venerdì, 29 marzo, 2024
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INTERVISTA a MARIO PIAZZA - di Michele Olivieri

Mario Piazza Mario Piazza

Mario Piazza è nato a Montreal (Canada). Sin da piccolo è stato educato verso tutte le forme d'arte, a diciannove anni si avvicina alla danza classica e successivamente inizia un lungo percorso di specializzazione in danza contemporanea: a New York, entrando nella scuola di "Alvin Ailey School" e "Martha Graham School", mentre a Parigi prende lezioni da Peter Goos e Carolyn Carlson. In Italia studia con Susanna Egri e Sara Acquarone. Danza in compagnie italiane e internazionali, fra cui i "Momix" di Moses Pendleton e la "Lindsay Kemp Company" diretta da Lindsay Kemp e per la Compagnia di Enzo Cosimi. Il suo percorso coreografico ha inizio con un lavoro legato alla danza contemporanea, al teatro, alla multimedialità, e alle arti figurative. Crea diverse coreografie, tra cui "Tempus fugit", "Traviata", "A Selene", "Baby Doll", "Batmos". Per il Corpo di Ballo del Teatro dell'Opera di Sofia crea "Ghetto" su musiche Klezmer e di Goran Bregovic e viene ricompensato dalla "European Association for Jewish Culture di Londra" con un premio per le Performing Arts. Ha collaborato in qualità di coreografo per spettacoli di prosa con i registi Antonio Calenda, Lisa Natoli, Giancarlo Sepe, Marco Gagliardo, Enrico Job, Gustav Kuhn, Frederic Strachon, Lisi Natoli, Diego Ronsisvalle, Beppe Menegatti, Patricia Adkins Chiti. Il Maestro Mario Piazza ha coreografato per la "Manhattan School of Music" di New York, Teatro dell'Opera di Varsavia, Sofia Opera House, Macerata Opera Sferisterio, Teatro San Carlo di Napoli, Teatro del Maggio Firenze, Schlosser Theater Vienna. Coreografo in residenza presso il Ballets de France, Teatro dell'Opera di Roma, Teatri d'Europa, Dubai, Canada, USA, Germania, Sud America. Riceve numerosi riconoscimenti fra i quali il "Prix Volinine" al Concorso Coreografico Internazionale di Parigi, il premio Gino Tani per la danza contemporanea al Teatro dell'Opera di Roma, il premio Buona Fortuna della Rai. A questi si aggiunge nel 2009 una nomina per "chiara fama alla coreografia" da parte dell'Unione Nazionale Artisti e Scrittori e il Premio Guido Lauri per la danza nel 2011. Nel 1993, insieme a Ludovic Party, fonda la Compagnia Mario Piazza e presenta lavori di teatro-danza come "Claustrum", "Beatitudinis", "Kaffe-kantate" e "Charlie danza Charlot". Per il cinema realizza le coreografie di "Isabella Morra" regia di Marta Bifano e "Le grandi dame di Casa d'Este" regia di Diego Ronsisvalle. Produce le coreografie di "Ulisse in Campania" di Maria Teresa Agnesi Pinottini per le celebrazioni Mozartiane a Vienna in programma al Teatro del Castello di Schönbrunn. Dal 1995 al 1998 è membro della giuria del "Prix Volinine" di Parigi. Dal 2000 al 2002 lavora con il Direttore del Ballo Micha Van Hoecke ed è coreografo ospite al Teatro Massimo di Palermo. Realizza per il "Balletto di Roma" una nuova e personale versione dello "Schiaccianoci" di Čajkovskij tuttora nel repertorio della compagnia. È Direttore Artistico del Festival di Danza Contemporanea 2011 al Parco del Ninfeo a Roma. Al Teatro Filarmonico di Verona debutta nel 2010 curando la regia e la coreografia dell'"Opera da tre soldi". Mario Piazza ha tenuto stage di danza contemporanea, corsi di perfezionamento e Laboratori Coreografici in Teatri e Accademie tra cui l'Atelier de l'Envol a Parigi, Lindsay Kemp Company, L'Ensemble di M. Van Hoecke, Teatro Massimo di Palermo, Théatre Casino di Biarritz, Teatro Verdi di Pisa, Accademia Nazionale di Danza di Roma, Teatro Laterna Magika di Praga, Accademia delle Arti e Mestieri Teatro alla Scala di Milano, Compagnie Aliastra di Strasbourg (Répétiteur), Théatre Le Vesinet di Parigi, Atelier Laboratorio Coreografico ("Le sette età dell'uomo", Accademia Nazionale Danza), Teatro Verdi di Salerno, Compagnia Corona's Work a New York Manhattan, Belgrad Dance Festival, Licei in Danza. Dal 2015 insegna Composizione all'Accademia Nazionale Danza di Roma. Altri riconoscimenti ricevuti: Borsa di studio per danza contemporanea e coreografia del Dipartimento di Danza di Stato a Tel Aviv e Gerusalemme, Premio Singolari di Danza al Teatro Spazio Zero di Roma, Premio Atelier per la coreografia concorso Città di Cagliari, Premio per la coreografia Prix Volinine a Parigi, Premio Aurell Milloss. Inoltre è stato invitato dall'Unesco di Parigi in qualità di relatore sul tema "Coreografo: diritto all'esistenza, diritto alla differenza". Invitato in Vaticano alla manifestazione "il Papa incontra i Giovani" in Piazza San Pietro, alla presenza del Pontefice Giovanni Paolo II, per una Coreografia arricchita da quaranta danzatori della Scuola dell'Opera di Roma e dall'étoile internazionale Carla Fracci. Nel 2018 il Maestro Mario Piazza viene insignito della prestigiosa nomina a Cavaliere "Ordine al Merito della Repubblica Italiana", conferito dal Presidente Sergio Mattarella.

