regia di César Brie
drammaturgia di César Brie e Leonardo Ceccanti con la collaborazione degli attori che hanno proposto scene, testi, danze e immagini
Attori creatori: Altea Bonatesta, César Brie, Alessandro Treccani, Leonardo Ceccanti, Eugeniu Cornitel,
Davide De Togni, Anna Vittoria Ferri, Tommaso Pioli, Annalesi Secco
consulenza storica Antonio Attisani
maestra di danze e lavoro corporale Vera Dalla Pasqua
scenografia e costumi di Giada Fornaciari e Marisa Bello
luci di César Brie e la compagnia
musiche tradizionali yiddish di Pablo Brie
antreprima al Comunale di Casalmaggiore 5 gennaio 2024
«E non devi recedere d'un solo briciolo dalla tua persona umana, ma essere vivo, nient'altro che vivo, vivo e nient’altro sino alla fine», si chiude così per voce del regista César Brie, Re Lear è morto a Mosca, visto in anteprima al Comunale, il debutto ufficiale sarà solo a febbraio. Re Lear è morto a Mosca è un omaggio al teatro, ai suoi eretici, alla forza della creatività contro la pesantezza della censura e della dittatura. Grazie alla ricerca storica di Antonio Attisani, docente di teatro prima a Cà Foscari e poi a Torino, l’esperienza del teatro Goset, fondato da Alexander Granovskij e Marc Chagall, teatro ebraico in yddish, diventa materia drammaturgica, nella leggerezza del teatro di figure, corpi danzanti e parole risuonanti di César Brie che firma la drammaturgia insieme a Leonardo Ceccanti. La vicenda è quella della compagnia e dei suoi due attori/autori Solomon Michoels e Veniamin Zuskin, il primo ucciso in un finto incidente d’auto, il secondo torturato e poi giustiziato, entrambi accusati di essere oppositori al regime staliniano. I due, a distanza di anni dalla loro morte, saranno riconosciuti innocenti. E allora il lavoro di Attisani e Brie sembra voler dare ragione a due anime belle del teatro in yddish di cui Gordon Craig vide il Re Lear – uno dei pochi testi shakespeariani autorizzati per la messinscena dal regime sovietico – e ne rimase sconvolto. I meccanismi di compagnia, la colorata creatività di Chagall, la non facile coesistenza fra libertà artistica e la fede sovietica coesistono e vengono raccontati con la leggerezza di un mondo evocato, un mondo di morti che da dietro un siparietto rosso con in cima il ritratto di Stalin portano in scena la loro esistenza umana e artistica. Avvolti in grandi cappottoni gli attori di César Brie sono corpo unico e danzante, raccontano, dicono, fanno ma, laddove l’emozione scocca, è quando la parola lascia il posto alla danza, quando i corpi diventano segni nello spazio, citando i quadri di Chagall, ma anche componendo tableaux vivant che rendono dolce anche la fucilazione di un gruppo di intellettuali non allineati al regime. Altea Bonatesta, César Brie, Alessandro Treccani, Leonardo Ceccanti, Eugeniu Cornitel, Davide De Togni, Anna Vittoria Ferri, Tommaso Pioli, Annalesi Secco, pur nelle differenti intensità espressive, sono coro e portano avanti con poetico rigore le immagini in movimento che sono parte integrante del teatro di Brie. Piace allora considerare l’ironia yddish, il rapporto di dialogo con la morte, la coerenza dell’essere sé stessi al di là di tutto trovino una loro sintesi nel congedo del regista che Brie si regala come attore. «Sono un attore», ripete più volte Zuskin ed è questo il fatto e la colpa che Re Lear è morto a Mosca porta in scena allestimento che deve trovare ancora la sua compiutezza recitativa – si è trattato di un’anteprima –, ma che nelle azioni fisiche, nella composizione dei corpi nelo spazio, nell’onirica visionarietà dei quadri restituisce appieno lo stile di César Brie e del suo teatro in cerca di anime belle. Nicola Arrigoni