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OTELLO - regia Luigi Lo Cascio

"Otello" - regia Luigi Lo Cascio. Foto Parrinello "Otello" - regia Luigi Lo Cascio. Foto Parrinello

di Luigi Lo Cascio
liberamente ispirato all'Otello di William Shakespeare
regia Luigi Lo Cascio
scenografia, costumi e animazioni Nicola Console e Alice Mangano
musiche Andrea Rocca
luci Pasquale Mari
con Vincenzo Pirrotta, Luigi Lo Cascio, Valentina Cenni e Giovanni Calcagno
produzione Teatro Stabile di Catania, E.R.T. Emilia Romagna Teatro Fondazione
Milano, Piccolo Teatro Strehler dal 20 gennaio al 1° febbraio 2015

www.Sipario.it, 23 gennaio 2015

Intrigante e originale "Otello"

Non si poteva non avere qualche titubanza nel pensare a uno Shakespeare recitato in siciliano: proprio quest'aspetto è stato molla della curiosità e forte stimolo a vedere l'Otello rappresentato a Milano sul grande palcoscenico del Piccolo Teatro Strehler dove i personaggi fuoriescono dal buio dominante, interrotto da inquietanti disegni animati, di una scenografia essenziale in cui piani inclinati (con fasce in legno che ne permettono la risalita) si adattano alle diverse funzioni diventando anche tragico giaciglio su cui si consuma il dramma della gelosia.

La tragedia del drammaturgo inglese (Stratford-upon-Avon, 1564 – 1616), messa in scena per la prima volta nel 1604, è una delle opere più rappresentate, trasformate e adattate anche in relazione alla lunghezza originale in cinque atti improponibile all'uomo contemporaneo che vuole 'degustare' il meglio in poco tempo.

La fertile fantasia di Luigi Lo Cascio (Palermo 1967), anche regista e attore (diplomatosi all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio D'Amico), la riduce a un atto della durata di circa due ore (senza intervallo) con tre personaggi principali - Otello, Desdemona e Iago - più un soldato (il convincente Giovanni Calcagno) nella parte del narratore, riservando a se stesso il ruolo del complessato, infido e devastante alfiere raffigurato con notevole capacità espressiva: la quasi patologica capacità di istigare è da lui confessata seduto in una cornice, quasi un lettino psicanalitico, sceso dall'alto (come il resto dello scarno arredamento) a metà rappresentazione.
Lo Cascio si rivela interprete di grande sensibilità e duttilità nel rendere le infinite sfaccettature del male e persona impegnata e colta tanto da costruire in endecasillabi il dialogo in dialetto siciliano lasciando l'italiano a Desdemona (nomen omen che significa sfortunata), nobile di lignaggio, animo e portamento resi con rara efficacia dalla bravissima Valentina Cenni.

Riguardo alla lingua siciliana rivisitata e comunque abbastanza facilmente comprensibile si consiglia di consultare prima dello spettacolo le due paginette di lessico siculo-italiano contenute nella brochure, distribuita gratuitamente dal teatro, per comprendere meglio il significato di alcune parole.
Proprio questo linguaggio dalle diverse modulazioni tonali soprattutto in Otello - un Vincenzo Pirrotta che, aiutato da un possente fisico, dà veramente tutto se stesso a un uomo vigoroso, selvaggio e nello stesso tempo tenero e infantilmente debole tanto da cadere nella viscida rete dell'invidia intessuta dal ragno Iago - dà l'idea di trovarsi in piena tragedia greca con tutta la calda visceralità di un'anima mediterranea esaltata dalla limitazione ai tre personaggi più vicini allo spirito del sud piuttosto che a quello nordico, dal fazzoletto trasformato in feticcio segnato da un'antica magia, dal soldato che appena fuori scena segue il dipanarsi dell'azione quasi a impersonare il coro e dal finale a sorpresa rubato all'Ariosto e che in realtà riecheggia la tradizione dei "Pupi Siciliani" soliti rappresentare l'Orlando Furioso.

Completa il quadro di questa visione 'locasciana' tipicamente mediterranea l'analisi accentuata delle diversità psicologiche tra maschio dominante e femmina soggiacente, pur se dotata di una forte personalità come quella messa in luce dalla Cenni che nella trama capovolta - la scena si apre sul tragico epilogo e la storia di Otello è poi ripresa e raccontata dal soldato narratore e testimone, altra invenzione piacevolmente dinamica proposta dal regista - brilla come un elegante cammeo.
Uno spettacolo, capace di coinvolgere, che lascia il desiderio di rivederlo.

Wanda Castelnuovo

Ultima modifica il Venerdì, 23 Gennaio 2015 10:54

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