Studio da Le avventure di Pinocchio, storia di un burattino di Carlo Collodi
drammaturgia originale, regia e interpretazione Evelina Rosselli, Caterina Rossi, Michele Eburnea e Diego Parlanti (Gruppo Uror)
light design Camilla Piccioni
sound-design Filippo Lilli
realizzazione scene Danilo Rosati
produzione La Fabbrica dell’Attore- Teatro Vascello e Accademia D’Arte Drammatica Silvio d’Amico
Roma – Teatro Il Vascello dal 12 al 15 aprile
Pinocchio ha sempre stimolato interpretazioni. L’ultima, più recente, ce l’ha data Giorgio Agamben, leggendo la fiaba di Collodi come una metafora riguardante più la filosofia politica che il contesto degli archetipi e dei simboli come, invece, sosteneva Elémire Zolla.
Ma la compagnia formata da Evelina Rosselli, Caterina Rossi, Michele Eburnea e Diego Parlanti ha scelto di restare nel mondo puro della favola, cercando di non individuare altri e diversi messaggi in Pinocchio, quanto piuttosto d’indagare le sue possibilità figurative alla luce di ciò che la tecnica artistica, digitale soprattutto, mette oggi a disposizione. In parole semplici, si potrebbe così riassumere lo spettacolo Error materia in scena al Vascello.
La scelta drammaturgica è chiara, in linea con l’intenzione originaria di Collodi: far morire Pinocchio impiccato a un albero e qui concludere. Ma al di là di questo, ciò che conta è l’aspetto visuale con cui si è deciso di tradurre scenicamente i giochi di fantasia, le invenzioni mirabolanti che si trovano nel libro. Riproduzioni di suoni, un disegno luci particolare che si staglia su di uno sfondo prevalentemente buio, cattedre che parlano, ombre proiettate che appaiono giganti e che stanno a rappresentare il grigio mondo degli adulti, prediche inanellate le une alle altre e snocciolate in modo continuativo fino a disegnare un discorso privo di senso al solo scopo di creare frastuono per assordare e confondere chi vi presta ascolto. Pinocchio si muove in un contesto dove, più che vedere, percepisce. Saranno l’udito e le sensazioni corporee a guidarlo, insieme alla sua volontà di affermarsi in un mondo che lo osteggia e tenta di plagiarlo, eliminando ogni traccia d’individualità e personalità in lui presente.
In un mondo fatto di suoni e percezioni, i personaggi che incontra Pinocchio non hanno nomi. A che pro averli? Essi sono ridotti a funzioni, accidenti, episodi con scopi precisi, ma nulla di più. Via, dunque, la Fata turchina, il Gatto e la Volpe, il Grillo Parlante, Lucignolo, Mangiafuoco. Essi esistono solo in virtù di ciò che fanno, in funzione del protagonista. Il quale, morendo, è come se alla fine soccombesse, suo malgrado, a un mondo contro il quale combattere è cosa vana, soprattutto perché immateriale, inafferrabile, liquido.
Michele Eburnea: attore bravo ed espressivo, dotato d’una corporeità sensibile al punto da emettere scintille, ha impersonato un Pinocchio esuberante, ingenuo, desideroso di scoprire il mondo in cui vive ma senza accettarlo così com’è, bensì interpretandolo come possibilità espressiva da colorare a proprio piacere. Eburnea sul palco si muove dinoccolandosi un po’, sorride in modo puro e, quando è felice, il suo corpo freme dalla testa ai piedi. Una grande prova d’attore.
Bravissimi anche gli altri interpreti – Rosselli, Rossi e Parlanti –, tutti dotati di gran senso del ritmo, ironia e fantasia nella recitazione: elementi che hanno fatto di Error materia uno spettacolo originale e bello da vedere.
Pierluigi Pietricola