la Cativissìma Capitolo II
Con Natalino Balasso, Francesca Botti, Andrea Collavino,
Marta Dalla Via, Denis Fasolo, Beatrice Niero
Regia collettiva
Scenofonia, luminismi e stile Roberto Tarasco
Costumi Lauretta Salvagnin
Produzione Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale
Teatro Menotti, Milano, dal 6 all'11 febbraio 2018
Toni Sartana e la sua guerra imbranata alla scalata al potere
"Toni Sartana e le streghe di Bagdad" è la seconda commedia della "Cativìssima", la trilogia dedicata al personaggio di Toni Sartana interpretato da Natalino Balasso. La storia affronta in chiave ironica l'economia capitalistica e i suoi condizionamenti sul comportamento umano. Siamo nel Veneto, in un luogo non precisato. Toni Sartana tenta la scalata al potere economico. Vuole diventare presidente di un'azienda che produce "jeans coi strappi". Inizia così ad escogitare una serie di piani per eliminare i diretti concorrenti, con l'aiuto di una moglie cinica senza remore morali. Cadranno vittime il rivale Bordin e il Munerol, magnate dell'azienda. Quando i giochi sembrano fatti, Lea Sartana ribalta inaspettatamente gli esiti della storia, smascherando la sete di potere tenuta velatamente nascosta fino a quel momento. Sarà lei ad essere decisiva nel determinare i destini di tutti i personaggi verso un finale, dai toni romantici, in cui Toni Sartana cercherà, anche qui senza successo, di compensare la sfortunata carriera professionale con l'amore per una donna, con annessa sorpresa.
È sotto questo impianto drammaturgico, apparentemente artificiale e colorato di un sarcasmo intelligente capace di divertire il pubblico, che si nasconde una profonda critica verso l'attuale società asservita ai dogmi capitalistici. Il Veneto, sociologicamente, rappresenta bene questa tendenza a cui sono asserviti tutti i personaggi. La vita non fa sconti ad ognuno di essi. È una sconfitta totale. Vincono il denaro, il potere e lo spritz che annebbia le menti in una sorta di "rincoglionimento" utile per i vincitori. Le streghe rappresentano i fantasmi contro cui Sartana combatte goffamente senza riuscire a liberarsi dai propri idoli. È così che Bagdad compare intelligentemente nel titolo della pièce per indicarci metaforicamente dove, andando in questa direzione, possiamo arrivare e dove lo stesso Sartana è arrivato: una trincea in cui la vita, sostituita o meglio diventata una guerra, acquista i connotati primordiali dell' "homo homini lupus". Non c'è pace in "Toni Sartana e le streghe di Bagdad". Le battute dei personaggi, caratterizzati originalmente dalla bravura degli attori, ci fanno sorridere o addirittura ridere, per le due ore e più della durata dello spettacolo, senza mai annoiarci e ammonendoci sul rischio e pericolo di diventare folli. È questa la fine che farà Sartana. Rimpiangerà la donna abbandonata in grado di riscattare il suo destino. Imbraccerà il fucile tra le mura di un ospedale, accorgendosi troppo tardi di aver fallito la propria vita. Da vedere.
Andrea Pietrantoni