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TESTIMONE D'ACCUSA - regia Geppy Glejieses

"Testimone d’accusa", regia Geppy Glejieses "Testimone d’accusa", regia Geppy Glejieses

di Agatha Christie
traduzione Edoardo Erba
regia Geppy Glejieses
con Vanessa Gravina, Giulio Corso, Paolo Triestino
e con Michele Demaria, Antonio Tallura, Sergio Mancinelli, Bruno Crucitti, Paola Sambo, Francesco Laruffa, Erika Puddu, Lorenzo Vanità
scene Roberto Crea
costumi Chiara Donato
musiche Matteo D’AMico
artigiano della luce Luigi Ascione
produzione Gitiesse Artisti Riuniti, Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale
spettacolo dedicato alla memoria di Giorgio Ferrara
Lonigo (Vicenza), tetro Comunale, 1 dicembre 2023

www.Sipario.it, 5 dicembre 2023

Meccanismi perfetti a incastro, ecco cosa sono i testi di Agatha Christie. Ne è prova ancora Testimone d’accusa, diretta da Geppy Glejieses, vista a Lonigo nell’ambito della stagione di prosa in corso, dinanzi a un teatro esaurito. Considerato il più bel dramma giudiziario, come il regista Glejieses ricorda nelle sue note sullo spettacolo, Testimone d’accusa è un congegno a orologeria con più colpi di scena che incantano, tenendo sospesi per un paio d’ore. Un grande lavoro teatrale che ha tutte le possibilità di rendere le tensioni fisiche e verbali che si susseguono minuto dopo minuto,  prendendo spunto forse da una situazione autobiografica della stessa autrice, un tradimento. In questa commedia vanno in scena un assassinio compiuto, con un accusato specifico, del quale si rimane in dubbio ovviamente fino alla fine. Con una moglie che lo accusa ma anche lo assolve, insomma un classico gioco teatrale alla Christie, e tutt’intorno una serie di avvocati, giudici, testimoni, e una giuria popolare che determina alla fine il risultato, guilty, not guilty. Glejieses dirige con determinazione gli attori, li indirizza senza calcare mai la mano e ne vien fuori uno spettacolo non solo onesto ma certamente d’impatto. I diversi ragionamenti, dopo un iniziale e più leggero muoversi in scena, dei personaggi caratterizzano molto degli stessi, facendo partecipare il pubblico che può parteggiare ora per l’uno ora per l’altro. Nell’intricata vicenda, che poi tanto intricata non è, piuttosto lo è invece la psicologia di alcuni personaggi, una su tutti Romaine, pallida e bianco volto di ceramica, così astratta eppur lucida, rispettosa e il suo contrario, sbeffeggiante persino.

 Il dramma teatrale, tratto dall’omonimo racconto della scrittrice inglese, trova nel teatro a mio parere la sua via migliore, concretizzando in maniera pura ed equamente distribuita verbalmente, grazie alla recitazione degli attori, il significato pregno ed esistenziale cercato nelle sfumature dei personaggi, uomi e donne con colpe e assoluzioni. E’ un gran lavoro, che invita alla riflessione su più temi e addirittura si permette il lusso che quelle sfumature personali, quella psicologia diversa che riguarda tutti rimanga sullo sfondo e metta in primo piano la sottigliezza del dire e non dire, dell’omettere, di creare dubbi universali e condannatori, pronti per rovinare o no, delle vite. Meccanismi perfetti a incastro, dicevamo all’inizio, in un meccanismo scenico a dir poco austero, che rende alla perfezione il grigio turbinio di un’aula di tribunale, l’incertezza, il succedersi degli eventi testimonianza dopo testimonianza. Vanessa Gravina è Romaine, e mette una certa dannazione nel personaggio arricchendola di contributi e attributi, a tratti viscida e non priva di una certa verità. Forse una delle sue prove più interessanti. Il giovane marito, Leonard Vole, è l’ottimo Giulio Corso, attore preparato ed energico quanto basta, che è altrettanto dannato, furbo e vittima, e i due avvocati, difesa e accusa, Paolo Triestino e Michele Demaria infarciscono ottimamente con la loro bravura espressioni ed accuse reciproche, da convinti principi del foro. Gli altri nei loro ruoli sono più che coerenti, in special modo la prova di Paola Sambo, che è la governante Janet McKenzie. Due curiosità. In scena, picchiettata continuamente, la macchina stenografica autentica del 1948, che il regista segnala nelle note ed è un bel dettaglio di stile, e la giuria, composta di città in città da alcuni spettatori, a cui tocca giustamente attenersi con attenzione alla vicenda. Tanti gli applausi finali.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Venerdì, 08 Dicembre 2023 11:32

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