Carissimo Mario, come hai scoperto la danza e qual è stato il tuo primo approccio con questa nobile arte?
Sono cresciuto in Canada in un ambiente creativo. I miei genitori ascoltavano musica lirica e leggera italiana (nostalgici). Mia madre avrebbe dovuto continuare la sua carriera di cantante ma le ristrettezze economiche non le hanno permesso di proseguire. Ho scoperto la danza in seguito agli studi di canto lirico e dopo aver praticato pattinaggio. Alle prime lezioni di danza classica, contemporanea e afro ho deciso che quella sarebbe stata la mia vita. Ero stimolato alla danza anche dai miei genitori che praticavano i balli di sala e che tuttora conosco bene.

La nomina a Cavaliere quando è arrivata e quali emozioni conservi della giornata d'investitura?
La nomina di Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana mi è stata conferita nel 2018 dal Presidente della Repubblica Mattarella per il mio lavoro nella danza. Appena mi è arrivata tale comunicazione mi sono sentito emozionato e onorato per il riconoscimento e per il suo alto significato.

Ricordi il tuo primo spettacolo da ballerino professionista?
Il mio primo spettacolo risale all'età di tredici anni, quando i miei genitori mi portavano ad esibirmi in tutte le manifestazioni canore del momento... con un look impossibile: pantaloni neopanterati e magliettina di pelle finta!

Mentre quello per l'addio alle scene quando è avvenuto e come?
Il mio addio alle scene simbolicamente drammatico è stato con la Compagnia che dirigevo con Ludovic Party nello spettacolo "Charlie danza Charlot" lasciandomi una traccia nel cuore. Tra difficoltà e gioie, la vita di un artista sublimata in tal modo.

Un tuo pensiero sulla tecnica Limón, per chi non la conoscesse?
La tecnica Limón ha profondamente rivoluzionato la danza e le tecniche di movimento corporeo. Credo sia una tecnica da conoscere come tutte quelle che anticipano la danza contemporanea e la postmodern dance. Senza conoscenza non può esserci essenza e innovazione.

