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ELETTRA, TANTA FAMIGLIA E COSÌ POCO SIMILI - regia Andrea Baracco

"Elettra, tanta famiglia e così poco simili", regia Andrea Baracco "Elettra, tanta famiglia e così poco simili", regia Andrea Baracco

di Hugo Von Hofmannsthal

con Manuela Kustermann, Flaminia Cuzzoli, Carlotta Gamba, Alessandro Pezzali
scene Luca Brinchi e Daniele Spanò 

costumi Marta Crisolini Malatesta

musiche originali Giacomo Vezzani

luci Javier Delle Monache

aiuto regia Maria Teresa Berardelli

adattamento e regia Andrea Baracco
produzione La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello
con il patrocinio di Forum Austriaco di Roma
Roma – Teatro Vascello dal 25 marzo al 3 aprile 2022

www.Sipario.it, 5 aprile 2022

È una Elettra dall’aria moderna, laccata, psichedelica, da salotto newyorchese quella che si respira nella messinscena di Andrea Baracco al Vascello di Roma. E la protagonista è drammatica in modo accentuato, patisce tutto ciò che le sta attorno, non conosce che sentimenti di rabbia e rancore, in lei non albergano né speranza, né amore. Vendetta, rivalsa, riscatto: non pensa che a questo. E quando tutto si compie, cos’altro resta? Nulla, se non il sangue versato.
Hugo von Hofmannsthal mise mano al mito greco di Elettra raffigurandola come un dissidio che non trova via, attraverso le parole, per essere espresso. Ma vi è di più: nella situazione storica in cui visse il nostro autore, con l’impero absburgico il cui crollo, sebbene non evidente, era percepito da intellettuali e artisti tout court, Elettra diviene metafora di questa fine: coscienza e incoscienza di qualcosa che non sta più in piedi. Clitennestra, il regno, il rapporto con la sorella Crisotemi (che a tutti i costi vuol tornare ad essere libera, divenire donna e madre): tutto è senza valore, non riveste più importanza per la nostra protagonista. Lei sa. Ma anche Clitennestra sa. E questa intuizione le fa perdere il sonno. L’assassina di Agamennone vuol dormire, e chiede aiuto a Elettra affinché le indichi la via giusta, la vittima da sacrificare per porre fine a tale tormento. E la figlia accontenta la madre anticipandole la sua morte per mano di Oreste.
Fuor di metafora, in Hofmannsthal la tragedia di Elettra rappresenta il disfacimento di un mondo del quale l’individuo ha piena percezione, ma che non riesce ancora a razionalizzare traducendola in parole che non siano vuote, orpelli.
Da tutto ciò Andrea Baracco cos’ha tratto? Nulla, tranne l’aspetto della vacuità del verbum. Il resto non è stato che cattiveria frammista a dolore, ipocrisia perpetrata sino al limite dell’umano. Flaminia Cuzzoli ha impersonato un’Elettra rancorosa, colma di odio nei confronti della madre; odio espresso pronunciando le battute in modo aspro, con una voce condotta all’estremo delle sue possibilità e in acuto strizzata, come a voler comunicare un sentimento giunto al suo limite massimo. La Clitennestra di Manuela Kustermann è stata molto efficace, evidentemente falsa nei suoi comportamenti; donna la cui durezza è stata interpretata attraverso una voce e un portamento volutamente alteri, sprezzanti, privi di compassione. Carlotta Gamba con la sua Crisotemi ha rappresentato il punto di conciliazione fra gli estremi di Clitennestra ed Elettra: ella è falsa ma non sino alla fine; dura ma non impietosa.
La trovata di rappresentare il duplice assassinio per mano di Oreste in modo figurato (rivisitando lo stile tipico della tragedia greca di raccontare un accadimento violento senza mostrarlo) attraverso gesti simbolici l’uccisione di Clitennestra, un pupazzo stritolato quella di Egisto sulle note dell’Elettra di Strauss, è stata molto più teatrale dell’intera messinscena soffocata per eccesso di modernità e di rock.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Giovedì, 07 Aprile 2022 12:11

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