Teatro stabile dell’Umbria
con il contributo speciale della
Fondazione Brunello e Federica Cucinelli
presentano
OTELLO
da William Shakespeare
con Valentina Acca, Flaminia Cuzzoli, Francesca Farcomeni, Federica Fracassi, Federica Fresco, Ilaria Genatiempo, Viola Marietti, Cristiana Tramparulo
scene Marta Crisolini Malatesta
costumi Graziella Pepe
luci Simone De Angelis
musiche Giacomo Vezzani
traduzione e drammaturgia di Letizia Russo
regia di ANDREA BARACCO
Roma – Teatro Quirino Vittorio Gassman 6-11 febbraio 2024
Al Quirino è in scena un Otello tutto al femminile. Non è tanto una chiave di lettura orientata interamente al gentil sesso la novità che Andrea Baracco ha apportato al dramma di Shakespeare. Quanto – e lo si capisce dalle note di regia e dai monologhi d’inizio e conclusione affidati a Iago che si rivolge al pubblico – il rapporto fra verità e falsità, cioè: come la prima emerga, e non può esistere, senza la seconda. Ci troviamo, perciò, di fronte a una regia binaria di Otello, dove è tutto bianco e nero: costumi, scenografia e interpretazioni dei vari stati d’animo degli interpreti. È teatralmente plausibile? Possibile mai che Shakespeare abbia dato vita a personaggi così poco interessanti, privi di sfumature, di zone d’ombra, di risvolti che non subito né sempre appaiono per quello sono e, d’improvviso, cambiano senza che ci sia stato qualche istante prima un preavviso, una traccia che lascassero intuire delle sorprese? Difficile crederlo. Baracco, invece, non è per le sfumature interpretative e rappresentative (almeno per ciò che concerne il suo Otello). E nella restituzione scenica tutto questo si nota. Ferma restando la bravura delle attrici le quali, nei limiti imposti dalla regia, hanno cercato di vivacizzare e di credere fino in fondo alla verità scenica da loro proposta sul palco, una serie di dubbi che il testo di Shakespeare pone non sono stati né affrontati e né tantomeno supposti. Alcuni a titolo d’esempio. Siamo proprio sicuri che Otello e Iago siano davvero così dissimili e opposti? Oppure si possono individuare delle somiglianze, che il grande Poeta ha accennato, e che un regista avrebbe potuto mettere in luce? Perché Otello crede ciecamente alla visione della realtà offertagli da Iago? È vero: il protagonista shakespeariano è un uomo grossolano, ma non del tutto sprovveduto. Come è potuto cadere nel tranello postogli da Iago? E quest’ultimo, da mente intelligente e da raffinato conoscitore dell’animo umano – tale lo definisce Otello –, perché non ha saputo andare al di là del moto di rabbia per non essere stato nominato luogotenente? Venendo a Desdemona: da donna consapevole di sé, autonoma nello spirito al punto da opporsi al volere paterno e sposare Otello a dispetto del parere contrario del genitore, perché si è sottomessa alla violenza del Moro in modo così passivo, con una abnegazione propria di una sciocca che da poco si è affacciata alla vita adulta? Interrogativi, questi, che avrebbero potuto dar luogo non solo ad una regia che, finalmente, avrebbe scalciato la dicitura di Otello come dramma della gelosia, ma anche a interpretazioni attoriali meno scontate, più ambigue (in senso teatrale) e colorite. Ciò premesso, Federica Fracassi ha dato vita a uno Iago vivace in termini di ritmi recitativi e presenza sul palco. Meno interessante – ma non per sua colpa – l’Otello di Ilaria Genatiempo, troppo repentino nel cambio d’umore. Un Otello, infine, discretamente recitato a causa di una regia poco approfondita e per nulla coraggiosa. Pierluigi Pietricola