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ZIO VANJA - regia Marco Bellocchio

Zio Vanja Zio Vanja regia Marco Bellocchio

di Anton Cechov
Federica Vincenti e Michele Placido per GOLDENART Production presentano
Sergio Rubini, Michele Placido
con Pier Giorgio Bellocchio, Anna Della Rosa, Lidiya Liberman, Bruno Cariello, Maria Lovetti, Marco Trebian
con la partecipazione straordinaria di Lucia Ragni
musiche Carlo Crivelli
scene e disegno luci Giovanni Carluccio
costumi Daria Calvelli
aiuto regia Stefania De Santis
adattamento e regia Marco Bellocchio
Roma, Teatro Quirino dal 3 al 15 dicembre 2013

www.Sipario.it, 6 gennaio 2014

Alte quinte color terra segnano il palcoscenico, sullo sfondo uno scheletrico albero funge da giardino... Tavolini quadrati e sedie formano lo scarso arredo della casa di campagna di Vanja, della madre e di Sonia. Quest'ultima è figlia di primo letto dell'accademico Serebriacoff – al quale Michele Placido presta la sua robusta figura.
Vanja è ben impersonato da Sergio Rubini, con la dovuta eccitazione nella celebre scena dei colpi di pistola di cui torneremo a parlare. Ospite pressochè quotidiano v'è poi il medico del villaggio Astrof, che Pier Giorgio Bellocchio interpreta con contenuta passione... Questi è il personaggio checoviano più idealista, che sogna una amministrazione oculata del territorio ed un eventuale mondo nuovo – ben diverso da quello sonnolento della Russia zarista.
Il centro dell'attrazione erotico-sentimentale è l'avvenente giovane moglie dell'attempato accademico Serebriacoff, alla quale si volgono i desideri sia di Vanja che del medico Astrof! E lo sfortunato amministratore della tenuta di campagna riesce addirittura a sorprendere la bella Elena tra le braccia del rivale – quando sta per donarle un mazzo di fiori appena colto per lei in giardino.
Ma il dramma raggiunge l'acme quando il professor Serebriacoff indice una riunione di famiglia, e propone agli astanti di vendere tenuta e villa: con il ricavato si acquisterebbero titoli di stato, riservando una somma di danaro per l'acquisto di una modesta residenza per Vanja, la figlia Sonia e maman... Come – esplode Vanja – abbiamo lavorato decenni per divenire proprietari a pieno titolo, ti abbiamo sempre inviato del danaro per tenere in città un alto tenore di vita, ed ora ci chiedi di alienare il bene che abbiamo costruito con tanti sacrifici?
Il risentimento di Vanja covato per lunghi anni lo trascina fino a sconfessare la presunta cultura del tronfio accademico, e – recuperata una pistola – spara due colpi al cognato senza colpirlo. Per Vanja è la fine di tutto...
Il giorno dopo si celebra la cerimonia degli addii: Serebriacoff/Placido avvolto in un lungo pastrano rosso si accomiata da Vanja baciandolo; la bella Elena – una impeccabile Lidiya Liberman – che ha tentato invano di intervenire presso Astrof a favore di Sonia – riprende stancamente la via della città. Astrof, impersonato al meglio dallo stesso regista Bellocchio, si appresta a partire per non tornare mai più in villa.
Lo struggente finale vede Sonia e Vanja seduti attorno al tavolo colmo dei registri d'amministrazione: le luci sono basse, e la bravissima Anna della Rosa/Sonia pronuncia perfettamente le celebri parole: "Noi vivremo zio Vanja, e lavoreremo..."! Una prospettiva di vita fatta solo di doveri, senza conforto d'amore per entrambi! Il regista Bellocchio ha espunto deliberatamente ogni riferimento alla fede religiosa dei due protagonisti.
Una rappresentazione corretta sostanzialmente, che il pubblico ha salutato con moderatissimi applausi.

Fernando Bevilacqua

Ultima modifica il Martedì, 07 Gennaio 2014 10:32

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