Regia Ninni Bruschetta
Scene Mariella Bellantone, Costumi Cinzia Preitano, Musiche Tony Canto, Luci Antonio Rinaldi, Regia Video Roberto Meddi
con Maurizio Marchetti, Antonio Alveario, Giampiero Cicciò, Lucio Patanè, Maurizio Puglisi, Adele Tirante, Livio Bisignano
Teatro V.Emanuele dal 11 al 15 aprile 2012
Se in Lavori in corso di Claudio Fava quel Ponte sullo Stretto, con toni di "teatro civile", non s'ha da fare né ora né mai, in questo L'ufficio di Giacomo Ciarrapico e Mattia Torre, sia pure con accenti politici, rimane negli intenti registici di Ninni Bruschetta una commedia comica e modernissima, un continuum col precedente lavoro. Se possiamo annuire sul primo aggettivo dobbiamo dissentire sul secondo perché, vista la velocità con cui si succedono i fatti nel mondo, con una realtà che supera spesso la fantasia, di modernissimo rimangono solo i classici greci ai quali aggiungerei Shakespeare e un tale Erwin Piscator in compagnia di Bertolt Brecht. Tuttavia è pregevole oggi che un Teatro pubblico come quello di Messina proponga una drammaturgia contemporanea e che cerchi di valorizzare gli artisti della propria città con proprie produzioni come al momento sta avvenendo con Trovarsi di Pirandello. L'ufficio in questione è diretto da un Dio diverso da quello che tutti s'immaginano, interpretato da un Maurizio Marchetti vestito di bianco in stato di grazia. Non è un Dio cattolico, piuttosto un Dio laico, un demiurgo che ordina un mondo che va alla malora e che non può essere salvato né da lui né dai suoi squinternati ministri perché l'uomo è libero, di operare in perfetto libero arbitrio e di scegliere senza essere determinato da alcuna necessità. E' un Dio che si muove dietro un lungo tavolo avendo alle spalle un grande oblò, un occhio orwelliano sul mondo che diventa pure uno schermo per potervi vedere gli accadimenti della storia mondiale (la scena metafisica è di Mariella Bellantone, i costumi di Cinzia Preitano). E' un Dio capriccioso, ironico, ama la musica, è assistito da una segretaria efficiente qual è Adele Tirante bravissima pure a cantare un tango-passion, è tifoso del Barcellona di Lionel Messi dal quale, tramite il ministro della passione di Giampiero Cicciò che si muove come uno stilista di moda, riceverà un pensierino con dedica. E' un lavoro forse che Bruschetta ha troppo sopravvalutato, intravedendovi situazioni surreali e paradossali che coinvolgono il nostro paese e non solo, in cui però sono assenti le voci del dissenso dei cittadini e delle parti sociali per poter fare da controcanto o da contrappunto. Per cui l'addetto alla politica (Antonio Alveario) con fare d'un Gasparri e parafrasando Paolo Villaggio de La corazzata Potionkin dirà che il Big Bang è una schifezza, mentre l'addetto all'ecologia (Lucio Patanè) s'impegnerà senza successo a chiudere il buco dell'ozono e il gobbo responsabile all'economia (Maurizio Puglisi) con qualche machiavellismo racconterà solo storielle morali. Comunque sia, quel Dio che vorrebbe essere chiamato "Dino" non lancerà più il meteorite sulla terra, gli uomini si salveranno, il mondo continuerà ad esistere e sarà testimoniato dall'entrata in scena nel finale di Bartez (Livio Bisignano) altro esperto che si aggiungerà ai suoi colleghi senza qualità. Applausi calorosi al Vittorio Emanuele e repliche sino a domenica pomeriggio
Gigi Giacobbe