Che esperienza è stata quella a New York, presso la Alvin Ailey School? Mentre alla Martha Graham School?
Nel periodo di formazione alla "Alvin Ailey School" e alla "Martha Graham School" ho studiato tutto il giorno, non concedendomi alcun svago (anche perché non avevo risorse) ritenendo di dovermi focalizzare solo sull'apprendimento. Un periodo meraviglioso ma difficile e faticoso, avevo delle borse di studio, ma dovevo mantenermi vitto e alloggio e così la sera al rientro mi occupavo delle pulizie della casa e di preparare i pasti per la Signora che mi ospitava. Ho ben appreso tecniche moderne e contemporanee che mi hanno permesso di sviluppare ed evolvere il mio lavoro coreografico.

Su cosa si basa la tua estetica creativa?
La mia estetica coreografica è quella di creare espressione, l'interazione di vari elementi: fisicità, ripetizione, ritmi interni, messa a fuoco, immobilità, velocità, silenzio, intenzione di movimento.

Da cosa parte la tua visione contemporanea?
Nella mia visione della creazione contemporanea cerco di demolire le barriere che possono limitare l'espressione della propria emotività o l'essenza del tema trattato.

Da cosa parti durante una tua creazione?
Quando creo un nuovo pezzo, lavoro su una solida struttura in cui i ballerini possano esprimere il loro talento e le loro capacità cercando di utilizzare la ricchezza del loro diverso background per esplorarne le infinite possibilità espressive ed accentuarne l'individualità.

Come si evolve il tuo processo creativo nelle varie fasi?
Nel processo creativo e nelle prove mi concentro sul tema della coreografia mediante un lavoro di sviluppo coreografico, improvvisazione e tecnica, dando indicazioni alquanto varie e precise in merito al linguaggio, lo stile, su una solida struttura metodologica compositiva.

La ricerca in sala prove come si delinea nel tuo metodo?
Il lavoro con i danzatori tende alla ricerca di un'esperienza viscerale unica, cercando di superare i limiti tra le varie espressioni artistiche alla ricerca di un linguaggio coreutico universale.

Qual è l'aspetto che prediligi principalmente?
Da un punto di vista tecnico, cerco il superamento di ogni sicurezza, amo il rischio, sono alla ricerca di schemi fuori centro e tendo piuttosto all'instabilità più che alla sicurezza e al movimento danzato cauto, approfondendo l'immensità e il significato dello studio del vuoto.

Il dizionario del tuo estro coreografico da che linguaggio prende avvio?
Nelle mie creazioni i linguaggi sono approfonditi ma non etichettabili, consapevoli ma non codificati. La drammaturgia può talvolta esistere o essere completamente dimenticata. Il danzatore è un essere divino, tempio di conoscenza, vita e morte.

I momenti più importanti durante la tua formazione tersicorea?
Nel mio percorso formativo ho avuto modo di ricevere solide basi tecniche studiando in Italia tecnica classica e contemporanea con Susanna Egri e Sara Acquarone, esibendomi anche al Teatro Regio di Torino. Poi ho proseguito negli Stati Uniti all'Alvin Ailey School e alla Martha Graham School e da qui ho iniziato a danzare in teatri e compagnie, teatri d'opera, compagnie sperimentali e grandi compagnie per continuare con i "Momix" e la "Lindsay Kemp Company". Naturalmente ricordo con gioia i miei esordi mentre ancora danzavo nella "Lindsay Kemp Company" in coreografie che ho presentato in vari Concorsi nazionali ed internazionali e che per fortuna mi hanno premiato, spronandomi a continuare!

Come hai iniziato la professione di coreografo?
Ho iniziato questo mio percorso confrontandomi subito con importanti produzioni in Enti Lirici e grandi Compagnie, iniziando a coreografare per danzatori di varia formazione ed estrazione.

Quanto devi alla tua curiosità artistica per i meriti acquisiti oggi?
La mia curiosità mi ha portato ad esplorare in continuazione modi, tempi, tecnologie, stili nuovi e classici partendo già da una costruttiva formazione sul canto lirico.

