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STORIA DI ZHANG di Tullio Moreschi, regia Mattia Sebastian - TEATRO OUT OFF_ 11/16 FEBBRAIO, 2020

STORIA DI ZHANG_MORESCHI_MATTIA SEBASTIAN
TEATRO OUT OFF_ 11/16 FEBBRAIO

Dall’ 11 al 16 febbraio 2020 al Teatro Out Off andrà in scena, in prima nazionale, lo spettacolo Storia di Zhang di Tullio Moreschi (secondo classificato al Premio Vallecorsi 2012) per la regia di Mattia Sebastian, regista associato alla SCOT (Suzuki Company of Toga) e direttore esecutivo del Theatre Olympics 2019. Con: Maya Castellini, Alessandro Conversano, Stefano D’Ippolito, Sara Fiandaca, Ginevra Masini, Giovanni Moreddu, Nicola Soldani.
Siamo a Pechino, distretto 789. A causa del rincaro degli affitti, più di quattromila artisti sono costretti ad abbandonare il quartiere dove vivono e lavorano. Uno di loro, Zhang, comincerà una silenziosa protesta: adagiato di fronte a casa sua inizia uno sciopero della fame. Ispirato alla figura reale del poliedrico artista cinese Zhang Huan, il protagonista di questa storia è un artista che realizza i suoi quadri con la cenere degli incensi. Insieme a lui sua moglie Lin, assidua lavoratrice, e l’amico Huan, anche lui pittore, e i suoi vecchi genitori, le due figure tragicomiche della vicenda. Zhang è costretto a sottomettere la sua identità di artista ad un mercato avido ed omologatore, ma nonostante questo continua a sognare e alla fine sacrifica la sua vita non solo per chi ama ma per tutti.
Il 30° anniversario della caduta del muro di Berlino, celebrato nel 2019, il 25° anniversario della protesta di Piazza Tienanmen dove un Ribelle Sconosciuto fronteggiò una schiera di carri armati, sono stati l’occasione per una riflessione sul ruolo attivo che tutti noi dovremmo avere all’interno della società per affermare la nostra volontà di esistenza. Le Madri di Plaza de Mayo a Buenos Aires con i loro Fazzoletti Bianchi, la rivoluzione delle Rose, quella Arancione (Ucraina), dei Jeans (Bielorussia), dei Gelsomini (Tunisia) sono solo alcune famose azioni di resistenza nonviolenta, una pratica che persegue i suoi obiettivi per mezzo di proteste simboliche, disobbedienza civile, non-cooperazione economica o politica.
Cosa accomuna questi frammenti di storia? Il “fuoco” del cambiamento. Stesso fuoco interiore che muoverà il giovane protagonista di questa storia, un racconto che prende vita da un fatto reale.

Note dell’autore
L’idea di scrivere un testo che parlasse di indifferenza mi rimase in testa fino a quando non nacque “Storia di Zhang”. Presi spunto da una trasmissione di parecchi anni fa in cui un artista a Pechino iniziò uno sciopero della fame per protesta contro il rincaro degli affitti che la speculazione edilizia stava portando. Mi resi conto che la storia raccontata, in realtà, potrebbe svolgersi in una qualsiasi città, come ad esempio Napoli dove, alcuni anni fa, un’infermiera morì di inedia nel corso di una protesta a sostegno del miglioramento delle condizioni di lavoro, tra l’indifferenza dei colleghi ed un fugace interesse dei media. Il concetto da cui è partito “Storia di Zhang” è dunque universale, scavalca qualsiasi spazio e qualsiasi tempo. Trovo importante consegnare questo testo a dei ragazzi giovani perché è in loro che sta il motore innovativo del cambiamento così come la capacità di avvicinare il pubblico alle dinamiche di proteste creative, come quella di Zhang, che si avvicendano negli anni provando a raddrizzare la barra dell’uomo quando questo perde la rotta.

Note di regia
A volte poche righe di un testo, una frase appena, possono spingerti alla scelta di condividere il tuo lavoro e a metterlo in scena con un gruppo di giovani attori prima, e condividerlo con un pubblico al quale desideri porre un interrogativo scaturito da quella lettura, poi. Così è stato per Storia di Zhang. Un personaggio dice: “Era necessario? Il mondo nemmeno saprà…”. Nessun gesto estremo come quello di Zhang è necessario ma si rivela “necessario" per non vivere una vita priva di scopo, individualistica, una vita che soccomberà dentro le maglie della crudeltà globale mossa solo da interessi, privilegi e indifferenza.
La questione che oggi si pone sempre più urgente è dare spazio, ampio e credibile alla voce dei giovani, che ad ogni angolo del mondo ci richiama ad una presa di coscienza, alla partecipazione e alla collaborazione su tutti i fronti: lavorativo, sociale, ambientale, culturale: “il mondo nemmeno saprà” si forse è vero,
intrappolati come siamo dentro un’informazione malata, ma questo non ci giustifica, lo saprà eccome, e
speriamo che non scoprirà troppo tardi verso quale futuro ha puntato la prua.

Ultima modifica il Lunedì, 03 Febbraio 2020 09:58
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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