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INTERVISTA a AMILCAR MORET GONZALEZ - di Michele Olivieri

Amilcar Moret Gonzalez Amilcar Moret Gonzalez

Amilcar Moret Gonzalez è nato a L'Havana (Cuba). Si è diplomato al "National Ballet School of Cuba" studiando con insegnanti del calibro di Mirta Hermida, Magaly Suarez, Laura Alonso, Ofelia Gonzalez e Pablo Moret. È stato primo ballerino presso il "Bavarian State Ballet", "Les Ballets de Monte-Carlo", "Zurich Ballet" e "The Hamburg Ballet". Ha danzato in qualità di Solista in "Vier Temperamente" (George Balanchine), "Grosse Fuge" (Hans Van Manen), "Giselle" (Mats Ek), "The Unsung" (Josè Limòn), "Bella Figura" (Jiri Kylian). Inoltre ha preso parte a balletti di repertorio, tra i quali, "Lady of the Camellias" (John Neumeier), "Don Quixote" (Marius Petipa/Ray Barra). Tra i suoi premi si annoverano la medaglia d'oro al "Concours International de la Dance" (Parigi 1996) e la medaglia di bronzo all'"Helsinki International Ballet & Choreography Competition" (1995). Ha inoltre danzato in ruoli principali in Brasile, Stati Uniti e Messico in opere come "Coppélia", "La fille mal gardée", "Lo Schiaccianoci" e "Le Corsaire". Ha lavorato come ballerino professionista e insegnante di danza classica nella trasmissione televisiva "Amici di Maria De Filippi". Nel ruolo di primo ballerino freelance ha danzato al fianco di Rossella Brescia nelle creazioni "Carmen" e "Cassandra" del M° Luciano Cannito. È stato ballet master e guest principal dancer al Theater Kiel e guest principal dancer all'Hamburg Ballet.

Carissimo Amilcar, da bambino è stato subito "amore a prima vista" con l'arte della danza?
Provengo da una famiglia di ballerini. Mia mamma e mio papà sono stati dei grandi artisti presso il Balletto Nazionale di Cuba. Mia madre quando era incinta di me andava a lezione quasi fino al momento del parto, faceva la sbarra... fin da piccolo chiaramente sono cresciuto sempre al loro fianco, appena terminava l'asilo o la scuola mi portavano in compagnia. Io aspettavo che loro finivano di lavorare, guardavo le prove, avevo un rapporto molto stretto con il mondo della danza e a casa a volte provavo dei passi, facevo delle piccole cose... Ad esempio mettevo la musica del "Lago dei cigni", coinvolgevo i miei cugini a fare Rothbart ed io facevo il Principe... Mi faceva molto piacere giocare e allo stesso tempo muovermi. Però la danza era soltanto una cosa in più. Amavo maggiormente lo sport, ho fatto ginnastica e anche baseball. La passione vera per la danza è cominciata un giorno quando i miei genitori mi portarono con loro per i colloqui con i primi ballerini che venivano invitati a scuola per parlare con gli allievi... ricordo che uno degli studenti mi chiese perché non facessi il ballerino. Risposi che mi piaceva lo sport ma tutti iniziarono ad insistere frequentassi i corsi di danza e balletto. Così questa cosa mi rimase in testa. I miei genitori non mi sforzarono mai per intraprendere questa disciplina, ero molto libero di fare quello che maggiormente desideravo. Però dopo quell'incontro iniziai a pensarci, mentre mia mamma e mio papà si trovavano in tournée in Colombia chiesi a mia nonna di portarmi a sostenere le audizioni per entrare alla scuola di ballo, senza che i miei genitori ne fossero al corrente. Passai l'audizione anche se mi fu detto di mettermi a dieta perché da piccolo ero un po' sovrappeso... Così è cominciato questo amore per l'arte coreutica che nel tempo è andato a crescere sempre più!

Quali sono state le maggiori difficoltà che hai incrociato lungo il tuo cammino formativo?
Partendo dal fatto che non sono particolarmente dotato nel senso che non ho molta flessibilità, non possiedo piedi perfetti ecc. però ho un fisico fortissimo, molto muscoloso, che da sempre mi ha aiutato per i salti e per i virtuosismi... Mancandomi le doti naturali ho dovuto lavorare tantissimo con la testa ed impegnarmi notevolmente per raggiungere i risultati. Nella danza logicamente tutti si devono impegnare però a buon ragione quando uno è meno dotato lo deve fare ancor di più. Necessita usare l'intelligenza, l'attenzione e dedicare moltissimo tempo. Credo che questa sia stata la cosa più difficile nella mia formazione, cercare di far arrivare il mio corpo a dei livelli per i quali non ero dotato.

