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ORA DI RICEVIMENTO (BANLIEUE) (L') - regia Michele Placido

"L'ora di ricevimento (Banlieue)", regia Michele Placido "L'ora di ricevimento (Banlieue)", regia Michele Placido

di Stefano Massini
regia Michele Placido
con Fabrizio Bentivoglio
e Francesco Bolo Rossini, Giordano Agrusta, Arianna Ancarani, Carolina Balucani, Rabii Brahim, Vittoria Corallo, Andrea Iarlori, Balkissa Maiga, Giulia Zeetti, Marouane Zotti
scena Marco Rossi
costumi Andrea Cavalletto
musiche originali Luca D'Alberto - voce cantante Federica Vincenti
luci Simone De Angelis
una produzione Teatro Stabile dell'Umbria
si ringrazia Fondazione Brunello e Federica Cucinelli

Teatro Signorelli di Cortona, 28 ottobre 2016

www.Sipario.it, 28 ottobre 2016

"L'ora di ricevimento (Banlieue)". Dialogo con l'incomprensione

Non siamo più molto abituati ad assistere a vero teatro di parola e sottolineo "vero". Quel genere di teatro dove, come accadeva nel glorioso passato classico, era la drammaturgia l'elemento più importante dal quale poi prendeva luce l'intero impianto dello spettacolo. Quello di Stefano Massini, in questo caso del Massini de "L'ora di ricevimento", è veramente teatro di parola, parola decisamente più importante rispetto a una scena scarna, composta solo da banchi e da un finestrone, come del resto più importante rispetto all'azione, in una rappresentazione in cui i dialoghi avvengono spesso e volentieri in modo statico. Eppure la staticità non si avverte, perché è il testo stesso ad essere abbastanza dinamico da trasportarci all'interno della magia teatrale.
La vicenda rappresentata è quella del professore di francese Ardeche, che insegna ormai da anni in una scuola media di Les Izards (un quartiere popolare di Tolosa), dove s'intrecciano al suo interno divergenti culture – ebrea, musulmana, cattolica... culture che sono espresse dalle figure non tanto degli allievi, che non appaiono fisicamente, bensì dai genitori, che come vuole il titolo vanno a trovare il professore ai ricevimenti per esprimere i loro dubbi. C'è allora chi non vuole che il proprio figlio sia vicino di banco a un atro di religione diversa; c'è chi non vuole riparare un danno di una finestra compiuto palesemente dalla figlia; c'è chi minaccia di ritirare il figlio dalla scuola a causa di un tema assegnato dal professore riguardo argomenti religiosi. Alla fine Ardeche, solitamente a suo agio in tutte le situazioni, cadrà in preda a una distrazione che gli costerà cara, quando in gita scolastica per sbaglio verserà sull'insalata dei ragazzi dell'aceto di vino bianco (l'alcool è vietato ai musulmani) e così, scoperto, sarà costretto a lasciare la scuola per un breve periodo.

Fabrizio Bentivoglio si appropria in modo eccellente del protagonista e del ricco testo di Massini, con un'interpretazione che passa dai toni drammatici a quelli ironici, dando luce così a un personaggio che si eleva a simbolo dell'impossibilità dialogica tra diverse culture e sul piano più generale anche tra esseri umani, se quel Patrice, ex alunno, alla fine lo va a trovare, confessandogli con amarezza che da lui si è sempre sentito incompreso e "invisibile".

Stefano Duranti Poccetti

Ultima modifica il Lunedì, 31 Ottobre 2016 10:44

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