di Leonardo Sciascia
regia Stefano Randisi e Enzo Vetrano
con Laura Marinoni, Stefano Randisi, Enzo Vetrano, Antonio Lo Presti, Giovanni Moschella e Alessio Barone, Angelo Campolo, Aurelio D'Amore, Aurora Falcone
Produzione Teatro Biondo Stabile di Palermo, Emilia Romagna Teatro Fondazione, Associazione Diablogues
Messina, Vittorio Emanuele dal 19 al 22 gennaio 2015
« Contraddì e si contraddisse » è l'epigrafe che Leonardo Sciascia voleva fosse messa sulla sua tomba. Un modo per sintetizzare il suo pensiero illuminista rivolto a Voltaire, tanto in auge in questo momento dopo gli attentati jiadaisti a Parigi, sbandierato nei suoi libri nei suoi articoli e in ciò che rimane delle sue poche opere teatrali come la Recitazione della controversia liparitana ambientata nel primo Settecento nell'ultimo scorcio della dominazione spagnola in Sicilia e I mafiosi calata al tempo del trapasso dai Borboni ai Savoia, in cui la sua corda pazza denuncia, chiarisce, manifesta tutto il suo ardore per un mondo migliore a difesa della ragione e del diritto. Adesso una delle sue opere dimenticate, L'onorevole, scritta nel 1965, dieci anni prima d'essere eletto a Palermo consigliere comunale nelle liste del PCI e prima ancora della sua elezione a deputato nazionale nel Partito Radicale di Pannella, occupandosi in prevalenza di antimafia e terrorismo al tempo dell'uccisione di Aldo Moro, viene messa in scena, curandone l'adattamento, da un'affiatata e premiata coppia teatrale palermitana, in pianta stabile ormai da parecchi anni ad Imola, che risponde al nome di Stefano Randisi e Enzo Vetrano. Interpreti il primo del mellifluo monsignor Barbarino, il secondo dell'onorevole Frangipane, vestendo Laura Marinoni in modo eccellente gli abiti di donna Assunta, avveduta e amorevole moglie di quest'ultimo che andrà via di testa quando il marito, un tempo professore di latino che arrotondava lo stipendio con lezioni private, accetterà di farsi candidare nel partito di maggioranza, diventare deputato a Montecitorio per due legislature ed essere infine nominato ministro. I tre tempi dello sketch, così Sciascia appellava la sua commedia, vengono riassunti in un solo lungo atto di 90 minuti, scanditi con toni caricaturali e grotteschi e dalla bella scena di Mela Dell'Erba (suoi pure i costumi), che ristretta e rimpicciolita in un primo momento quasi come un cul-de-sac, per evidenziare le ristrettezze economiche della famiglia Frangipane, va sempre più allargandosi metaforicamente e anche realmente per il benessere sopraggiunto, avendo come fondale un velatino buono per osservare i movimenti esterni dei personaggi che vi compaiono e proiettare alla fine una serie d'immagini del Festival del Cinema di Venezia, forse alludendo Sciascia a quel Giulio Andreotti sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega allo spettacolo pronto con le forbici in mano a censurare immagini di alcune pellicole. Il duo Vetrano-Randisi non ha bisogno di attualizzare fatti e avvenimenti. Per loro le cose sono rimaste quelle raccontate ne L'onorevole dal 1947 agli anni '60, con i soliti giochi di partito, le spartizioni di potere, le corruzioni e gli affari con gente malavitosa, i compromessi politici, l'abisso tra i cittadini e i governanti. Piuttosto preme loro evidenziare l'abbandono della cultura da parte dei tanti "onorevoli", recuperata qui da donna Assunta che sciorinerà a più riprese brani del Don Chisciotte e non solo, immolandosi quasi nel nome d'una purezza culturale ad accettare pirandellianamente una follia inesistente e d'essere rinchiusa in una clinica psichiatrica, così come evidenziato in quelle infuocate pagine che la vedono duellare dialetticamente con quel falso uomo di chiesa che è Barbarino. Alla fine, rubando le battute di quest'ultimo, sarà il Don Giovannino Scimeni di Giovanni Moschella a dire al microfono brechtianamente, come in uno show televisivo, che tutto quello finora visto niente altro è stato che uno scherzo e che era meglio che gli spettatori stessero tranquilli ad ammirare volti di star cinematografiche compreso il nostro Frangipane con signora. Non sarebbe male a nostro avviso che Vetrano, sempre in forma, come sempre per carità, ma qui un po' compassato e dolente, vestisse il ruolo del prelato e Randisi quello de L'onorevole, indubbiamente più spregiudicato, più ricettivo, più pimpante, più falso, pronto a trasformarsi in un dottor Jekyll qualunque (cosa non nuova del resto così come avvenuto con l'Otello di Shakespeare, i cui ruoli del moro e di Jago venivano interpretati a sere alterne da Gassman e Randone, emulati poi da tanti altri). Accanto ai due protagonisti e la Marinoni, si fanno notare il Fofò di Angelo Campolo, un comunista che per opportunismo passa tra le fila del futuro suocero Frangipane, il dottor Micciché di Antonio Lo Presti, l'alunno Margano di Alessio Barone e i due figli dell'onorevole, Mimì e Francesca, Aurelio D'Amore e Aurora Falcone. Lo spettacolo andato in scena al Teatro Biondo / Stabile di Palermo che lo produce assieme a Emilia Romagna Teatro Fondazione e Diablogues – Compagnia Vetrano/Randisi, è transitato con successo al Teatro Vittorio Emanuele di Messina e dopo alcune tappe in Sicilia potrà essere visto in parecchi teatri della penisola.
Gigi Giacobbe