Da L'Havana, tua città natale come sei arrivato poi in Italia?
Per arrivare in Italia c'è stato un lungo cammino prima. Quando ho terminai la scuola a Cuba chiesi ai miei genitori di aiutarmi perché desideravo continuare la mia carriera fuori da Cuba. Ero molto attratto e mi piaceva tutto ciò che era la danza in Europa. Volevo ballare danza classica ma al contempo avere anche l'opportunità di lavorare con diversi coreografi che conoscevo solamente attraversi i video. La mia prima compagnia è stata quella del "Jeune Ballet de France", una compagnia per ragazzi che avevano appena finito la scuola e che dava loro l'opportunità di trascorrere un anno in questa Junior Company, viaggiando per il mondo, soprattutto in ogni angolo della Francia, ballando tanto e prendendo parte a diversi Gala. Questo aspetto mi è servito molto per finire la mia formazione e anche aggiungere qualcosa in più alla base che già possedevo dalla scuola cubana. Dopo lo "Jeune Ballet de France" ho lavorato al "Bavarian State Ballet" di Monaco in Germania e da lì è cominciata veramente la mia carriera. Sono salito di categoria, ho iniziato ad eseguire i miei primi ruoli, ho ballato il mio primo Don Chisciotte, e tanti altri titoli del grande repertorio classico che poi hanno fatto parte del mio attuale curriculum. In seguito c'è stata una breve stagione al Balletto di Montecarlo, poi ci sono stati due anni a Zurigo e poi finalmente all'Hamburg Ballet... il corpo di ballo di cui sognavo di farne parte visto che avevo avuto già l'opportunità di lavorare con John Neumeier a Monaco di Baviera. Mi piaceva il concetto della compagnia, mi piaceva John come coreografo e soprattutto mi piaceva l'idea di danzare sempre con una tecnica classica però con delle narrazioni più moderne, delle storie assolutamente reali. Amburgo è stata la mia ultima compagnia prima di arrivare in Italia nella trasmissione "Amici di Maria De Filippi". Chiaramente con tutte queste compagnie ho eseguito numerose tournée in Italia. Ho ballato a Genova, Modena, Ferrara e in altre città. Ho ballato talmente in tanti posti che non li ricordo più però ho girato davvero molto il Belpaese prima di diventare un personaggio televisivo. Ricordo anche alcuni Gala organizzati da Daniele Cipriani. Nove anni fa mi sono trasferito in Italia per la trasmissione "Amici", della quale faccio ancora parte, non lasciando però il teatro perché è la mia vita, la mia formazione. Ho sempre mantenuto i rapporti con la Germania, sia con l'Hamburg Ballet e attualmente con il Ballet Kiel dove vengo chiamato in qualità di ospite.

Parlami del tuo ingresso all'Hamburg Ballet, com'è avvenuto?
Non è stato facile perché questa Compagnia ha una propria scuola e solitamente prende i ballerini che vengono formati in quell'istituzione ed entrano poi direttamente nel Corpo di ballo. Ho dovuto aspettare un po' di anni per poter essere libero ed entrare all'Hamburg Ballet, dato che avevo già un contratto di Primo ballerino a Zurigo. Ricordo la telefonata della segretaria di John N. che mi annunciava che si era liberato un posto... ero felicissimo, non ci ho pensato due volte, ho lasciato Zurigo e mi sono subito trasferito ad Amburgo. Appena arrivato ho trovato quello che cercavo da anni, il poter lavorare con un grande coreografo il quale ha arricchito la mia carriera!

