di Saverio La Ruina
con Saverio La Ruina e Cecilia Foti
musiche originali Gianfranco De Franco
contributo alla drammaturgia Jo Lattari
contributo alla messinscena Dario De Luca
aiuto regia Cecilia Foti
disegno luci Dario De Luca
audio e luci Mario Giordano
realizzazione quadro Ivan Donato
organizzazione e distribuzione Settimio Pisano
produzione Scena Verticale
con il sostegno di Comune di Castrovillari
in scena nella Sala Laudamo di Messina dal 21 al 26 febbraio 2017
Quando un paio d'anni fa Saverio LaRuina ha dato una svolta al suo modo di far teatro, spostando l'azione monologante con Dissonorata, La borto, Italianesi, a quella dialogante con Polvere, l'attore-regista di Castrovillari non era soddisfatto dei risultati ottenuti, individuando nella partner qualcosa che s'inceppava. Ecco allora venirgli provvidenziale la 16ª edizione della Primavera dei Teatri, un festival che dirige da anni assieme a Dario De Luca e Settimio Pisano, e riproporre lo spettacolo in questione con un'altra attrice che di nome fa Cecilia Foti. La quale è sembrata subito l'interprete ideale per dare vita e corpo ad una pièce per niente facile che scava nell'animo d'una coppia, in cui lui risulta essere una trivella che perfora ogni anfratto nascosto di lei. Ai due compagni-amanti-fidanzati è sufficiente muoversi in uno spazio minimale, occupato soltanto da un tavolo e due sedie e da un porta abiti sul fondo scena dalle fogge femminee e scandire in dieci scene e in dieci bui - come capitava in Tradimenti di Harold Pinter o Scene da un matrimonio di Ingmar Bergman - tutti quegli episodi che tengono in vita un rapporto fragile, malato, forse che non doveva neppure iniziare, segnato in particolare dalle estreme gelosie dell'uomo che ossessivamente mette all'angolo la donna, somigliando Polvere ad un incontro di boxe di dieci round che finiscono sempre col mettere knockout la mal capitata. Lui l'accusa d'essere asciutta di sentimenti, di non averlo presentato ad una festa tra amici come suo fidanzato, vuole sapere ogni cosa del suo passato, con chi è stata e con quanti uomini è stata a letto. Il quadro d'un nudo alle loro spalle, regalatole da un'amica, non gli piace perché ha i ginocchi cattivi e l'erotismo che emana gli sembra quello della donna che ha accanto. Certamente lui è fragile, ha conosciuto donne feticiste e crede che tutte offrano le loro virtù facilmente, tuttavia i due hanno dei momenti felici in cui sembrano due mici che fanno le fusa, che ballano avvinghiati e fanno l'amore su quel tavolo accogliente. Ma quando con toni da interrogatorio di terzo grado l'uomo le chiede perché ha spostato una sedia di qualche metro o perché alle tre del mattino è scesa in strada a fumare una sigaretta, insultandola per giunta d'essere una bugiarda e una puttana, la donna in cuor suo, in sintonia con quello del pubblico della Sala Laudamo, pensa che sia giunto il momento di dare un taglio ad un rapporto né bello né gratificante, costruito su impalcature pericolanti, che potrebbero avere esiti disastrosi e irreparabili, tipo legnate o peggio ancora il femminicidio. E nel finale a poco serviranno le parole di lui, che sono un ennesimo invito a fare l'amore, come se un rapporto sessuale potesse mettere a tacere ciò che i due vivono o hanno vissuto. Cecilia e Foti e Saverio La Ruina hanno guizzi rapidi e vibranti e appaiono credibili nei loro ruoli, riscuotendo un successo personale segnato da consensi e ovazioni finali in un lavoro che chiude la trilogia al femminile iniziata con Dissonorata e La borto.
Gigi Giacobbe