Lettura scenica dal romanzo di Alessandro Baricco con Claudio Bisio e le danzatrici Daniela Bendini, Yoko Wakabayashi, Francesca Zaccaria
Regia: Giorgio Gallione
Coreografie: Giovanni Di Cicco
Scene e costumi: Guido Fiorato
Teatro dell’Archivolto, Teatro Modena. Genova giugno 2007
Bisio «illustra» il libro di Baricco
Una favola esile e abilmente tessuta come un broccato, Seta di Alessandro Baricco è un libro del 1996, pubblicato in ventotto Paesi e, come spesso accade con questo autore, dalla critica è stato o osannato o stroncato. Claudio Bisio, attore curioso e intelligente, con la regia formalmente elegante di Giorgio Gallione, lo ha portato sul palcoscenico per Asti Teatro 29, con tre danzatrici - Daniela Bendini, Yoko Wakabayashi, Francesca Zaccaria - e le musiche d' atmosfera di Paolo Silvestri. Una lettura scenica curata, una sorta di melologo per parola, attore e danza. La storia è quella della vita di Hervé Joncour viaggiatore alla fine dell' Ottocento in un Oriente avventuroso, tra fatiche e incanti, per procurare ai bachicoltori le larve che avrebbero con i loro preziosi bozzoli dato ricchezza a tutta la cittadina di Lavilledieu. Hervé in un suo viaggio si innamora di una donna misteriosa e non dimenticherà mai più i suoi occhi che «non avevano un taglio orientale». Li ricercherà ogni anno, ogni giorno, li ritroverà e li perderà, si confonderanno, tra avventure e routine, dietro audaci messaggi erotici che si riveleranno scritti dalla dolce moglie Hélène. Un tradimento reale o immaginato alla corte del bandito giapponese Hara Kei che gli forniva bachi ed emozioni. Claudio Bisio, bravo e con bel senso della misura, al leggio, percorrendo un terreno non facile, restituisce sulla scena i ritmi studiati del libro, sottolinea le iterazioni della favola e rende palpabile la pacata malinconia di fondo di Hervé che ama «assistere alla propria vita guardando il destino come una giornata di pioggia». Le figure femminili, evocate dalle danzatrici, irrompono sul palco come nei pensieri di Hervè per poi allontanarsi lievi e sparire. La raffinata scena di Guido Fiorato dalle tinte intense, nel suo comporsi e scomporsi in quadri, tra foreste di canne di bambù in tessuto che calano dall' alto a comporre intrichi, continui cambi di colore del fondale e dei costumi delle danzatrici, evoca i disegni delle pagine di un volume. E il limite di questo spettacolo è proprio quello di essere nulla di più che l' illustrazione patinata di un libro che ti viene piacevolmente letto. Uno spettacolo come la seta che «se la tieni tra le dita è come stringere il nulla», ma non così prezioso.
Magda Poli
COSI’ SI IMPREZIOSISCE BARICCO
Il comico propone una fascinosa versione scenica di «Seta»
A rigore, non si può parlare di teatro in senso stretto. Perché il Seta di Alessandro Baricco messo in scena da Claudio Bisio con il teatro dell’Archivolto di Genova è una lettura scenica. Tanto che, alla fine, quando il pubblico chiama in scena il protagonista, lui fa un passo indietro e indica il leggio come protagonista dello spettacolo.
Ma, nonostante fosse formalmente una lettura scenica, il Seta messo in scena dall’Archivolto è più teatro del teatro con tutte le definizioni al posto giusto. Perché la lettura di Bisio - fascinosa e insinuante, partecipe e secca, a tratti al grado zero della scrittura di Baricco - dà tempi, dà scenografia e dà luce al racconto della storia del commerciante di bachi da sete Hervè Joncour, protagonista del racconto. Così, un po’ alla volta, in platea, si insinuano lo stesso «mal di Giappone» di cui si ammala il protagonista e la forza incredibile dell’amore che attraversa tutto il romanzo. Il resto lo fa la regia di Giorgio Gallione, benissimo aiutata dalle scene di Guido Fiorato, splendide; dalle coreografie di Giovanni Di Cicco e dalla danza delle tre ballerine che attraversano e contrappuntano il racconto di Baricco e la lettura di Bisio: Daniela Bendini, Yoko Wakabayashi e Francesca Zaccaria. Gallione da anni cerca di estrarre teatro dalla letteratura, da Italo Calvino a Daniel Pennac, passando per Stefano Benni. E i risultati sono discontinui: si va da spettacoli bellissimi, come il Monsieur Malaussene proprio con Bisio, a roba inguardabile, come la Pinocchia scritta da Benni. Insomma, per farla corta: Gallione non rientra nella classifica fissa dei miei beni culturali teatrali.
Stavolta, invece, il racconto fa perfettamente centro. E l’uso delle luci, dei volti, dei passi di danza, delle musiche di Silvestri e delle macchine sceniche per contrappuntare la scrittura, regge alla perfezione. Senza barocchismi, né baricchismi, ma con assoluta semplicità. Certo, poi ci sono frasi del romanzo che nemmeno la più baricchiana delle regie e delle interpretazioni riuscirebbe a rendere. Qualcosa come «la preistoria di un sorriso» va addirittura oltre la più riuscita delle regie di Giorgio Gallione e l’ispiratissima interpretazione di Claudio Bisio. Ma, certo, non è colpa loro. Solo merito di Baricco. Che tornerà all’Archivolto ad aprile con Barnum e il prossimo anno con Oceano mare.
Etta Cascini