interno di questo quadro interpretativo che si pone un primo significato dell'opera: quello più generale dell'irrazionalità incontrollata, della sua forza, del suo potere e delle tremende conseguenze a cui può sottoporre quando arriva ai suoi eccessi. Un secondo significato è di segno opposto al primo. È il significato legato al potere che per raggiungere i suoi obiettivi mette in campo la fredda strategia calcolatrice della razionalità di cui ha bisogno. Iago è vittima dei suoi calcoli quasi matematici ed è bravo nel farli, anche se non riesce del tutto a completare il suo programma. I due significati, quello legato all'irrazionalità, la passione indomabile, e quello legato alla razionalità, la sete di potere, si incrociano con il secondo che alimenta come strumento per i suoi fini, in una continua rincorsa in cui è la gelosia a vincere e il potere a perdere. Questo doppio binario interpretativo scorre sotto la traduzione di Ferdinando Bruni che non disperde il messaggio dell'autore inglese.
Non meno importanti sono gli altri personaggi come quello di Emilia, mentore di Desdemona che tenta di evitarle la fine a cui va incontro diventandone però concausa inconsapevole e quello di Rodrigo che, senza rendersene conto, è una pedina fondamentale nelle mani di Iago. Tutti e due sono vittime della furia cieca di Iago e consentono attraverso importanti snodi drammaturgici di dare forma organica alla tragedia evidenziandone i significati.
De Capitani e Ferlazzo Natoli allestiscono sapientemente uno spettacolo mai noioso, arricchito dal suono intrigante di Giuseppe Marzoli e dalle luci soffuse di Michele Ceglia che ne danno un taglio cinematografico. La bravura degli attori, tra cui va evidenziata la performance di Federico Vanni che dà voce a Iago, completano le note positive di uno spettacolo applaudito a più riprese nel finale da un pubblico convinto.
Andrea Pietrantoni