di Caryl Churchill
traduzione di Laura Caretti e Margaret Rose
un progetto de Lacasadiargilla
regia Lisa Ferlazzo Natoli
con Tania Garribba, Fortunato Leccese, Alice Palazzi, Francesco Villani (nella replica a Casalmaggiore, Sara Setti)
suoni e spazio scenico Alessandro Ferroni
luci Omar Scala, costumi Camilla Carè
immagini Maddalena Parise
produzione Teatro Il Vascello, La Fabbrica dell’Attore e Lacasadiargilla
al teatro Comunale, Casalmaggiore, 19 gennaio 2024
Ma cosa succede ne L’amore del cuore di Caryl Churchill? Succede che la storia apparentemente ‘banale’ del ritorno di Susy dall’Australia sia il pretesto per destrutturare il testo, mettere a nudo i meccanismi teatrali, rifuggendo dal virtuosismo fine a sé stesso, affidando alle variazioni indicate dalle didascalie le mille possibilità dell’esistenza vissuta, immaginata, passata, presente o futura. Accade questo non solo in L’amore del cuore di Churchill, ma accade soprattutto nell’allestimento ideato da Lisa Ferlazzo Natoli. Un tavolo, una teiera con delle tazze, l’attesa del rientro, dei microfoni che amplificano modificando voci, dietro uno schermo: questo è lo spazio scenico inventato da Alessandro Ferroni. A lato del tavolo c’è Fortunato Leccese che legge le didascalie e dà corpo a quelle variazioni di ritmo, a quel continuo tornare indietro, ricominciare, dire le battute per metà, accelerare e rallentare i movimenti che scardinano la vicenda e ne fanno emergere inquietanti variazioni e crudeltà. Francesco Villano è il padre di Susy, il suo amore del cuore e che chiede perché non si sia andati a prenderla all’aeroporto. La madre Tania Garribba definisce la figlia ‘donna di 35’ anni, la zia Alice Palazzi, soffre l’attesa della nipote con sottile isteria. Leccese è anche il fratello di Susy, ubriaco, figlio il padre vorrebbe non fosse mai nato, presenza assenza estromessa da quel nucleo familiare in cui disvelano pian piano i contrasti taciuti. E poi arriva una telefonata dice che c’è stato un incidente in metropolitana e fa pensare a una tragica morte, l’arrivo dell’amica di Susy dall’Australia (interpretata dall’attrice Sara Setti), e ancora la recriminazione del padre di non essere partito per l’Australia. Sono frammenti che si sommano, che si affiancano l’uno all’altro, puzzle scomposto che lascia spazio a mille ipotesi possibili e in cui gli attori sono pedine precise, danzanti, potenti e perfette di un racconto che diverte e inquieta al tempo stesso. Ne L’amore del cuore le abilità tecniche del fare e disfare, dire e ridire non sono fine a loro stesse, non sono virtuosismo e non svelano immediatamente il meccanismo sotteso alle mille possibilità narrative, ma divengono una parte del tutto che rimane inafferrabile fino alla fine chiedendo allo spettatore di interrogarsi sul perché ad un certo punto nell’appartamento – dicono le didascalie – passi un gruppo di bambini, o ancora vengano tutti uccisi da una scarica di proiettili oppure entri un poliziotto e chieda loro i documenti o si accenni a un cadavere in giardino. Aperture narrative che non vengono chiuse e in cui gli attori giocano il ruolo di pedine spiazzanti e spiazzate in cui l’attesa è la vera protagonista Villano su tutti ha una padronanza e potenza della gestione dei suoi mezzi espressivi che ne confermano il meritatissimo Ubu come miglior interprete, ma non sono da meno Tina Garribba tremenda madre/moglie, l’ironia delirante di Alice Palazzi e la forza narrante un po’ crudele di Fortunato Leccese che con cinismo mette di fronte la storia e gli attori a prove di sintesi, di mimica, di espressività teatrali impietose ma funzionali alla storia di un testo che nega sé stesso, che disvela le mille possibilità del dire e del fare e al tempo stesso suggerisce come la vita, in fondo, sia la stessa cosa. Applausi, meritati, meritatissimi applausi per un lavoro intelligente e ben diretti, potente dal punto di vista espressivo e intrigante da quello narrativo. Nicola Arrigoni