venerdì, 08 novembre, 2024
Sei qui: Home / O / OH DIO MIO! - regia Ezio Donato

OH DIO MIO! - regia Ezio Donato

"Oh Dio Mio!", regia Ezio Donato "Oh Dio Mio!", regia Ezio Donato

di Anat Gov

con Pippo Pattavina, Debora Bernardi  e Giovanna Mangiù

regia di Ezio Donato

scene Susanna Messina

costumi Sorelle Rinaldi

musiche Carlo Minuta

al Teatro Brancati di Catania dal 26 gennaio al 12 febbraio 2017

www.Sipario.it, 19 febbraio 2017

Anat Gov è una drammaturga israeliana scomparsa nel 2012 all'età di 59 anni per un male incurabile. Un suo straordinario testo titolato Oh Dio mio!, messo in scena da lei stessa nel 2008, ha riscosso molto successo nel nostro Paese e non solo, interessando adesso il Teatro Brancati di Catania che l'ha inserito nei suoi attuali programmi con la regia accurata di Ezio Donato. La pièce sin dall'inizio ha un ritmo incalzante che coinvolge subito gli spettatori, ipnotizzati da una drammaturgia intelligente, ricca d'ironia della tradizione Yiddish e attratti certamente dalla bravura dei due protagonisti che di nome fanno Pippo Pattavina nel ruolo nientemeno di Dio e di Debora Bernardi in quello della psicologa Ella (che in ebraico significa Quercia) che vive nella sua casa-studio con Lior, un figlio autistico di 16 anni (Giovanna Mangiù) bravo a suonare il violoncello. La scena color arancio con relativo lettino (in realtà una dormeuse), tappezzata di disegni infantili, una scrivania e un pianoforte posto su una verde pedana in sintonia con i viola aldilà d'una finestra, è di Susanna Messina ed è qui che una mattina giunge con lobbia in testa e impermeabile beige in stile Humphrey Bogart ( i costumi sono delle Sorelle Rinaldi), in sintonia con un poster che lo ritrae in tutto il suo virile fascino, colui che previa telefonata per un appuntamento di un'ora, dice d'essere Dio e che vuole essere ascoltato, naturalmente pagando, come un comune paziente. Alle prime la psicologa crede d'avere davanti un depresso, un pazzo megalomane, ma poi si convince che quell'uomo elegante sia davvero quello che afferma d'essere. Non solo perché ad un tratto viene interamente immobilizzata come per un gioco niente affatto di prestigio, ma perché quella misteriosa figura è in grado di leggere i suoi più nascosti pensieri. La seduta va avanti mostrandosi questo Dio come quello vendicativo del Vecchio Testamento non quello misericordioso dei quattro Vangeli ortodossi, manifestando delusione in particolare per aver creato un mondo ormai abbandonato al libero arbitrio dell'uomo. Afferma d'avere 5766 anni, d'essere un famoso artista orfano dalla nascita e che ha scelto come psicologa la donna che ha davanti perché è separata, atea, laica, femminista con un figlio in quello stato. Le battute si susseguono in modo surreale e i toni umoristici, puntuali, incalzanti, inducono a riflettere sia sui dogmi teologici che sui problemi esistenziali dell'uomo. Il signor D parla della Creazione, dell'entusiasmo con cui ha creato il sole, l'alba, la luna, gli alberi, pure le zanzare, ma aggiunge che avrebbe dovuto fermarsi al quinto giorno, perché l'idea bislacca di dare vita all'uomo, di venerdì, è finita inevitabilmente per distruggere la sua pace. Il confronto tra la psicologa e Dio prosegue con la rilettura ironica della Genesi, riguardante il tradimento di Adamo, il fratricidio di Caino, l'ubriacatura di Noè e poi l'Esodo con i dieci comandamenti, il libro di Giobbe, tutti avvenimenti che hanno fatto sentire Dio solo-soletto con le sue paure, dimenticato da un genere umano che si è mostrato poi ingrato e indifferente. E la psicologa lo incalza dicendogli che potrà guarire, che potrà recuperare un rapporto positivo con le sue creature, soltanto se riscoprirà in se stesso la propria fragilità, se si umanizzerà riconoscendo le sue angosce, la sua sete d'amore, i suoi sensi di colpa. Da canto suo pure Ella confessa le sue paure, allorquando all'età di 34 anni avrebbe voluto suicidarsi assieme al figlio, gesto mai compiuto, perché ha guardato la sua creatura come un regalo di Dio, sia pure non in grado di parlare senza mai aver pronunciato il suo nome. Il soffice finale, pure liberatorio e commovente si chiude con l'abbraccio affettuoso tra Ella e Dio e con la parola "mamma" uscita fuori per la prima volta dalle labbra del figlio Lior.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Venerdì, 17 Febbraio 2017 23:49

About Us

Abbiamo sempre scritto di teatro: sulla carta, dal 1946, sul web, dal 1997, con l'unico scopo di fare e dare cultura. Leggi la nostra storia

Get in touch

  • SIPARIO via Garigliano 8, 20159 Milano MI, Italy
  • +39 02 31055088

Questo sito utilizza cookie propri e si riserva di utilizzare anche cookie di terze parti per garantire la funzionalità del sito e per tenere conto delle scelte di navigazione. Per maggiori dettagli e sapere come negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie è possibile consultare la cookie policy. Accedendo a un qualunque elemento sottostante questo banner si acconsente all'uso dei cookie.

Per saperne di più clicca qui.