Prima nazionale 10 gennaio 2020
Firenze - Teatro della Pergola (fino al 19 gennaio)
al Teatro Eliseo di Roma dal 21 gennaio al 2 febbraio 2020
Glauco Mauri Roberto Sturno
RE LEAR
di William Shakespeare
traduzione Letizia Russo
riduzione e adattamento
Andrea Baracco e Glauco Mauri
con
Glauco Mauri - Re Lear
Linda Gennari - Goneril
Aurora Peres - Regan
Emilia Scarpati Fanetti - Cordelia
Roberto Sturno - Conte di Gloucester
Francesco Sferrazza Papa - Edgar
Aleph Viola - Edmund
Dario Cantarelli - Matto
Enzo Curcurù - Conte di Kent
Laurence Mazzoni - Oswald
Paolo Lorimer - Duca di Albany
Francesco Martucci - Duca di Cornovaglia
regia Andrea Baracco
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
musiche Giacomo Vezzani, Riccardo Vanja
luci Umile Vainieri
produzione Compagnia Mauri Sturno – Fondazione Teatro della Toscana
Un stretto rapporto di collaborazione di storica data che ha assunto le forme di un’intesa progettuale di elevata qualità artistica.
La coproduzione della Compagnia Mauri Sturno e Fondazione Teatro della Toscana per il Re Lear diretto da Andrea Baracco è solo l’ultimo risultato di un comune percorso culturale, drammaturgico e realizzativo triennale.
In questo tempo, tale importante sinergia di ispirazione e di intenti, fondata sul patrimonio teatrale rappresentato da Glauco Mauri, Roberto Sturno e dalla loro Compagnia, ha portato anche alla formazione e al perfezionamento sul mestiere dell’attore dei diplomati della Scuola “Orazio Costa” della Fondazione, secondo la modalità di lavoro e scambio Giovani/Maestri.
Glauco Mauri affronta per la terza volta Re Lear, la più titanica delle tragedie di Shakespeare, il primo allestimento nel 1984 e il secondo nel 1999, sue le due regie per un totale di 500 repliche.
Oggi diretto da Andrea Baracco debutta in prima nazionale al Teatro della Pergola di Firenze il prossimo 10 gennaio, con repliche fino al 19 e poi dal 21 gennaio al 2 febbraio in scena al Teatro Eliseo di Roma.
Roberto Sturno è il conte di Gloucester, al suo fianco anche nelle due passate edizioni nel ruolo del Matto.
In scena accanto a Mauri e Sturno, Dario Cantarelli, Enzo Curcurù, Linda Gennari, Paolo Lorimer, Francesco Martucci, Laurence Mazzoni, Aurora Peres, Emilia Scarpati Fanetti, Francesco Sferrazza Papa, Aleph Viola. Lo spettacolo si avvale delle scene e costumi di Marta Crisolini Malatesta, delle musiche di Giacomo Vezzani e Riccardo Vanja, delle luci di Umile Vainieri.
La produzione è della Compagnia Mauri Sturno e della Fondazione Teatro della Toscana.
Non ho mai smesso di credere che bisogna sempre mettersi in discussione, accettare il rischio pur di far sbocciare idee nuove per meglio comprendere quel meraviglioso mondo della poesia che è il teatro.
Ed eccomi qui per la terza volta, alla mia veneranda età, impersonare Lear. Perché?
Mi sono sempre sentito non all’altezza ad interpretare quel sublime crogiolo di umanità che è il personaggio di Lear. In questa mia difficile impresa mi accompagna la convinzione che per tentare di interpretare Lear non servono tanto le eventuali doti tecniche maturate nel tempo quanto la grande ricchezza umana che gli anni mi hanno regalato nel loro, a volte faticoso, cammino.
Spero solo che quel luogo magico che è il palcoscenico possa venire in soccorso ai nostri limiti. Cosa c’è di più poeticamente coerente di un palcoscenico per raccontare la vita? E nel Re Lear è la vita stessa che per raccontarsi ha bisogno di farsi teatro. (Glauco Mauri)
Quello che mi ha sempre colpito di questa tragedia, che è una delle più nere e per certi versi enigmatiche tra quelle dell'autore inglese, è che sotto quel nero sembra splendere qualcosa di incredibilmente luminoso e proprio questa luce sepolta dall'ombra la rende così affascinante.
Padri indegni e figli inetti, padri indegni che hanno generato figli inetti, le madri assenti, estromesse dal dramma, parafrasando Amleto, qui la fragilità è tutta e solo maschile. Nessuno dei personaggi è in grado di regnare, di assumersi l'onere del potere, nessuno sembra avere la statura adatta, nessuna testa ha la dimensione giusta per la corona, chi per eccesso, vedi Lear, chi per difetto vedi tutti gli altri. Solo giganti o nani in questo universo dipinto da Shakespeare.
I tormenti di Lear, di Gloucester, i turbamenti di Edgar, i desideri di Edmund, i tremori e i terrori delle tre figlie del Re, Cordelia, Goneril e Regan, attraggono da sempre perché la complessità e in alcuni casi la violenza che produce il conflitto generazionale è per forza di cose universale. (Andrea Baracco)