Regia e adattamento di Marco Carniti
Prodotto da Politeama Srl
INTERPRETI (in ordine alfabetico)
Desdemona: Maria Chiara Centorami
Bianca : Antonella Civale
Brabanzio : Nicola D'eramo
Othello : Maurizio Donadoni
Montano 1° Senatore : Diego Facciotti
Iago : Gianluigi Fogacci
Ludovico : Sebastian Gimelli Morosini
Cassio : Massimo Nicolini
Roderigo : Gigi Palla
Emilia : Carlotta Proietti
Doge Graziano :Tommaso Ramenghi
SCENE Fabiana Di Marco
COSTUMI Maria Filippi
PERFORMANCE MUSICALE DAL VIVO David Barittoni
MUSICHE ORIGINALI Davide Barittoni, Giacomo De Caterini
AIUTO REGIA Maria Stella Taccone, Oliviero Plazzi Marzotto
COACH VOCALE Francesca Della Monica
DIREZIONE TECNICA Stefano Cianfichi
DISEGNO LUCI Umile Vainieri
DISEGNO AUDIO Franco Patimo
Roma, Globe Theatre Silvano Toti dal 20 Luglio al 5 Agosto 2018
L'Otello di Marco Carniti è tutto un avvilupparsi di menti distorte, che non sanno valutare né osservare il reale. Gl'uomini sono esseri ciechi, marionette inconsapevoli che avanzano verso la loro catastrofe.
Fra le note di regia si legge che questo dramma shakespeariano è la metafora dell'esistenza umana e dell'identità che vengono messe in scena, offrendo lo spettacolo di una condizione di fragilità che conduce alla perdita di sé. Non vi è personaggio che si salvi. Jago stesso, che pare essere colui che muove le fila di tutto e degli altrui destini, è vittima d'un pensiero che lo annienterà: l'idea che sua moglie Emilia l'abbia tradito col Moro di Venezia: Otello. A sua volta disprezzato da Brabanzio perché gli ha portato via l'amore di sua figlia Desdemona. La quale resta incantata, più che dalle fattezze del valoroso soldato straniero d'origini, dal modo ch'egli ha di narrare le imprese, le gesta eroiche, i particolari delle battaglie vinte.
Non sono né Jago né la gelosia a muovere l'azione nel dramma di Shakespeare. Ma l'illusione che si sovrappone alla realtà. Finzione in cui ogni personaggio è calato e alla quale presta cieca fede. Eppure i fatti sono lì, ma nessuno li comprende. Nessuno li vede, né pensa che esistano. Sola eccezione: Desdemona, l'unica a non essere contagiata da questa menzogna dilagante che poi è la vita quotidiana. E difatti ella è abbigliata con candide vesti. E quando si spoglia prima di coricarsi nel letto luogo della sua morte, mostrando una procace e pura nudità, non vi è passione erotica che fuoriesca dal suo corpo così roseo e delicato.
Lo spettacolo inizia con l'entrata in scena di Jago ed Otello che, rispettivamente, saluta il pubblico e inizia a truccarsi il volto con lo scuro cerone a simboleggiare l'essere nero del protagonista del dramma. Pian piano sulla scena giungon gli altri attori che siedono dietro una lunga tavolata e ripetono meccanicamente il gesto di truccarsi compiuto da Otello. Quando si alzano per guadagnare le quinte dando il via alla rappresentazione, dietro le magliette che indossano troneggia la scritta: "Io sono Otello", a sottolineare la condizione di menzogna che tutti li accomuna.
Straordinarie le prove di attore di Maurizio Donadoni nei panni del Moro e di Gianluigi Fogacci in quelli di Jago. Il primo disegna un Otello imponente, risoluto ma debole nell'intelletto, che diviene impacciato sempre più nelle movenze e nella loquela. Il secondo dà vita ad uno Jago che gradualmente diviene sempre più malvagio e viscido, al punto da ingenerare disprezzo; ma il tutto avviene con un sapiente dosaggio e con quel pizzico d'ironia che serve a non esasperare i sentimenti più bassi nell'attimo in cui li si rappresenta.
Una versione, questa dell'Otello di Carniti, che si ricorderà. Soprattutto per aver saputo restituire il sapore delle atmosfere shakespeariane parlando a noi, al nostro tempo in cui tutto è parola falsa e ambigua gettando l'uomo nello sconforto, costringendolo pian piano all'inettitudine.
Pierluigi Pietricola