di Roberto Andò
da Anna Maria Ortese e da Diego de Silva e Vincenzo Pirrotta
regia: Roberto Andò
scene, costumi e luci: Gianni Carluccio
musiche: Marco Betta
con Anna Bonaiuto, Maria Nazionale, Vincenzo Pirrotta, Virginia Da Brescia
Napoli Teatro Italia Festival - Prima assoluta
Napoli, Darsena Acton, dal 22 al 29 giugno 2008
Nella notte di Napoli. Quella reale delle ombre calate con la sera, e quella metaforica, della città che da tempo giace immota nella consunzione della sua immagine e della sua sostanza. Una natura morta con paesaggio umano. Di vivi e di morti. «Still life», come suona il sottotitolo dello spettacolo che Roberto Andò ha creato nella Darsena Acton, e che si pone tra le rappresentazioni più pregnanti e di lancinanti suggestioni del Napoli Teatro Festival Italia. La materia è ispirata a «Il mare non bagna Napoli» di Anna Maria Ortese, ritratto risentito, acre e dolente, su cui si innestano squarci di «Scalo marittimo», vivido affresco in cui Viviani, nel primo '900, tratteggiò la condizione degli emigranti che dall'Immacolatella partivano verso la speranza dell'America. Perché il tema scelto da Andò è quello della dispersione dell'identità, dello spaesamento, del non possedere più un luogo. Un'operazione complessa nell'articolazione scenica e tuttavia di limpida fattura. La darsena si presta ad un'assoluta evidenza del tema, luogo insieme astratto e reale, dentro la città e separato da essa. Là il regista fa muovere uomini e donne in fuga. Taluni, migranti povericristi con l'innocenza delle loro valigie di cartone; altri, viaggiatori senza bagaglio, esuli da se stessi. Tutti accomunati nella rassegnata sofferenza o nella disperante inconsapevolezza del loro destino: «Proprio come se nulla fosse avvenuto», recita l'amaro grido della Ortese, posto a titolo dello spettacolo. L'impianto ideato da Andò e Gianni Carluccio mostra spazi ripartiti da telai di porte e finestre. In questi luoghi virtuali, persone immobili o dedite a varie attività, giacigli con corpi riversi, una sartoria con lavoranti cinesi, un salotto borghese di tronfi intellettuali con un pavone impagliato. Sono anime della città malata, tra arredi polverosi, in un costante sentore di morte, sull'inquietante tessuto sonoro di Marco Betta. Tra le installazioni si aggira Anna Bonaiuto, voce narrante della Ortese, e Maria Nazionale dispiega accorate note di canto. Con un'orchestrina di strada, in un visionario raccordo tra presente e passato, avanza la turba degli emigranti, Virginia Da Brescia in testa. Poi il pubblico è chiamato a rendersi partecipe del rituale. Vincenzo Pirrotta, cuntista siciliano, trascina gli spettatori verso il mare, in una processione della sua Palermo appestata, come ogni Sud del mondo. Sulla banchina il saluto della turba che si imbarca. E risuona ancora, con la Bonaiuto, la voce della Ortese, ammonizione a un impegno morale e speranza che i poveri, i deboli, i poeti, trovino posto nel cuore e nella vita di un popolo. Straordinario successo, con il pubblico che si è attardato a lungo, tra le stazioni di questo epicedio della città, in una ritrovata emozione nel buio della notte di Napoli.
Franco de Ciuceis