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COSA NOSTRA SPIEGATA AI BAMBINI – regia Sandra Mangini

Ottavia Piccolo in "Cosa nostra spiegata ai bambini", regia Sandra Mangini. Foto Antonio Viscido Ottavia Piccolo in "Cosa nostra spiegata ai bambini", regia Sandra Mangini. Foto Antonio Viscido

di Stefano Massini
con Ottavia Piccolo
e con i Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo (Massimiliano Dragoni, Luca Roccia Baldini, Massimo Ferri, Gianni Micheli, Enrico Fink, Mariel Tahiraj)
musiche di Enrico Fink
visual Raffaella Rivi
disegno luci Gianni Bertoli
regia Sandra Mangini
co-produzione Officine della Cultura – Argot Produzioni – Infinito Produzioni – Teatro Carcano Milano con il contributo di Regione Toscana e Ministero della Cultura
Rassegna Musikè
Lendinara (Rovigo), teatro Ballarin, 13 novembre 2022

www.Sipario.it, 14 novembre 2022

Con questo testo di Stefano Massini interpretato da Ottavia Piccolo va in scena un monologo con musiche dal vivo sulla vita di Elda Pucci, sindaco per un anno, anzi, nemmeno, di Palermo. Un anno tribolato vissuto in un clima intimidatorio, a quanto pare, che la fece ricordare perché per la prima volta il comune si dichiarò parte civile in un processo mafioso, e anche per il fatto di essere la prima donna ad amministrare una grande città italiana. Lo spettacolo diretto da Sandra Mangini è immerso in un’atmosfera ovattata, rarefatta, dove in scena ci sono cinque sedie spostate periodicamente da chi è sul palco, a monito anche, qualche volta, di simboli. Cinque sedie, e una scrivania, quella del suo ufficio di sindaco della città di Palermo, tra il 1983 e il 1984. Sul grande schermo che invece appare sullo sfondo passano i bei elementi d’arte visiva di Raffaella Rivi, in dieci quadri narrati dall’attrice protagonista, che raccontano un mondo, un racconto nel racconto. Ottavia Piccolo, attrice di lunga esperienza, da un po’ di anni ha intrapreso un percorso personale che la porta a “vivere” e narrare al pubblico, in una sorta di alternativa al teatro per così dire classico, il teatro civile, una serie di racconti -visioni sulla nostra storia contemporanea, su ciò che viviamo da uomini del nostro tempo. I dieci quadri che passano, circondati dall’aurea e magnifica musica scritta da Enrico Fink, e suonata dal vivo dai Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo, ci parlano di bambini che la dottoressa Pucci incontrò e curò, e che diventano oggi a loro volta simbologia di avvenimenti, di un tempo vissuto in mezzo alle stragi di Cosa Nostra, picciriddi cresciuti, quando è stato possibile, quando non minati da incurabilità e destino segnato. Gegè, Ruggero, Pucci, e poi ancora Nuzzo, Tanino e gli altri, bambini che nascono già grandi, per l’appunto. E con loro, lei, Elda, la signora dottoressa Elda Pucci come desiderava esser chiamata. Ottavia Piccolo, da grande attrice qual è dà voce e corpo a questa donna raccontandola perlopiù dall’esterno in una sorta di crescendo andante, e andante mosso, raccontando l’amore per i bimbi, per la giustizia cercata, per una moralità da mettere a fuoco, visibile e nitida. E lo fa con una grazia sobria, senza altisonanti declamazioni verbali gestendo movimenti e parlata, al resto ci pensano le note dei musicisti. Che, anche loro, raccontano con le loro note quel clima musicale diviso a metà tra feste patronali e arie d’influenza etnica, provenienti dalle varie zone di Sicilia che attraversano a tutta forza il palcoscenico e giungono in platea, al pubblico. E come non ricordare Ancilina, Sasà, Melina? Elda Pucci, la dottoressa diventata sindaco, non sarà ammazzata ma sfiduciata nel raggio di nemmeno un anno di tempo, con un contorno in quegli anni di omicidi e stragi di nomi più o meno eccellenti e in prima fila politica e sociale. E un anno dopo la sfiducia, la sua abitazione saltò per aria. Il titolo del testo è chiaro, noto: se si provasse a spiegare Cosa Nostra, diceva lei stessa, come si parla a un bambino “forse le cose potrebbero cambiare”. Così, finisce che tutto per Elda, la dottoressa che si ostinava a voler cambiare, termina dove era iniziato, per un nuovo corso della storia moderna, dei giorni nostri. Che erano, sono, e chissà se lo saranno, intrisi e increduli, dannati e sofferenti, immersi in un contraddittorio costantemente tenace. Pubblico, alla fine, molto entusiasta, con caldi applausi a Ottavia Piccolo e ai suoi compagni di scena.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Martedì, 22 Novembre 2022 18:46

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