Quanto devi ai tuoi genitori?
A loro devo tutto, i miei genitori dopo la seconda guerra mondiale sono emigrati in Canada alla ricerca di fortuna e per poter allontanare lo spettro delle persecuzioni razziali e il ricordo dell'Olocausto. Sono cresciuto in un ambiente multiculturale e sempre stimolato alle arti, al canto, alla bellezza, alla pittura e in questo clima ho proseguito la mia formazione sino agli studi di Psicologia, mai terminati per i troppi impegni in qualità di danzatore.

Quali sono stati gli incontri artistici che ti hanno arricchito maggiormente?
Nel corso della mia vita artistica ho avuto incontri artistici meravigliosi, grandi personalità della danza che mi hanno impreziosito e che mi hanno stimolato a ricercare e crescere notevolmente e sempre più, continuando la mia incessante, infinita ricerca coreografica.

Un tuo pensiero per Ludovic Party?
Collaboro da tempo con il Maître de ballet Ludovic Party, che si è occupato di gran parte delle mie produzioni, e che è Maître e Repetiteur ospite in numerosi Teatri e Compagnie internazionali; la sua competenza nella danza contemporanea e nella danza classica ne hanno fatto crescere la mia assoluta stima.

Che tipo di coreografo ti definisci?
Ho voluto sempre essere un coreografo freelance per poter essere libero di creare e scegliere, lavorando per il cinema, compagnie, enti lirici. Sono stato per quattro anni coreografo ospite al "Ballets de France" sino ad ora con 170 repliche in Europa e USA, a New York ho creato la regia e la coreografia di uno spettacolo ispirato al "Don Chisciotte" da Cervantes al Manhattan M.A.S.; per l'Arena di Verona ho creato regia, scene, costumi, coreografia del "Pulcinella" e del "Mandarino Meraviglioso"; ho creato per il Balletto di Roma il mio "Schiaccianoci" che ha replicato con 500.000 spettatori per dieci anni... continuo il mio errare alla ricerca della massima libertà creativa.

Un tuo pensiero per il grande e insostituibile Maestro Lindsay Kemp?
Lindsay ha lasciato un vuoto incolmabile nel teatro internazionale. Ho danzato con la "Lindsay Kemp Company" interpretando ruoli in una dimensione fantastica supportata da un clima creativo, vulcanico e onirico.

Un tuo ricordo artistico al fianco di Lindsay?
Ho chiesto una volta a Lindsay di creare i costumi e le scenografie di una mia coreografia per il MaggioDanza, diretto da E. Poliakov dal titolo "A Selene", e lui ha accettato immediatamente creando dei costumi ispirati al periodo rosa e blu di Pablo Picasso. Si è instaurata così una magia che ha continuato a perpetuarsi per tutto quel magnifico periodo dell'allestimento. Con Lindsay Kemp ho anche realizzato un video per la televisone dal titolo "Drawing and Dancing" in cui Lindsay parlava della grande connessione che esiste tra movimento e segno, della purezza del gesto, del suo significato parimenti al segno pittorico, in quell'occasione io dovevo essere una sorta di tavolozza vivente su cui Lindsay disegnava e dipingeva le sue emozioni.

A Lindsay ti lega anche un prezioso e ormai introvabile libro?
Esatto, Lindsay ha anche scritto un libricino per "Drawing and dancing" in cui parla di questo argomento ed espone gran parte dei bozzetti che ha realizzato per la mia creazione "A Selene". Il libro "Drawing and dancing" fu stampato ed edito attorno al 1990.

Come condensare il ricordo della collaborazione artistica con Lindsay?
È stato un rapporto creativo, magico, emozionante e culturalmente ricchissimo. Al suo funerale a Roma al cimitero Acattolico ci siamo tutti stretti attorno a lui dandogli l'ultimo saluto e tributandogli un ultimo commosso e grato applauso.

Per chiudere, gentile Mario, un tuo pensiero per affrescare al meglio l'essenza dell'arte coreutica?
La danza è un'arte particolarmente adatta a performare la comune realtà e ad evocarne un'altra metafisica e ultrasensibile.

Michele Olivieri

Ultima modifica il Mercoledì, 03 Ottobre 2018 13:17

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