Hai danzato in prestigiose realtà come il "Bavarian State Ballet", "Les Ballets de Monte-Carlo", "Zurich Ballet" eccetera. L'emozione in scena è sempre uguale o nel tempo cambia?
Chiaramente cambia perché con gli anni la prospettiva e le attese variano. Adesso non sono lo stesso ragazzino di quando avevo diciotto anni, però la passione e l'amore rimangono inalterati. Quello che mi gratifica della mia carriera è l'aver potuto fare esattamente ciò che desideravo: cambiare, conoscere tante realtà e tutte di grande qualità... sono stato fortunato a far parte di alcune tra le più prestigiose compagnie e ad aver lavorato con grandi maestri del calibro di Jiří Kylián, Hans Van Manen, Mats Ek, John Neumeier ecc. Tutto ciò mi ha portato ad avere un bagaglio di esperienze enorme. La passione per la danza però è sempre rimasta la stessa. Affronto ogni sfida, ogni ruolo con lo stesso entusiasmo e anche se è trascorso del tempo rimane sempre quel fuoco che mi porta ad emozionarmi come fosse la prima volta. Gli anni non passano per niente anche se devo dire che mi sento assolutamente in buona forma e mi godo ogni momento in scena!

Quali sono stati gli insegnamenti più importanti ricevuti al "National Ballet School of Cuba"?
L'insegnamento più importante è la disciplina, la forza, la tenacia per affrontare la quotidianità, per migliorare passo dopo passo. Chiaramente la scuola e la tecnica cubana rimangono aspetti predominanti nella mia carriera!

Un tuo ricordo personale legato alla grande Alicia Alonso?
Di lei conservo questa immagine... io piccolo in compagnia di mamma e papà mentre la incrociamo in un corridoio del teatro e i miei genitori che la salutano e mia mamma che le dice "qui c'è mio figlio"... ricordo le sue mani che mi toccano il viso e lei che esclama: "ah com'è cresciuto!!!" Questo è il ricordo più chiaro che ho della grande Alicia Alonso. Un ricordo sicuramente molto personale e privato!

Quali tra gli insegnamenti ricevuti reputi sia stato più prezioso?
Ringrazio tanto mia mamma e mio padre per avermi educato ad entrare nel "mondo". Ho avuto la fortuna che essendo ballerini sono cresciuto ascoltando i loro preziosi consigli, sapendo che era una professione difficile. Ringrazio i miei genitori per avermi aiutato e supportato senza farmi mai dimenticare quanto sia importante l'umiltà, perché non bisogna mai scordarsi da dove si proviene. Ho avuto tanta fortuna nella mia vita e ho potuto fare una bella carriera cercando di rimanere sempre lo stesso ragazzino! Questo aspetto credo sia fondamentale! C'è tanta gente che a volte scorda di non essere eterno... la vita ha molti alti e bassi e allora l'insegnamento più importante rimane l'umiltà e la dedicazione.

Grande popolarità l'hai acquisita con la trasmissione televisiva "Amici", come ti ha arricchito questo evento mediatico?
Con "Amici" è cambiata la mia vita, è stato un cambiamento anche a livello umano e personale. Non avevo mai fatto prima televisione ed è rimasta comunque l'unica mia esperienza fino ad oggi. Una delle poche o forse l'unica trasmissione in Italia dove veramente si vede quello che è la vera danza. Certamente la trasmissione mi ha dato molta notorietà che cerco di gestire al meglio mantenendomi sempre umile. L'essere diventato così popolare non ha cambiato il mio carattere e non mi ha fatto dimenticare le mie origini e la mia provenienza. Cerco in ogni occasione di mantenere i piedi per terra e di sfruttare al massimo questa notorietà senza però scavalcare nessuno, ragiono in assoluta tranquillità!

Le lezioni in stile cubano per gli uomini penso siano le migliori in quanto richiedono tanta forza e potenza muscolare. Dico bene?
Allora Michele per dirti la verità credo che abbiamo una scuola molto forte per quanto riguarda la danza maschile e senza ombra di dubbio è una delle migliori al mondo, però non sono del parere che la scuola cubana sia in assoluto quella migliore! Ho imparato tanto in quell'istituzione ed è stata fondamentale nella mia formazione però ho dovuto aggiungere numerose altre esperienze per maturare al meglio. Nella scuola cubana forse manca un po' di grazia perché la danza, a mio avviso, non è soltanto salti potenti e pirouette. Esistono tanti altri aspetti tecnici che grazie all'aiuto di nuovi maestri di altre scuole sono riuscito a capire per migliorare!

