I bimbi si ritrovano immersi in un mondo pieno di colori, di suoni, di felicità, dove la fantasia regna e dove, solitamente ci sono personaggi buoni e amichevoli.
Già agli inizi degli anni cinquanta nascono i primi personaggi che allietano la via dei più piccoli ma anche dei più grandi. È il 1965 e la Rai trasmette "Qui cominicia l'avventura del Signor Bonaventura". Dal disegno animato si passa al cartone animato di Paw Waw, il piccolo indiano, beniamino dei bambini degli anni sessanta, protagonista di una serie di avventure trasmesse alla fine del programma per ragazzi "Il Giramondo".
Contrariamente a quello che i più pensano, l'animazione fu inizialmente creata per l'intrattenimento degli adulti e successivamente fu progettata per la visione delle famiglie e dei bambini. L'associazione al mondo dell'infanzia è dovuta principalmente alle produzioni Disney, che in effetti si dedicarono a quella fascia di età. Infatti, è proprio con Walt Disney, che, verso la fine degli anni cinquanta, nascono Topolino, Paperino, Pippo e Pluto e tutti entrano così nell'immaginario dei bambini italiani. Con lui i cartoni sono rivolti alla famiglia con figli, ed egli ha avuto il merito di creare personaggi con cui gli spettatori si potessero identificare o ritrovare pregi e difetti e proporre stralci di vita reale. E anche quando si tratta di animali, i personaggi hanno atteggiamenti, vizi, virtù, tratti fisici che richiamano quelli umani. Ricordiamo Braccio di ferro il marinaio che divenne un mito con la sua pipa in bocca e i mitici spinaci per avere una forza da leoni.
Nel 1940 inizia la serie Tom e Jerry, che racconta l'amore-odio tra il gatto Tom e il topo Jerry; i due simpaticissimi amici-nemici abitano nella stessa casa, il gatto è domestico e ama mangiare, dormire e rincorrere il piccolo topolino d'appartamento che lo sberleffa degli insuccessi nell'acchiapparlo.
In realtà, i dispetti che si fanno non sono per cattiveria e rivalità, ma per il gusto di attuarli e alla fine di ogni episodio, è riportato l'equilibrio tra i due amici. Però, negli anni sessanta arrivano i cartoni animati giapponesi; cambiano i contenuti e le trame.
La sportiva Mimì e la nazionale di pallavolo del 1980 vede dedizione, forza d'animo e di sacrificio della protagonista che gioca nella squadra di pallavolo della scuola ed è scelta per far parte della nazionale impegnata nel campionato mondiale.
I cartoni animati di oggi sono più elaborati rispetto a quelli di ieri e sottolineano spesso che con la forza e l'astuzia si ottiene tutto. A volte riportano anche una visione errata e distorta della vita e dei veri valori; violenza e brutalità vanno ovviamente evitati a favore di cartoni e programmi dove devono essere perpetrati i valori della legalità, del bene, della pace, altrimenti il processo educativo rischia di crollare e di sgretolarsi. Oggi i cartoni non sono per tutti, così genitori e adulti devono mettersi vicino ai bambini per valutare insieme cosa vedere, essere sospettosi perché i contenuti potrebbero non essere adatti alla loro età. Evolve la società e lo stesso accade per i cartoni e gli adulti hanno il compito di tutelare i piccoli spettatori.
I cartoni sono importanti mezzi educativi e di comunicazione, chi li guarda si immedesima nei personaggi e può modificare il proprio carattere. Gli insegnamenti sono tanti, ma i cartoni purtroppo sono un'arma a doppio taglio; alcuni cartoni animati hanno scene crude e violente e risultano diseducativi.
I cartoni, eredi delle fiabe devono mantenere la loro funzione pedagogica. Non devono servire a dare solo piacere al bambino, ma al contrario, a fargli conoscere le due cose principali della vita: uno, che esiste il male, e che vi si deve preparare; due, che da questo male si può uscire con le proprie forze, se lo si sa riconoscere. Forse, grazie alla Disney siamo diventati adulti più consapevoli.