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CIARLATANI - regia Pablo Remón

"Ciarlatani", regia Pablo Remón. Foto Guido Mencari Photography "Ciarlatani", regia Pablo Remón. Foto Guido Mencari Photography

di Pablo Remón
traduzione italiana di Davide Carnevali da Los Farsantes
con Silvio Orlando e in o. a. Francesca Botti, Francesco Brandi, Blu Yoshimi
scene Roberto Crea
costumi Ornella e Marina Campanale
luci Luigi Biondi
assistente alla regia Raquel Alarcón
management Vittorio Stasi
regia Pablo Remón
direzione generale Maria  Laura Rondanini
foto di scena Guido Mencari
produzione Cardellino srl
coproduzione con Spoleto Festival dei Due Mondi – Teatro di Roma/Teatro Nazionale
Cittadella (Padova),   teatro Sociale, 16 febbraio 2024

www.Sipario.it, 17 febbraio 2024

Due storie in una trama che non c’è, o meglio, che si sviluppa attraverso piani diversi e flashback, e ne contiene altre, raccontate attraverso illusioni, sogni, ispirazioni, reale consapevolezza. Due sono i personaggi che le trainano, alle prese con l’essere attori di noi stessi oltre che sui palcoscenici e dietro le macchine da presa. Diego Fontana, regista e uomo tutto sommato di successo ma scontento e segnato da un incidente aereo che gli apre di fatto altre visioni, e Anna Velasco, figlia di un altro regista, pronta a scommettere su se stessa. Chissà se pronta, però, a fare i conti con la sua di storia, tra incertezze e  rassegnazioni. E i sogni, come quelli di vincere un prestigioso premio nel pieno di una bolla onirica, spumeggiante e fantasiosa. La trama che non c’è si frammenta in mini storie, quelle di Anna, appunto, e del suo continuo chiedersi chi è in fondo un’attrice, e di Diego, del nuovo film che ha in mente omaggiante Velasco, discusso in un ospedale col produttore. Con surreali personaggi che a loro girano attorno. Il testo di Pablo Remón, andato in scena al teatro Sociale di Cittadella (Padova) con protagonista uno splendido Silvio Orlando è un esempio di teatro contemporaneo impavido, serve mettersi lì ad ascoltare, a provare a digerire per conto terzi le frustrazioni, e si scoprono fragilità, debolezze da ciarlatani, come da titolo. Che sotto sotto, in fondo, forse siamo in tanti ad esserlo. Da molti anni non mi capitava di vedere uno spettacolo in apparenza disorientante ma  grottesco e puro al punto giusto, che parla di dolori della mente, di successi, sognati e mancati, della ricerca degli stessi, della celebrazione. Quello che si vede sulla scena è un mondo artistico e personale che riserva sorprese nel bene e nel male, dove le persone vengono sballottate non volendo, per rischio d’impresa, diciamo. A raccontare il tutto, originalmente, l’autore stesso, Pablo Remón, un credibile, elettrizzato Francesco Brandi, che scende anche in particolari concretamente tangibili, citando la produzione stessa, gli stessi attori anche col nome proprio esatto. Un guazzabuglio verbale, da intendersi nel senso buono, una messa in scena molto godibile che proprio grazie a Cardellino srl  e a Silvio Orlando arriva nei teatri italiani dopo il debutto estivo del 2023 a Spoleto e che si ha dunque l’opportunità di vedere, possedendone con gusto la sua non trama classica, e continui momenti sarcastici. Il prolisso convincimento di Diego al produttore per il nuovo film da fare, le apparizioni di Dorothy e di Veronica Del Rey, il lavoro poco incoraggiante della strega cattiva, il bimbo col palloncino in antitesi alla stessa. E i plagi rivissuti dall’autore, la criptomnesia, il progetto della parusia. Introspezioni, dettate dal malessere di vivere e (non) agire secondo piacere.  Metateatro, nel caso specifico tutto fuorchè convenzionale, e questo non sempre viene ben recepito, ma è qui che Ciarlatani si rivela. Approfondisce e non indora pillole. Non ci sono salvagenti che possono vanificare gli schianti, si cerca di capacitarsi del proprio stato e poco importa, per non dire niente, di come e dove si arriva alla fine. Cinema e teatro vengono attraversati in diagonale, come le stesse esistenze di chi ci lavora dentro, o ci vorrebbe lavorare. Con il finale che riassume, e chissà se stabiilizza del tutto. Perché il dubbio è sempre in agguato. Oltre a Orlando, meraviglioso, e a Brandi le altre due interpreti sono bravissime: Blu Yoshimi, dal cinema alla prosa, nei panni di Anna Velasco e non solo, calata nei personaggi con sicurezza, e Francesca Botti, ironicamente sospesa, naturale. Più che sorprese, certezze. A Cittadella, applausi e chiamate, e successo.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Domenica, 18 Febbraio 2024 20:06

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