Qual è il più grande sacrificio che hai sostenuto per coltivare il "sogno della danza"?
La danza è una carriera molto dura, fatta di sacrifici anche se per me sono stati belli da fare perché poi ti ritrovi con mille soddisfazioni. La cosa più difficile è stata allontanarmi dalla mia famiglia anche se oggi ho la possibilità di vederli molto spesso, però a diciotto anni, appena terminata la scuola sono andato via dal mio Paese e ho dovuto cavarmela da solo. Sicuramente è stato il momento più difficile, perciò ritengo che il sacrificio maggiore sia proprio lo stare lontano da chi ami!

Ti ricordi la prima volta che sei entrato in scena sia da allievo sia da professionista?
Credo che la prima volta in qualità di allievo sia stata quando avevo dieci anni, era il mio primo anno a scuola di danza... ricordo che alla fine dell'anno si faceva un concorso coreografico dove noi allievi creavamo delle coreografie per poi presentarle davanti ad una giuria... Ricordo che insieme ai miei compagni di corso avevamo creato una coreografia che si chiamava "Clio"... ci siamo divertiti tantissimo, è stato davvero un bel momento. Come professionista ho ballato nei primi spettacoli con lo "Jeune Ballet de France", portavamo in scena dei dei passi a due. Un momento speciale è stata la prima volta che ho danzato al "Bavarian State Ballet" nel "Romeo e Giulietta", avevo soltanto diciannove anni, prendevo parte al corpo di ballo e praticamente nella scena (era la versione di John Cranko) in cui Romeo ammazza Tebaldo ero lì sul palco con quella splendida musica potente, c'era la madre Capuleti che scendeva, si strappava i capelli ed io in quel momento mi sono detto "Amilcar sei nel posto giusto". Era tutto ciò che avevo sempre sognato, far parte di una grande compagnia. Stavo iniziando la mia carriera in Europa, ricordo molto bene quel momento perché mentre ero in scena mi è venuta la pelle d'oca o meglio di gallina come diciamo noi a Cuba!!!

Nella tua carriera, il ruolo che hai interpretato con maggiore entusiasmo?
La cosa più bella del ballerino è che abbiamo l'opportunità di eseguire numerosi ruoli diversi, di giocare con molti personaggi differenti tra loro. Però penso che un ruolo che ha veramente segnato la mia carriera è quello di Otello creato da John Neumeier. Un balletto in cui fuoriesce tutto il mio essere, tutta la mia forza fisica ma anche mentale. È assai complesso ed è proprio per questo motivo che diventa poi una grande soddisfazione ogni volta che lo danzo.

Tentiamo di spiegare ai nostri lettori, dal tuo punto di vista, le sensazioni ed emozioni che si provano in palcoscenico e al momento degli applausi?
Il palcoscenico è una scatola ricca di sorprese perché ogni ogni volta che ti ritrovi in scena le sensazioni sono sempre differenti. La cosa più bella dell'essere artista è che ogni giorno sei in un teatro diverso, balli con un'orchestra differente, anche se hai lo stesso costume e danzi lo stesso titolo tutto appare comunque diverso. Questo è l'aspetto più entusiasmante del palcoscenico... ogni sera è un qualcosa di nuovo, di spontaneo e poi l'applauso ritengo sia il momento più sublime che un artista possa ricevere dopo essersi impegnato tanto, nelle prove e in sala danza! È proprio il regalo che ti fa il pubblico dopo lo spettacolo che apprezzo maggiormente, soprattutto se hai uno spettacolo difficile da eseguire e all'inizio sei pervaso dall'ansia mentre al termine riesci a rilassarti godendoti l'entusiasmo e l'approvazione degli spettatori. Certo non sempre si è felici allo stesso modo, tutto dipende dalla singola prestazione... Gli applausi per me rappresentano un momento di assoluta tranquillità e pace.

Nel ruolo di docente cosa ti affascina di più nel passare la tua esperienza ai giovani allievi e futuri danzatori del domani?
Mi piace molto insegnare e sono assai gratificato nel dare lezione. Ringrazio sentitamente il balletto in cui mi trovo ora al "Theater Kiel" perché il direttore mi permette di continuare a ballare ma allo stesso tempo di fare docenza alla compagnia. Sono cresciuto in una famiglia di ballerini e anche i miei genitori oggi sono insegnanti alla scuola dell'Opera di Roma, perciò credo di averla nel sangue questa professione, questa voglia di dare ai giovani allievi la mia esperienza maturata negli anni e credo proprio di cavarmela bene!

Michele Olivieri

Ultima modifica il Domenica, 22 Aprile 2018 12:34

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