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L’UOMO PIÙ CRUDELE DEL MONDO – regia Davide Sacco

Lino Guanciale e Francesco Montanari in "L’uomo più crudele del mondo", regia Davide Sacco Lino Guanciale e Francesco Montanari in "L’uomo più crudele del mondo", regia Davide Sacco

con Lino Guanciale, Francesco Montanari
di Davide Sacco
regia Davide Sacco
Roma – Teatro Ambra Jovinelli
Stagione 2022/2023 Dal 30 Novembre all’11 Dicembre 2022

www.Sipario.it, 10 dicembre 2022

L’uomo più crudele del mondo di Davide Sacco – che cura anche la regia dello spettacolo con protagonisti Francesco Montanari e Lino Guanciale (straordinari!) – è un testo costruito drammaturgicamente come un crescendo rossiniano.
Siamo nell’ufficio di un importante imprenditore, arredato in modo minimale, all’apparenza anche sgraziato. L’uomo d’affari sta attendendo l’arrivo di un giornalista di una testata non particolarmente importante per un’intervista. Non appena questi arriva, l’imprenditore inizia a comportarsi in modo bizzarro. Pare che voglia concedere l’intervista, ma in realtà desidera altro: una specie di rapporto non così freddamente professionale con quel rappresentante della carta stampata che ha davanti. L’imprenditore desidera stringere con lui un’amicizia particolare, di quelle nelle quali ci si sente liberi di essere ciò che si è: anche degli esseri schifosi, privi di scrupoli e di una morale, qualunque essa sia.
E per giungere a tale scopo l’uomo d’affari, da altri definito come il più crudele del mondo, che fa? Arriva persino a provocare il giornalista, offrendogli una cifra spropositata di ben cento milioni di euro per ucciderlo.
Il giornalista rimane esterrefatto. Perché lui è una persona normale, buona; e non fa certe cose. Ma l’uomo d’affari non gli crede. Lo provoca, lo bracca da vicino, lo incalza. Fino a quando il giornalista cede e si mostra per quello che è: un essere veramente schifoso. Ma lo è sempre stato? Oppure lo è diventato perché non è riuscito a resistere all’assedio cui è stato sottoposto?
Questa singolar tenzone continua fino al limite massimo, quando sul finale si assiste a un colpo di scena inatteso, che giunge subito dopo la confessione di un crimine commesso anni prima ai danni di una bambina barbaramente violentata e, poi, uccisa. Da chi? E cosa accade poco prima della fine?
Lino Guanciale nei panni del noto imprenditore, e Francesco Montanari nel ruolo del giornalista assediato, hanno saputo rendere alla perfezione il clima teso, in crescendo – come si diceva all’inizio – che è presente nel testo di Davide Sacco. Entrambi hanno fatto sfoggio di una recitazione mascolina, aggressiva, mai grossolana. Al contrario, ricca di sfumature vocali, di espressioni severe, ciniche, a tratti grottesche in virtù di un certo humor nero che trasversalmente attraversa la pièce.
Guanciale e Montanari non hanno dato vita a una competizione attoriale, cercando di primeggiare l’uno sull’altro. Al contrario, hanno recitato tentando di moltiplicare i sensi che il testo di Sacco veicola: la crudeltà come unico mezzo per combattere l’ipocrisia; l’ipocrisia come strumento necessario per giungere alla verità; l’assenza di morale come unico costituente della realtà; la consapevolezza, di sé o di un fatto, come sola arma per giungere ad una conoscenza vera ed inequivocabile. E così via.
Una prova attoriale di enorme livello: espressivo, mimico, di presenza scenica tout court. Perché Montanari e Guanciale sono due attori di gran classe.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Mercoledì, 14 Dicembre 2022 23:36

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