uno spettacolo di Oyes
ideazione e regia Stefano Cordella
drammaturgia collettiva
con Francesca Gemma, Dario Merlini, Umberto Terruso, Fabio Zulli
disegno luci Stefano Capra
sound design Gianluca Agostini
scene e costumi Maria Paola Di Francesco
assistente alla regia Noemi Radice
organizzazione Valeria Brizzi, Carolina Pedrizzetti
produzione Oyes con il sostegno di Mibac, Fondazione Cariplo,
Next-laboratorio delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo 2018/2019,
Centro di Residenza della Toscana (Armunia Castiglioncello – CapoTrave/Kilowatt Sansepolcro),
Teatro in-folio/Residenza Carte Vive
menzione speciale Forever Young 2017/2018 – La Corte Ospitale
Teatro Franco Parenti, Milano, dal 5 al 17 novembre 2019
Lo schianto di una generazione, senza uscite di emergenza
Quattro personaggi, adulti, sull'orlo di un precipizio esistenziale si incontrano in un luogo non definito delimitato da una parete di vetro trasparente. Sono disperati o meglio tentano di non esserlo. C'è chi si sente schiacciato dalle responsabilità di un figlio, chi non trova soluzioni alla propria solitudine, c'è poi lei che, nel sesso dei bagni di un locale pubblico, affoga l'incapacità di trovare un senso nella vita. E poi un altro che, divenuto adulto e padre, si rende conto di aver perso forse, definitivamente, la possibilità di sognare. Sono storie che non si limitano solo nell'essere raccontate. I loro protagonisti sono narratori e ascoltatori. Si alternano nel ruolo di confessore delle proprie sofferenze e in quello di assolutore. Perché ognuno vede nell'altro una boa a cui aggrapparsi che poi, inesorabilmente, non galleggia. Restano gli eroi e i simboli. Così vediamo in scena: un personaggio vestito da Robin, inno alla ricerca della giustizia in un mondo che va a rotoli e, soprattutto, un mezzo per dar vita ai sogni e alla fantasia; e un altro che indossa la maschera di un capriolo dagli occhi tristi. Proprio il capriolo, in una scena, verrà investito da un'auto di cui vediamo i fanali luminosi dietro il pannello di vetro. È un momento importante dall'alto valore simbolico. Lo Schianto del povero animale è lo Schianto di una generazione che, in un mondo senza più valori, ha perso tutto. Tutto e soprattutto l'innocenza di un bambino che può ancora sognare e cambiare. Ormai è tardi. Gli occhi tristi di quell'animale sono la nostalgia di chi vorrebbe tornare indietro e non può. Resta solo una soluzione. Non sentire più niente, come viene detto in scena. La regia di Stefano Cordella ci fa vedere questo, attraverso bravi attori che danno precedenza alla drammaturgia collettiva della compagnia Oyes, interessante e predominante.
Andrea Pietrantoni